Cop29, a un mese dal vertice: aiuti al clima ancora in stallo

L'Azerbaigian ha sollecitato i produttori di combustibili fossili a raccogliere un miliardo di dollari per sostenere le iniziative climatiche, promettendo di essere il primo a contribuire
MeteoWeb

A poco più di un mese dall’avvio della Cop29, le discussioni sull’accordo sugli aiuti climatici restano ancora bloccate. Divisioni profonde su chi debba contribuire e quanto debba essere destinato minacciano di far fallire i negoziati, che dovrebbero culminare al termine del summit di novembre. Questa edizione della Conferenza delle Parti, definita la “Cop finanziaria“, si terrà a Baku, Azerbaigian, dal 11 al 22 novembre e coinciderà con un momento cruciale della politica internazionale, visto che inizierà sei giorni dopo le elezioni presidenziali statunitensi.

Le aspettative sono alte, con la speranza di ottenere un impegno significativo dai Paesi ricchi per incrementare gli aiuti destinati ai Paesi in via di sviluppo, i più colpiti dai cambiamenti climatici. Tuttavia, il rischio di un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che in passato ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, incombe sui negoziati. Al vertice parteciperanno oltre 50.000 delegati, rappresentanti dei governi, delle ONG e delle imprese.

Il problema degli aiuti finanziari

L’importo attuale degli aiuti climatici, fissato a 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025, è ritenuto insufficiente. Il Climate Action Network, una coalizione di ONG, ha stimato che servirebbe “almeno un trilione di dollari all’anno” per affrontare efficacemente la crisi climatica. Ma i principali donatori, come l’Unione Europea e gli Stati Uniti, non hanno ancora chiarito quanto sono disposti a contribuire. Mercoledì, i ministri si riuniranno a Baku per discutere quella che è stata definita dall’Azerbaigian come “l’ultima fase critica” dei negoziati prima della Cop29.

Mukhtar Babayev, Presidente della COP29 e Ministro dell’Ecologia dell’Azerbaigian, ha dichiarato: “Si tratta di negoziati complessi – se fossero facili, avrebbero già avuto successo – e i ministri avranno successo o falliranno insieme.” Tuttavia, secondo gli osservatori, il 2024 è stato un anno segnato dalla mancanza di leadership sul clima, nonostante eventi estremi come incendi, inondazioni e ondate di calore abbiano colpito molte regioni del pianeta.

Le sfide per limitare il riscaldamento globale

La comunità scientifica continua a lanciare allarmi: gli attuali impegni internazionali non bastano per mantenere il riscaldamento globale entro l’obiettivo di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, soglia indicata dall’Accordo di Parigi. Il presidente dell’IPCC, Jim Skea, ha avvertito: “Siamo potenzialmente diretti verso un riscaldamento globale di 3°C entro il 2100, se continuiamo con le politiche attuali.”

I Paesi in via di sviluppo, che soffrono maggiormente le conseguenze dei disastri climatici, chiedono un nuovo accordo che includa non solo tecnologie a basse emissioni di carbonio e misure di adattamento, ma anche la ricostruzione post-catastrofe e un incremento degli aiuti. Tuttavia, i Paesi sviluppati resistono, desiderosi di vedere anche le economie emergenti e ricche, come la Cina, contribuire maggiormente.

La controversia sui donatori

La Cina, il principale inquinatore globale, sta già finanziando azioni per combattere il cambiamento climatico, ma insiste nel voler decidere autonomamente le modalità. Intanto, l’Azerbaigian ha sollecitato i produttori di combustibili fossili a raccogliere un miliardo di dollari per sostenere le iniziative climatiche, promettendo di essere il primo a contribuire. Tuttavia, gli attivisti per il clima vedono in questo gesto una forma di “greenwashing”, poiché il Paese continua ad espandere la produzione di combustibili fossili. Andreas Sieber, rappresentante dell’Ong 350.org, ha definito la riluttanza dell’Azerbaigian ad affrontare la graduale eliminazione dei combustibili fossili un “modello preoccupante”.

Un altro aspetto critico sarà il tema dei diritti umani. Amnesty International e i senatori statunitensi hanno espresso preoccupazione per la repressione politica in Azerbaigian. Arzu Geybulla, giornalista indipendente azera, ha dichiarato: “La situazione sul campo è piuttosto triste… Quando l’Azerbaigian ospiterà la Cop29, non rimarrà molto della società civile.”

Nonostante le tensioni, l’attenzione internazionale per la Cop29 sembra essere inferiore rispetto alla Cop28 di Dubai. Molti ritengono che sarà la Cop30, che si terrà in Brasile l’anno prossimo, a catalizzare maggiormente l’attenzione globale. Resta da vedere quanti leader mondiali parteciperanno a Baku e quale sarà l’esito di questo cruciale vertice per il futuro del pianeta.

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