Credere nei complotti: una reazione alla frustrazione personale

In alcuni casi, la credenza nelle teorie del complotto può essere alimentata dalla mancanza di conoscenza o dall'esposizione a disinformazione
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Il profilo psicologico di coloro che tendono a credere sistematicamente nelle teorie del complotto è complesso e sfaccettato, e non può essere ridotto a una singola causa o condizione. Tuttavia, esistono alcune caratteristiche comuni che possono spiegare perché queste persone abbracciano spiegazioni alternative e spesso non supportate dai fatti.

Bisogno di controllo e riduzione dell’incertezza

Una delle motivazioni principali dietro la credenza nelle teorie del complotto è il bisogno di controllo in un mondo percepito come complesso e imprevedibile. Le teorie del complotto offrono spiegazioni apparentemente coerenti che riducono l’incertezza e permettono di dare un senso agli eventi. In un contesto di crescente complessità sociale, economica e politica, queste narrazioni forniscono risposte semplici e spesso rassicuranti. In questo modo, gli individui che si sentono impotenti trovano un senso di ordine e controllo nel credere che dietro le apparenze ci siano forze manipolatorie che tirano le fila.

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Sfiducia nelle autorità

Un altro aspetto comune è la sfiducia verso le istituzioni ufficiali, che include governi, media e comunità scientifica. Le persone che credono nei complotti spesso sviluppano un atteggiamento scettico nei confronti delle fonti di informazione tradizionali e delle spiegazioni ufficiali. Questo atteggiamento può derivare da esperienze di esclusione o ingiustizia, che portano a una percezione del potere come corrotto o malevolo. Tale sfiducia si traduce in una maggiore apertura verso spiegazioni alternative, anche quando mancano di basi scientifiche o fattuali.

Propensione al pensiero intuitivo

Molti complottisti tendono a fare affidamento sul pensiero intuitivo piuttosto che su un ragionamento analitico. Il pensiero intuitivo si basa su collegamenti immediati e reazioni istintive piuttosto che su un’analisi approfondita dei fatti. Questo può portare le persone a vedere schemi e connessioni dove non esistono, interpretando coincidenze o eventi complessi come prove di cospirazioni.

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Bisogno di appartenenza e identità

Le teorie del complotto possono anche soddisfare un bisogno psicologico di appartenenza e identità. Le comunità complottiste offrono ai loro membri un senso di superiorità intellettuale e morale rispetto alla “massa”, che viene vista come ingannata o inconsapevole. Questo senso di esclusività può rafforzare l’autostima e l’identità personale, rendendo difficile abbandonare le credenze complottiste anche di fronte a prove contrarie.

Frustrazione e marginalizzazione

La frustrazione o il senso di marginalizzazione possono spingere alcune persone a cercare spiegazioni complottiste per giustificare le proprie difficoltà personali o economiche. Sentendosi alienati o privati di potere, queste persone possono utilizzare le teorie del complotto come valvola di sfogo per la propria insoddisfazione, trovando nei complotti una spiegazione per i loro problemi.

Ignoranza e disinformazione

In alcuni casi, la credenza nelle teorie del complotto può essere alimentata dalla mancanza di conoscenza o dall’esposizione a disinformazione. Internet e i social media, in particolare, sono canali potenti per la diffusione di informazioni false, a cui le persone meno abituate a verificare le fonti possono essere più vulnerabili.

In definitiva…

…la credenza nelle teorie del complotto è influenzata da una combinazione di fattori psicologici, sociali ed emotivi. Il bisogno di controllo, la sfiducia nelle autorità, la propensione al pensiero intuitivo, la frustrazione e la disinformazione possono tutti contribuire a questa tendenza.

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