Colombia, sulle spiagge del Pacifico la plastica diventa moneta

“Ciò che non galleggia purtroppo deve trovarsi sul fondo del mare o tra le mangrovie, intrappolato nelle radici”
MeteoWeb

Nel Pacifico colombiano, la plastica raccolta sulle spiagge è diventata moneta di scambio in una piccola economia circolare che, oltre a ridurre l’inquinamento, aiuta i bambini delle comunità locali. A Bahia Malaga, una baia nel comune di Buenaventura, i bambini si affacciano curiosi alla finestra di un edificio in legno colorato. Qui, i tappi di plastica che raccolgono sulle spiagge vengono trasformati in monete fittizie di plastica, utilizzabili per “acquistare” beni come vestiti, materiale scolastico, giocattoli e libri, oppure per godersi popcorn durante la proiezione di film.

Bahia Malaga, situata in una regione prevalentemente afro-colombiana, è immersa in un contesto naturale di grande bellezza, ma afflitto da inquinamento. La comunità locale si impegna attivamente per preservare l’ambiente, una tematica che verrà discussa nella COP16 sulla biodiversità, che si terrà a Cali dal 21 ottobre al 1 novembre. Una moneta di plastica equivale a 250 grammi di plastica raccolta, e i prodotti ottenibili sono stati donati alla fondazione locale “Plastico Precioso Uramba“, una ONG che ha lanciato questo progetto. “In questo modo, questo eterno problema dei rifiuti si trasforma in un incentivo per le economie locali”, spiega il direttore Sergio Pardo.

Il mare continua a riversare innumerevoli rifiuti di plastica sulle spiagge della baia. Dal 2019, la fondazione ha raccolto circa 16 tonnellate di rifiuti in questa zona, stima Pardo, che in passato è stato subacqueo e capitano di un catamarano di proprietà di un milionario colombiano. La fondazione vive grazie alle donazioni e ai contributi volontari di pochi turisti che, visitando l’area, partecipano alla raccolta della plastica.

Secondo i dati dell’ONU, circa otto milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno negli oceani. A Bahia Malaga, località accessibile solo via mare e rinomata per l’osservazione delle balene, la plastica abbonda: bottiglie e altri rifiuti si accumulano sulla sabbia nera o galleggiano sulle onde. Pardo e un gruppo di amici si muovono tra i turisti per delimitare piccole aree di spiaggia, di soli 3×3 metri, nelle quali raccolgono dozzine di pezzi di plastica, vetro e metalli. Alcuni materiali hanno un valore di mercato, altri si decompongono, ma la plastica continua a resistere, galleggiando per anni negli oceani o affondando.

Ciò che non galleggia purtroppo deve trovarsi sul fondo del mare o tra le mangrovie, intrappolato nelle radici”, spiega Pardo, che racconta anche di aver trovato bottiglie con etichette in mandarino, probabilmente gettate da navi cinesi di passaggio. Altre bottiglie mostrano prezzi in dollari, suggerendo che potrebbero provenire dal vicino Ecuador. Le Nazioni Unite stimano che l’85% dei rifiuti che inquinano gli oceani siano di plastica.

In una regione dove l’aria di mare e il maltempo consumano rapidamente i banchi di legno delle scuole, Pardo ha deciso di contribuire direttamente alla comunità locale. Nel suo laboratorio, seleziona i tappi di plastica per colore, li riduce in scaglie con una macchina e poi li inserisce in una pressa a caldo, costruita artigianalmente sulla base di un progetto trovato online. Da circa 2.000 tappi riesce a ricavare una tavola di plastica che poi utilizza per costruire banchi colorati, donati alle classi che partecipano maggiormente al programma di raccolta.

Decine di bambini ora studiano su questi nuovi banchi, più confortevoli. “Siamo seduti bene, seduti bene sulle nostre sedie (…) adesso possiamo scrivere bene”, esulta il piccolo Juan José, mentre la sua insegnante, Soraya Hinestroza, sottolinea come il cambiamento sia evidente. “In effetti, l’impatto è già visibile” su questa comunità di quasi 4mila abitanti, afferma con orgoglio.

Condividi