L’Italia risente di ampi differenziali nel prezzo dell’elettricità nei confronti degli altri principali produttori europei: nei primi 9 mesi del 2024 il prezzo medio all’ingrosso è risultato pari a circa 100€/MWh a fronte dei 50 della Francia, che beneficia del nucleare, e della Spagna, dove lo sviluppo delle rinnovabili procede più spedito e soprattutto il prezzo dell’elettricità all’ingrosso non è più ancorato al prezzo marginale del gas. È quanto emerge dall’analisi congiunturale del settore presentata nel corso dell’assemblea 2024 di Federchimica, come riporta ‘Il Sole 24 ore’.
Pesa soprattutto il sovrapporsi di molteplici fonti di asimmetria competitiva: nel 2024 i prezzi del gas si mantengono su livelli pari a oltre il quadruplo di quelli statunitensi e rimangono soggetti a rischi al rialzo alla luce delle persistenti tensioni in Medio Oriente e della dipendenza dalle importazioni di Gnl soggette alla concorrenza di una domanda asiatica in tendenziale espansione (anche per sostituire progressivamente il carbone).
Per effetto dell’accelerazione impressa dall’Europa agli obiettivi di decarbonizzazione, complici anche fenomeni speculativi, il costo dei permessi per le emissioni di CO₂- nell’ambito del sistema europeo Ets (Emissions Trading System) – ha subito un’escalation, passando dai 25 euro del 2019 ai 65 dei primi 9 mesi del 2024 nonostante la debolezza dell’attività industriale. I costi diretti per la componente più energivora dell’industria chimica sono pari a 278 milioni di euro, ma ancora più rilevante e diffuso a tutte le imprese è il costo indiretto, legato agli acquisti di elettricità.
Complessivamente – tra costi diretti e indiretti per le emissioni di CO₂- l’industria chimica versa in un anno oltre 600 milioni di euro, un onere prossimo a tutte le spese di R&S del settore che non grava sui produttori extra-UE. Questo extra-costo è destinato ad ampliarsi ulteriormente: in uno scenario al 2030 – caratterizzato da una riduzione programmata delle quote gratuite del 27% e da una previsione per il prezzo della CO2 pari a 150€ a tonnellata – il costo complessivo risulterebbe più che doppio arrivando a superare 1,5 miliardi di euro.
Le parole del presidente di Federchimica
“La regolamentazione europea, molto più severa, ha praticamente impedito qualunque sviluppo in Europa di estrazione di shale gas, anche perché avevamo un fornitore a basso costo, che faceva comodo a tutti, ritenuto da tutti affidabile, che era la Russia. Non c’è alternativa alla riduzione del costo dell’energia a livelli accessibili e competitivi se vogliamo ripartire e non diventare ininfluenti sul piano internazionale.
Il nucleare di nuova generazione può essere una soluzione? Certamente deve essere perseguito. Sarà indispensabile per assicurare non solo all’industria chimica energia sicura, stabile, a zero emissioni e a costi competitivi, però, ci vorranno in ogni caso tantissimi impianti e arriverà tra molti anni, e noi nel frattempo dobbiamo sopravvivere”. Così Francesco Buzzella, presidente di Federchimica, durante la sua relazione all’assemblea di Federchimica in corso a Milano.