Alluvione Bologna, come sono cambiate le piogge sul bacino del Ravone e il ruolo del clima

L'esperto: "dal 1961 al 2022 la media della cumulate massime annue è intorno a 55mm, fuori scala dal 2023"
MeteoWeb

L’Emilia Romagna fa i conti con la quarta alluvione in un anno e mezzo, qualcosa che lascia anche gli esperti del settore senza parole per le eccezionali piogge che stanno cadendo sulla regione, sempre sulle stesse aree. In un post pubblicato su Facebook, Fausto Tomei, di Arpa Emilia Romagna, fornisce i dati storici per fare un confronto con il presente in riferimento al bacino del Ravone, responsabile dell’alluvione delle scorse ore a Bologna.

Tomei posta la figura delle “piogge massime giornaliere, dal 1961 ad oggi, interpolate sulla cella meteo su cui ricade la maggior parte del bacino del Ravone (nelle colline subito sopra Bologna), prese dalla griglia di analisi climatica regionale ERACLITO. Dal 1961 al 2022 si nota una significativa stabilità: la media della cumulate massime annue è intorno a 55mm, con un picco di 92mm nel 2005”, scrive Tomei.

Poi andiamo improvvisamente fuori scala: nel 2023, a maggio, cadono 118mm in un giorno. E nel 2024 saltiamo a 137mm, il 19 ottobre. E questi sono dati interpolati, su 24 ore. Se facessimo analisi sui dati delle singole stazioni, o sull’intensità oraria, vedremmo valori e differenze ancora maggiori, ma queste richiedono più tempo per essere calcolate. La stazione di Paderno, a monte del bacino del Ravone, ieri ha registrato più di 80mm in sole tre ore (quelle che hanno fatto esplodere il torrente)”, sottolinea l’esperto.

Le temperature oceaniche

Maggio del 2023 è il periodo in cui le temperature degli oceani sul pianeta iniziarono a segnare un gap di alcuni decimi di grado con le temperature precedenti (che equivalgono a una quantità spaventosa di energia). Un divario che da allora si è leggermente ridotto, ma mai colmato. Come scrissi allora: siamo entrati in un nuovo stato energetico del pianeta, prodotto dalle nostre emissioni climalteranti, che ancora non conosciamo. Ma ora lo cominciamo a conoscere, almeno per il nostro territorio: piogge devastanti, che i nostri torrenti non sono in grado di contenere”, afferma Tomei.

“Non esistono soluzioni semplici a un problema così enorme. Se qualcuno ve le prospetta, vi prende in giro o ignora la realtà. Fiumi e torrenti vanno tutti allargati, ma questo comporta un serio lavoro di pianificazione e di collaborazione, con chi ci abita sopra o intorno. E dobbiamo tagliare le nostre emissioni, a un ritmo di almeno il 3% anno (ora siamo sotto all’1%). Questo non ci riporterà indietro nel tempo, no. Ma lo dobbiamo alle prossime generazioni, se ci frega di lasciargli un pianeta vivibile”, conclude Tomei.

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