Nelle ultime ore, la zona dei Campi Flegrei è stata interessata da due scosse sismiche, rilevate dai sismografi dell’Osservatorio Vesuviano/INGV di Napoli. La prima scossa, con magnitudo 2.3, è stata registrata venerdì 11 ottobre alle 20:53, con epicentro nella zona della Solfatara e una profondità di 2,4 km. Il secondo evento sismico, di magnitudo 2.5, si è verificato alle 6:54 di questa mattina nel golfo di Pozzuoli, con epicentro in mare e a una profondità di 3,4 km. In entrambi i casi, è possibile che le scosse siano state accompagnate da un forte boato percepito dalla popolazione residente lungo la costa. Secondo l’ultimo bollettino dell’Osservatorio Vesuviano, nel mese di settembre 2024, nell’area dei Campi Flegrei sono stati registrati 160 terremoti.
Di questi, la magnitudo massima rilevata è stata di 1.9, con un margine di errore di ±0.3. La maggior parte dei terremoti, il 93%, ha avuto una magnitudo inferiore a 1.0 o non è stata determinabile a causa dell’ampiezza limitata dei segnali sismici, difficili da distinguere dal rumore di fondo. Solo il 7% degli eventi ha avuto una magnitudo compresa tra 1.0 e 1.9.
Complessivamente, sono stati localizzati 114 terremoti, circa il 71% del totale, concentrati prevalentemente nelle aree di Pozzuoli, Agnano, Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e nel Golfo di Pozzuoli, con profondità che non hanno superato i 4 km.
Un altro dato rilevante riguarda il sollevamento del suolo nell’area. Da aprile a luglio 2024, la velocità media di sollevamento registrata alla stazione GNSS di Rione Terra è stata di circa 20 mm al mese, con una riduzione del ritmo a circa 10 mm al mese da agosto. Il sollevamento totale registrato dal 2005 ammonta a circa 133.5 cm, di cui 15.5 cm solo nel 2024.
I parametri geochimici indicano una continua attività del sistema idrotermale, con un elevato flusso di CO₂ dal suolo, stimato in circa 5000 tonnellate al giorno nella zona della Solfatara, valori paragonabili a quelli dei vulcani con degassamento persistente. Le temperature superficiali nelle aree di Pisciarelli e Solfatara restano stabili, a conferma di un’attività vulcanica monitorata costantemente.