COP16 di Cali: crediti per la biodiversità sotto i riflettori

Le questioni di quantificazione, monitoraggio e distribuzione delle risorse rimangono irrisolte
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I crediti per la biodiversità saranno un tema centrale alla COP16 di Cali, in programma a ottobre, come strumento per raccogliere i fondi necessari alla protezione della natura. I sostenitori intendono affrontare le preoccupazioni sul greenwashing e promuovere standard internazionali per un mercato ancora in fase embrionale. Questi crediti, simili ai crediti di carbonio, monetizzano le azioni di protezione ambientale, compensando la distruzione degli ecosistemi, ad esempio causata da progetti industriali. Tuttavia, non esiste un mercato regolamentato globale, il che complica il processo. Inoltre, la mancanza di metriche adeguate rende difficile confrontare progetti di conservazione di diverse aree geografiche, come spiegato dall’economista Alain Karsenty.

Nonostante l’accordo di Kunming-Montreal, che stabilisce obiettivi per il ripristino degli ecosistemi e per l’aumento della spesa globale per la biodiversità, le questioni di quantificazione, monitoraggio e distribuzione delle risorse rimangono irrisolte. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto un mercato di “crediti naturali”, mentre il presidente brasiliano Lula ha avviato un fondo per la conservazione delle foreste tropicali. Gli ambientalisti, però, temono l’emergere di “crediti fantasma” che non apportano benefici reali alle comunità indigene.

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