Archeologia: scoperta eccezionale a Bolsena, rinvenuta area sepolcrale del VIII-VI secolo a.C.

Di particolare interesse sono alcune sepolture situate in un'area "delimitata e protetta in antico da un recinto litico parzialmente conservato"
MeteoWeb

Un’importante scoperta è emersa nel sito archeologico di Bisenzio, nei pressi di Capodimonte (Viterbo), sul Lago di Bolsena. Grazie a The Bisenzio Project, un progetto internazionale e transdisciplinare diretto da Andrea Babbi, ricercatore dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ispc), è stata rinvenuta un’area sepolcrale che, sorprendentemente, è sfuggita al “deleterio e deprecabile saccheggio degli scavatori clandestini.”

Il progetto, attivo sin dal 2015 grazie al sostegno economico della Fritz Thyssen Stiftung, ha consentito di tratteggiare un quadro interpretativo nuovo del sito archeologico, corrispondente al Monte Bisenzio, situato sulla sponda sud-occidentale del Lago di Bolsena, il più grande lago vulcanico d’Europa. I risultati delle ricerche condotte negli ultimi anni indicano che la comunità di Bisenzio, contrariamente a quanto precedentemente ipotizzato, fosse “un centro aristocratico molto dinamico” già in epoca orientalizzante e arcaica, ossia tra il VII e il VI secolo a.C.

La recente campagna di ricerche sul campo, conclusasi nel 2024, ha portato alla luce un’area sepolcrale intatta. L’accurato scavo stratigrafico, aperto al pubblico lo scorso 30 agosto in occasione dell’open day e della proiezione del film La Chimera di Alice Rohrwacher, ha rivelato la presenza di sepolcri databili tra il VII e il VI secolo a.C.

Di particolare interesse sono alcune sepolture situate in un’area “delimitata e protetta in antico da un recinto litico parzialmente conservato“, che, con ogni probabilità, apparteneva a un nucleo familiare. Le tombe, parzialmente sovrapposte, sembrano testimoniare un forte legame parentale tra i defunti. La sepoltura più antica presenta un imponente sarcofago in tufo, sigillato, con un corredo funerario che dimostra la “pietas dei familiari del defunto.”

Grazie alle eccezionali condizioni di conservazione, il sarcofago ha restituito uno scheletro “completamente conservato, caso più unico che raro.” Le analisi osteoarcheologiche, isotopiche e archeogenomiche già programmate dal team del Bisenzio Project permetteranno di ricostruire la microstoria dell’individuo, che potrebbe essere stato “uno dei personaggi eminenti cui imputare la pianificazione e realizzazione di alcune delle imponenti infrastrutture” recentemente scoperte, risalenti al periodo di massimo splendore della comunità di Bisenzio.

Le scoperte continuano a dare nuova luce a un passato che, fino ad oggi, era rimasto per lo più nascosto.

Condividi