El Niño ha 250 milioni di anni: le antiche oscillazioni climatiche hanno plasmato il nostro clima

"In passato, la radiazione solare che raggiungeva la Terra era circa il 2 per cento più bassa di oggi, ma la CO₂ che riscaldava il pianeta era molto più abbondante, rendendo l'atmosfera e gli oceani molto più caldi di oggi"
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L’oscillazione climatica tra El Niño e la sua controparte fredda, La Niña, è un fenomeno di rilevanza globale che risale a tempi molto antichi. Un nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) rivela che questa oscillazione è presente da almeno 250 milioni di anni, suggerendo che le sue manifestazioni erano spesso di intensità maggiore rispetto a quelle che osserviamo oggi. “In ogni esperimento osserviamo l’oscillazione meridionale attiva di El Niño, ed è quasi sempre più forte di quella attuale, in alcuni casi molto più forte“, ha dichiarato Shineng Hu, professore di dinamica climatica presso la Nicholas School of the Environment della Duke University.

El Niño e La Niña

Il fenomeno di El Niño è caratterizzato da una massiccia distesa di acqua insolitamente calda che si sviluppa su entrambi i lati dell’equatore nell’Oceano Pacifico orientale. Le sue conseguenze si ripercuotono su tutto il mondo, alterando il flusso della corrente a getto e modificando i modelli meteorologici. Ad esempio, mentre il nord-ovest degli Stati Uniti può sperimentare un prosciugamento, a sud-ovest si registrano piogge insolite e intensi eventi meteorologici. La Niña, la fase fredda dell’oscillazione, ha effetti opposti, tendendo a spingere la corrente a getto verso nord, il che provoca siccità nel sud-ovest degli Stati Uniti e può intensificare la stagione dei monsoni nell’Asia meridionale.

Per comprendere meglio queste oscillazioni climatiche nel corso della storia, i ricercatori hanno impiegato sofisticati strumenti di modellizzazione climatica. Hanno utilizzato lo stesso approccio impiegato dal Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC), ma con l’intento di analizzare il passato remoto. Questo approccio retrospettivo ha richiesto un’enorme potenza computazionale e, per tale motivo, i ricercatori hanno lavorato su ‘fette’ temporali di 10 milioni di anni per ottenere risultati significativi. “Gli esperimenti modello sono stati influenzati da diverse condizioni al contorno, come una diversa distribuzione terra-mare (con i continenti in luoghi diversi), diversa radiazione solare, diversa CO₂“, ha spiegato Hu, evidenziando le complessità legate alla simulazione di eventi climatici così remoti.

Ogni simulazione, eseguita per migliaia di anni modello, ha richiesto mesi per essere completata, e i risultati ottenuti sono stati considerati solidi. Hu ha commentato: “In passato, la radiazione solare che raggiungeva la Terra era circa il 2 per cento più bassa di oggi, ma la CO₂ che riscaldava il pianeta era molto più abbondante, rendendo l’atmosfera e gli oceani molto più caldi di oggi”. Durante il periodo mesozoico, circa 250 milioni di anni fa, il Sud America costituiva il cuore del supercontinente Pangea, e le oscillazioni climatiche si verificavano nell’Oceano Pantalassico a ovest.

La struttura termica dell’oceano e il “rumore atmosferico”

Lo studio mette in evidenza che le due variabili principali che hanno influenzato l’entità dell’oscillazione nel passato sembrano essere state la struttura termica dell’oceano e il “rumore atmosferico” generato dai venti superficiali. A differenza di studi precedenti, che si erano concentrati principalmente sulle temperature oceaniche, questa ricerca sottolinea l’importanza di considerare anche i venti di superficie, che sembrano avere un ruolo cruciale. “Quindi parte del punto del nostro studio è che, oltre alla struttura termica dell’oceano, dobbiamo prestare attenzione anche al rumore atmosferico e capire come cambieranno quei venti“, ha concluso Hu, suggerendo che una comprensione più completa di queste dinamiche è fondamentale per anticipare i futuri cambiamenti climatici.

Il lavoro di Hu e del suo team non solo amplia le nostre conoscenze sull’antichissimo fenomeno di El Niño, ma fornisce anche un’importante base per la comprensione delle future sfide climatiche. Con l’aumento delle temperature globali e i cambiamenti nelle condizioni meteorologiche, è essenziale che i ricercatori continuino a esplorare le interazioni tra oceano e atmosfera per prevedere e mitigare gli impatti del cambiamento climatico.

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