Un nuovo farmaco sta cambiando radicalmente il panorama della cura dell’emicrania: ubrogepant, appartenente alla classe dei gepanti, ha dimostrato di fermare il mal di testa e i sintomi debilitanti della malattia se assunto precocemente, durante la fase prodromica di un attacco. Questo rappresenta una svolta significativa nella gestione dell’emicrania, offrendo nuove speranze a milioni di persone che ne soffrono in tutto il mondo.
L’emicrania: forme e sintomi
L’emicrania è una condizione comune che colpisce circa il 14% della popolazione globale, con una maggiore incidenza tra i 40 e i 50 anni e soprattutto tra le donne. Si distingue principalmente in due forme: l’emicrania senza aura, caratterizzata da mal di testa ricorrenti, e l’emicrania con aura, che è meno comune ma spesso più debilitante. Quest’ultima forma è preceduta da sintomi neurologici come disturbi visivi (ad esempio lampi o scotomi scintillanti), formicolio agli arti o difficoltà nel parlare.
Per alcuni pazienti, l’emicrania è preceduta da una fase prodromica, durante la quale compaiono sintomi come ipersensibilità ai suoni e alla luce, stanchezza, rigidità del collo, vertigini e malessere generale. Riconoscere questi segnali può essere cruciale, poiché rappresentano una finestra terapeutica durante la quale un trattamento tempestivo potrebbe prevenire l’insorgenza di un attacco completo. È in questo contesto che entrano in gioco i gepanti, come l’ubrogepant, che si sono dimostrati efficaci non solo nel ridurre il dolore, ma anche nell’interrompere i meccanismi neurologici che innescano l’emicrania.
Ubrogepant: un cambio di paradigma nel trattamento dell’emicrania
Tradizionalmente, il trattamento dell’emicrania si basa su due approcci: la prevenzione e il trattamento delle fasi acute. I farmaci preventivi, come gli anticorpi monoclonali, riducono la frequenza e l’intensità degli attacchi, mentre i trattamenti acuti, come i triptani, mirano a ridurre l’intensità del dolore e degli altri sintomi quando l’emicrania è già in corso. Tuttavia, i gepanti rappresentano una novità significativa, offrendo un’alternativa per gestire sia la prevenzione che l’acuzie.
“In questo panorama, i gepanti sono una novità relativamente recente“, spiega Fabrizio Vernieri, membro della Società Italiana di Neurologia e responsabile del centro cefalee del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. “Si tratta di farmaci che agiscono su una molecola coinvolta nell’infiammazione neurologica che sostiene l’emicrania. Ne esistono tre, di cui due, rimegepant e atogepant, approvati anche in Italia. Sono molto interessanti perché si stanno dimostrando efficaci sia per la prevenzione che per il trattamento dell’emicrania acuta, e sono estremamente ben tollerati dai pazienti. E queste loro caratteristiche aprono le porte a nuove strategie terapeutiche di attacco combinato, con un unico farmaco“.
I risultati promettenti dello studio su ubrogepant
Un recente studio pubblicato su Neurology ha valutato l’efficacia di un trattamento precoce con ubrogepant, coinvolgendo 518 pazienti emicranici in grado di riconoscere i sintomi prodromici di un attacco in almeno il 75% dei casi. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto ubrogepant durante la fase prodromica del primo attacco e un placebo nel secondo, mentre l’altro gruppo ha seguito l’ordine inverso.
I risultati sono stati incoraggianti. Il 68% dei pazienti che ha assunto ubrogepant ha riferito che l’emicrania aveva limitato poco o per nulla le loro attività quotidiane nelle 24 ore successive, rispetto al 48% di quelli che avevano assunto il placebo. Inoltre, a due ore dall’assunzione del farmaco, i pazienti trattati con ubrogepant avevano il 73% di probabilità in più di non essere stati debilitati dall’emicrania rispetto a quelli che avevano ricevuto il placebo.
Questi dati confermano l’efficacia di ubrogepant nel bloccare l’insorgenza dell’emicrania prima che i sintomi si manifestino in pieno, offrendo una nuova promettente strategia terapeutica. “I gepanti potrebbero presto modificare la strategia di cura dell’emicrania, permettendo ai pazienti che riescono a prevedere l’arrivo di un attacco di evitare il ricorso a terapie di prevenzione e farmaci per le crisi acute, e di utilizzare invece un unico farmaco, solo quando c’è bisogno, che blocca sul nascere l’attacco di emicrania”, conclude Vernieri.