Pannelli solari sui tetti, pompe di calore, comunità energetiche locali, veicoli elettrici, installazioni di energia rinnovabile offshore, produzione di idrogeno rinnovabile. Sono gli strumenti che stanno guidando la transizione dell’Europa dai combustibili fossili verso fonti energetiche più pulite. Ma, dall’altro lato, comportano una maggiore domanda sull’infrastruttura energetica.
Tanto che tra il 2023 e il 2030 il consumo di elettricità dell’Unione europea aumenterà del 60% tra il 2023 e il 2030. Sono le stime della Direzione generale per l’Energia della Commissione europea che ha ricordato che, in base al piano d’azione per la rete elettrica europea della Commissione, pubblicato a novembre 2023, per soddisfare questa crescente domanda di elettricità saranno necessari 584 miliardi di euro di investimenti entro il 2030. Una cifra, questa, che deve essere integrata anche dal sostanziale investimento necessario per costruire il sistema dell’idrogeno dell’Ue da zero. Per dare priorità ai progetti più necessari, l’Ue ha definito 11 ‘corridoi prioritari’ e 3 ‘aree tematiche’.
I corridoi prioritari
“I corridoi prioritari sono aree geografiche all’interno dell’Ue identificate per lo sviluppo di progetti nei settori dell’elettricità, delle reti offshore, dell’idrogeno e delle infrastrutture degli elettrolizzatori”, ha descritto la Commissione. “Le aree tematiche coprono reti elettriche intelligenti, reti del gas intelligenti e reti di CO₂”, ha aggiunto. Sia i progetti pianificati nei corridoi prioritari che nelle aree tematiche possono richiedere lo status di ‘Progetto di interesse comune’ (Pci) o ‘Progetto di interesse reciproco (Pmi)’. La prima etichetta riguarda progetti infrastrutturali energetici transfrontalieri che avvantaggino almeno 2 paesi dell’Ue.
“Ogni 2 anni dal 2013, la Commissione stila un nuovo elenco di Pci dell’Unione” e, dal 2023, tale lista include anche la seconda categoria, i Pmi, cioè “progetti infrastrutturali energetici sviluppati in cooperazione con Paesi extra-Ue” che “devono coinvolgere infrastrutture energetiche transfrontaliere tra almeno 1 Paese dell’Ue e un paese extra-Ue”. Una volta selezionati, Pci e Pmi hanno “diversi vantaggi”, come una pianificazione e approvazioni dei permessi più rapide e una maggiore visibilità per gli investitori così come regole e incentivi migliorati per la condivisione dei costi oltre confine. Inoltre, possono richiedere finanziamenti dal Connecting Europe Facility (Cef) per sostenere i loro progetti. Attualmente, l’invito a presentare domande è aperto fino al 18 novembre e al 18 dicembre, in base al tipo di infrastruttura energetica, e, dunque, entro tale date i promotori di progetti di infrastrutture energetiche transfrontaliere interessati a diventare Pci o Pmi possono presentare una candidatura.
Prima di tali date, però, a inizio novembre, il 4 e il 5, si terrà a Bruxelles il quinto Pci Energy Days che darà ai promotori l’opportunità di presentare i loro progetti Pci. Le giornate brussellesi saranno dedicate all’attuazione pratica di Pci e Pmi. In conclusione, secondo la Dg Energia, “reti meglio connesse per il trasporto e lo stoccaggio dell’Energia rafforzano la sicurezza dell’Europa, contribuendo a mantenere bassi i costi energetici per i consumatori dell’Ue e garantendo forniture stabili e affidabili”. L’obiettivo è “lo sviluppo di infrastrutture energetiche transfrontaliere adatte al XXI secolo”, che sono “essenziali per realizzare la transizione energetica leader mondiale dell’Ue”.