Dall’addestramento per le passeggiate spaziali alle missioni sottomarine e alle tute unisex così scomode da indossare. Lo spazio è una sfida continua ma non è l’unica attività ad esserlo: è impegnativo anche un weekend a casa con i figli. È il racconto interessante e umano dell’astronauta italiana dell’Agenza Spaziale Europea, Samantha Cristoforetti, in occasione di Astrotalk, l’evento organizzato a Roma dall’Istituto Affari Internazionali.
“Gli addestramenti più duri a livello fisico sono sicuramenti quelli relativi alle attività extraveicolari, le cosiddetta passeggiate spaziali che passeggiate non sono“, ha detto Cristoforetti al pubblico, con il quale ha dialogato su una grande varietà di temi: dai prossimi obiettivi europei nell’ambito di Artemis e l’esplorazione della Luna fino al programma di Cargo Return Service, del quale è alla guida e che punta a sviluppare navette spaziali riutilizzabili.
Gran parte delle domande del pubblico si sono focalizzate sulla preparazione degli astronauti. “Molto bella è stata la missione di addestramento Nemo, nella quale abbiamo trascorso diverso tempo sotto il mare, a circa 20 metri di profondità. Era incredibile – racconta l’astronauta – pensare che la terra era davvero vicina, a pochi metri, ma per poterla raggiungere occorreva obbligatoriamente attendere la fine della missione e aspettare ore per poter ristabilire in modo graduale la pressione così da evitare gravi pericoli per la salute. È qualcosa di molto simile a quando sei nello spazio”.
Le tute spaziale e il cibo
L’astronauta dell’ESA ha parlato, inoltre, della difficoltà di usare le tute spaziali unisex e mono-taglia, “davvero difficili da indossare, problema che fortunatamente si supererà con le prossime tute”.
Cristoforetti ha raccontato di quanto le esperienze spaziali siano in realtà molto più confortevoli di quanto si pensi, a partire dal cibo: “è buonissimo, nella prima missione era preparato da un grande chef”.
Quanto alla preparazione psicologica per le missioni spaziali di lunga durata, l’astronauta ha detto scherzando: “in realtà serve più sostegno psicologico nello stare un weekend chiusi in casa con i figli che per passare sei mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale“.