L’Italia è nuovamente al centro del dibattito sulla transizione energetica, una questione cruciale non solo per l’ambiente, ma anche per l’economia globale. A ribadire la propria posizione in modo netto e provocatorio è stato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, una delle maggiori compagnie energetiche mondiali. Durante il suo intervento alla Giornata dell’Economia organizzata da Forza Italia a Milano, Descalzi ha criticato aspramente le normative europee in materia di automotive, definendole come “insulse e ridicole“, sottolineando che tali decisioni sembrano provenire da una minoranza, piuttosto che riflettere un consenso comune all’interno dell’Unione Europea.
Le norme sui motori endotermici: una “stupidità che ci sta uccidendo”
Nel contesto della transizione energetica, uno dei punti centrali del discorso di Descalzi è stata la normativa che prevede lo stop alla produzione di motori a combustione interna entro il 2035, una decisione destinata a ridurre le emissioni inquinanti nel settore automobilistico. Tuttavia, per Descalzi queste regole rappresentano più un ostacolo che una soluzione, descrivendole come “ideologie ridicole“. “Non voglio essere anti-europeo“, ha affermato, “ma anche la stupidità uccide e ci sta uccidendo“. Secondo il numero uno di Eni, queste norme sono dettate da una “minoranza dell’Europa“, e i Paesi membri si trovano costretti a “chinare il capo, morendo lentamente“.
La preoccupazione di Descalzi è che l’approccio attuale, concentrato sull’eliminazione dei motori endotermici, non tenga conto delle reali implicazioni economiche e tecnologiche. Il rischio, secondo lui, è di compromettere la competitività delle imprese europee, soprattutto nel confronto con giganti globali come Cina e Stati Uniti.
La sfida globale: Europa, Cina e Stati Uniti
L’ad di Eni ha ampliato il discorso con una riflessione sulle dinamiche globali. “Con Cina e Usa non giochiamo lo stesso gioco“, ha dichiarato Descalzi, evidenziando le differenze sostanziali nel modo in cui i diversi blocchi geopolitici affrontano la questione energetica. “L’Europa non potrà mai paragonarsi anche come compattezza e capacità energetica con la Cina e gli Stati Uniti“, ha affermato.
Mentre l’Europa si è concentrata principalmente sulla riduzione delle emissioni per combattere il cambiamento climatico, paesi come la Cina hanno seguito una strada diversa. “La Cina ha diversificato il proprio mix energetico“, ha spiegato Descalzi, “e continua a crescere perché utilizza tutte le risorse a sua disposizione, mentre noi ci limitiamo a porci obiettivi spesso troppo ambiziosi senza tener conto delle conseguenze economiche“.
L’amministratore delegato di Eni ha inoltre sottolineato come queste strategie divergenti stiano facendo sì che la Cina cresca più rapidamente dell’Europa dal punto di vista economico, “e poi ci chiediamo perché crescono più di noi? Non stiamo giocando lo stesso gioco…“.
L’Europa stretta tra dazi e regole interne
Un altro punto sollevato durante la Giornata dell’Economia è stato il tema dei dazi sulle auto elettriche cinesi. Il vicepremier Antonio Tajani ha infatti espresso preoccupazione per gli aiuti di stato concessi dal governo cinese al proprio settore automobilistico, il che rischia di “far chiudere il nostro settore“. La proposta di aumentare i dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina è stata una delle soluzioni discusse per proteggere il mercato europeo, ma la misura resta ancora da definire con precisione.
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha invece spostato il discorso sul piano politico, criticando il “Green Deal” dell’Unione Europea. “Il Green Deal è una brutta pensata“, ha detto, spiegando che, sebbene la sensibilità verso l’ambiente sia fondamentale, essa non deve mettere a rischio la competitività delle imprese italiane. “il tema del rispetto dell’ambiente, della sensibilità rispetto alla sostenibilità debba essere qualcosa che noi dobbiamo avere nel nostro intimo, è genetico“, ha affermato Zaia, ma “da qui a pensare di mettere in ginocchio tutte le attività produttive, decisamente no“.
Automotive: transizione o sconfitta?
La transizione energetica nel settore automobilistico, con il passaggio dai motori a combustione interna a quelli elettrici, è stata presentata come una svolta cruciale per il futuro dell’industria. Tuttavia, secondo Zaia, la transizione verso l’elettrico rischia di avere effetti devastanti sull’industria europea, favorendo invece quella cinese. “Pensare di passare dal combustibile fossile all’elettrico nell’automotive“, ha avvertito il presidente veneto, “significa abbandonare e mettere in ginocchio tutta la nostra produzione per passarla ai cinesi“. La critica si basa sull’idea che anche la produzione di veicoli elettrici abbia un impatto ambientale significativo, in quanto richiede l’utilizzo di materie prime rare, come il litio, la cui estrazione e produzione sono spesso altrettanto inquinanti quanto l’industria dei combustibili fossili.
La sfida della sostenibilità
L’Italia e l’Europa si trovano dunque di fronte a una sfida complessa: conciliare la necessità di ridurre le emissioni con quella di mantenere una competitività economica a livello globale. Da un lato, le normative stringenti dell’UE mirano a garantire un futuro più sostenibile per il pianeta, ma dall’altro c’è il rischio che queste misure finiscano per danneggiare l’industria e, con essa, migliaia di posti di lavoro.
Il dibattito resta aperto, e le posizioni espresse durante la Giornata dell’Economia ne sono un chiaro segnale. Mentre l’Europa continua a perseguire i suoi ambiziosi obiettivi climatici, i protagonisti dell’industria energetica e automobilistica chiedono un ripensamento delle strategie per evitare che, nel nome della sostenibilità, si sacrifichi la crescita economica e l’indipendenza energetica del continente.
In un contesto globale in cui le regole del gioco non sono uguali per tutti, come sottolinea Descalzi, l’Europa dovrà trovare il giusto equilibrio tra innovazione sostenibile e protezione del suo tessuto economico-industriale.