Il dramma che ha colpito la Spagna a causa dell’alluvione continua a far paura. L’ultimo aggiornamento ufficiale ha confermato almeno 158 morti, ma il governo segnala che sono ancora “decine e decine” i dispersi. Questa catastrofe ha raggiunto proporzioni che richiamano alla mente i momenti più dolorosi della recente storia spagnola, come l’attentato terroristico di Atocha del 2004, che causò 193 vittime.
Nel fango e nella desolazione che avvolgono migliaia di abitanti delle località colpite, in particolare a Valencia e nelle province circostanti, al dolore per la perdita si aggiunge lo sconforto per il futuro. “Ci vorranno anni“, è il sentimento condiviso da molti. L’emergenza, infatti, sembra ancora lontana dalla fine.
Durante una visita a L’Eliana (Valencia), il premier Pedro Sánchez ha avvertito: “Dico ai cittadini della zona che la Dana continuerà, non è finita, quindi bisogna stare attenti“. Il premier ha sottolineato l’importanza di seguire le indicazioni delle autorità, esortando la popolazione a rimanere a casa in vista del ponte festivo imminente. “Chiedo a tutti di seguire le indicazioni delle autorità. Siamo alla vigilia di un ponte festivo, ma vi invito a stare a casa“, ha aggiunto mentre in più punti della Spagna, in particolare nel sud-ovest e nel nord-est, rimangono attive allerte meteorologiche.
Le immagini di case allagate, strade interrotte e scuole chiuse sono diventate la triste realtà in molte aree, specialmente nelle province di Castellón e Cadice. Tuttavia, l’hinterland di Valencia rimane l’epicentro della tragedia, con la città parzialmente isolata e i treni fermi per almeno 15 giorni a causa dei danni alla rete stradale, mentre l’aeroporto continua a funzionare.
Le zone più colpite hanno visto un numero crescente di vittime: almeno 45 a Paiporta, di cui sei ospiti di una casa di riposo, e altre 13 tra La Torre e Castellar. La situazione è ancora incerta a Sedaví, dove si teme che il numero di decessi sia elevato. “Qui non sono ancora venuti a recuperare i cadaveri“, ha commentato un abitante di Sedaví. Molti corpi vengono trasferiti al Palazzo di Giustizia di Valencia, dove è stata allestita una camera mortuaria provvisoria.
La ricerca dei dispersi continua senza sosta, “casa per casa“, con oltre mille soldati impegnati nelle operazioni di soccorso. “Il nostro impegno, per terra, mare e aria, con tutti i mezzi e per tutto il tempo necessario, è volto a ritrovare le persone scomparse“, ha dichiarato Sánchez. Anche il re Felipe VI, da Madrid, ha espresso la sua gratitudine per la solidarietà internazionale e per le azioni “in alcuni casi sicuramente eroiche” dei cittadini che si sono mobilitati per aiutare.
Il Papa ha voluto manifestare la sua “vicinanza alla gente di Valencia” in questo momento di grande difficoltà. Tra le priorità nelle prossime ore c’è la distribuzione di beni di prima necessità nelle aree più colpite, molte delle quali sono rimaste senza luce e acqua potabile. Il governatore valenziano, Carlos Mazón, ha chiesto l’intervento dell’esercito anche per garantire tali necessità.
Purtroppo, nonostante la gravità della situazione, non tutti i comportamenti sono stati esemplari. Nei giorni successivi all’alluvione, la polizia ha arrestato almeno 39 persone accusate di saccheggio, prendendo di mira in particolare negozi specializzati nella vendita di computer, cellulari e profumi di marca.
Le polemiche politiche non si placano riguardo alla gestione dell’emergenza, con dubbi sulla tempestività delle autorità regionali. Tuttavia, oggi Sánchez e Mazón hanno cercato di trasmettere un’immagine di unità. Le conseguenze dell’alluvione hanno già colpito anche il mondo dello sport, con il rinvio degli incontri di Liga Villarreal-Rayo Vallecano e Valencia-Real Madrid previsti per sabato.