Alluvioni, uragani, eventi meteorologici estremi sempre più frequenti che hanno un impatto sulla salute rilevante. E non solo nell’immediato per i traumi e la perdita di vite umane causate dalla violenza della natura che travolge auto e abitazioni, abbatte alberi e pali della luce, allaga strade e case. A fare il punto sui rischi a lungo termine delle alluvioni è la rubrica ‘Dottore, ma è vero che..?‘ della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). “Le conseguenze per la salute di un anomalo accumulo di acqua proveniente da piogge abbondanti, crolli di dighe, esondazioni di laghi e fiumi, possono prolungarsi a medio e lungo termine, attraverso la diffusione di malattie infettive, la liberazione di sostanze tossiche, la perdita di beni materiali e immateriali che determinano“, viene spiegato.
Uno degli effetti più noti delle alluvioni, si ricorda, “è la contaminazione delle acque da parte di materiale proveniente dalla rete fognaria“. I germi “possono contaminare le ferite, preesistenti o causate dai traumi legati all’evento”.
Contaminazioni e insetti
C’è poi il possibile effetto sulle coltivazioni. Qualche anno fa l’Istituto superiore di sanità identificò un’epidemia di epatite A causata da frutti di bosco surgelati e consumati crudi, provenienti da un terreno dell’Est Europa contaminato da acque di scarico dopo un’alluvione. Quando poi le acque tardano a ritirarsi, i rischi aumentano per la “maggior riproduzione di insetti, in particolare le zanzare, che possono portare virus come quello della Dengue. In certe zone possono avvicinarsi più facilmente alla popolazione animali come i roditori, che potrebbero essere vettori di altre malattie”.
Sia in campagna sia in città, infine, nelle acque “possono facilmente trovarsi anche sostanze chimiche tossiche, come la benzina o l’olio delle auto travolte, metalli pesanti, piombo, arsenico, vernici, pesticidi, diserbanti, detergenti. Alcune di queste sostanze possono prendere fuoco o avere un effetto corrosivo sulla pelle, l’inalazione di gas irritanti può danneggiare le vie aeree, la loro ingestione con acqua o alimenti contaminati può provocare avvelenamenti“, proseguono i medici.
Gli effetti degli uragani
Ma gli effetti di un disastro naturale si protraggono nel tempo. Uno studio uscito ai primi di ottobre 2024 su ‘Nature’ ha dimostrato che le vittime di un uragano o di una tempesta tropicale non sono solo quelle decedute per annegamento o in seguito ai traumi del momento. Dopo aver studiato tutti gli eventi registrati negli Stati Uniti dal 1930 al 2015, i ricercatori dell’Università di Stanford hanno dimostrato che, nei 15 anni successivi a ognuno dei 500 cicloni tropicali che hanno colpito la Costa Atlantica o del Golfo in quel periodo, si potevano contare nella zona colpita dai 7.000 agli 11.000 morti in più che se l’evento non fosse accaduto. In totale, per gli 85 anni considerati, si parla per tutti gli Stati Uniti di un numero che va dai 3,6 ai 5,2 milioni di decessi, più del 3% della mortalità totale nazionale.
Già nel 2018, d’altra parte, uno studio dell’Università di Harvard aveva osservato che l’uragano Maria a Porto Rico era stato seguito nei mesi successivi da quasi 5.000 decessi, quasi 70 volte più di quelli dichiarati dalle autorità. Un altro studio ha dimostrato recentemente come l’esposizione a un uragano o a una tempesta tropicale aumenti il rischio di ricovero ospedaliero nei 16 anni successivi. A questo bilancio possono contribuire condizioni innescate dai fattori già citati, ma anche l’influenza sulla salute di elementi socioeconomici.
La distruzione di un uragano può seguire la chiusura di attività ed esercizi con conseguente disoccupazione che, insieme alla perdita delle case, può spingere le persone a sradicarsi dal contesto in cui sono cresciute, perdendo una rete familiare e sociale di appoggio; più in generale, un territorio colpito da una catastrofe si ritrova più povero. Il maggiore impatto del fenomeno sulle fasce più fragili della popolazione, soprattutto quella di origine afroamericana, lo conferma.
Non sottovalutare le allerte meteo
Importante quindi “imparare a non sottovalutare un allarme meteo – raccomandano i medici – anche quando pochi giorni o settimane prima si è tradotto in un nulla di fatto. Le previsioni non sono infallibili, ma è sempre meglio scegliere la prudenza e seguire le indicazioni che vengono comunicate al pubblico, per esempio quando viene consigliato di non uscire di casa, non prendere l’auto, salire ai piani alti e così via. Se poi si è vittima di un’alluvione, bisogna fare il possibile per non restare a lungo a contatto con l’acqua. I soccorritori e i volontari devono essere adeguatamente protetti e lavarsi bene alla fine di ogni turno, prestando particolare attenzione a disinfettare eventuali ferite o semplici graffi. Occorre infine un impegno da parte delle istituzioni per considerare anche i danni a medio e lungo termine conseguenti a un evento di questo tipo, per evitare di abbandonare i cittadini al loro destino, ricordando che da questo dipende anche la loro salute”.