Energia, l’ad di Eni: “il nucleare è fondamentale”, il dibattito in Europa

L'ad di Eni Claudio Descalzi ha affrontato importanti argomenti nel corso di un evento organizzato da Fratelli d'Italia
MeteoWeb

Il problema non è la transizione, “ma chi la sta interpretando in modo assolutista”. Lo ha detto l’ad di Eni Claudio Descalzi intervenendo a “Far crescere insieme l’Italia” l’evento organizzato da Fratelli d’Italia al Principe di Savoia di Milano. “La transizione – ha spiegato – è una trasformazione necessaria, ma quando viene vista da un punto di vista ideologico, dogmatico assolutista e si guarda solo all’offerta e non alla domanda, rimpiazzando tutto con un solo vettore energetico, non è colpa della transizione, ma degli interpreti, di chi riempie uno spazio politico facendo diventare la tecnologia un valore politico”.

“Non essendoci più sussidi la transizione riesce se si riesce a renderla economica attirando capitale privato visto che il pubblico fa molta fatica”.

Il nucleare e altri aspetti fondamentali

Il nucleare è fondamentale, ma serve una sua “accettazione sociale. Se vogliamo puntare all’elettrificazione – ha spiegato – il nucleare è la sola soluzione, ma bisogna investire per farla diventare quasi una catena di montaggio per poter supportare le industrie e anche le auto elettriche”.

“Se il governo farà passare la legge – ha proseguito – ci saranno i referendum bisognerà essere sicuri che le Regioni e le comunità siano d’accordo. Ci dovrà essere un percorso e si dovranno individuare delle aree studiando degli incentivi perché ci sia un’accettazione sociale del nucleare”.

 “Chi sta gestendo l’Europa da anni non parla di crescita, fa una competizione sull’ambiente mentre Stati Uniti, Cina e India fanno una competizione sulla crescita, sull’impiego, sulla tecnologia e sul secondario”.

Se non hai un primario e un secondario forte almeno su alcuni punti – energia, sanità, e industria pesante -, fai una grande fatica. E’ mancanza di visione strategica? Probabilmente sì'”, continua Descalzi.

“Ma prima di poter attirare investitori, supponiamo che il governo riuscirà a far passare e sicuramente farà passare delle leggi, poi bisogna fare dei referendum, dovremo, prima di attirare gli investimenti, fare in modo che ci siano dei referendum, che le regioni siano d’accordo che i comuni e le comunità siano d’accordo”, ha spiegato l’amministratore delegato. “Quindi il Nucleare – ha evidenziato Descalzi – è assolutamente necessario visto la strada solo rinnovabili imposta dall’Europa. Dico di sì, ma ci dovrà essere un percorso e si dovranno individuare delle aree, lavorando e studiando incentivi perchè ci sia una accettazione a livello sociale in quelle aree. C’è un discorso tecnico, terza generazione esiste, sì, e c’è un processo sul territorio nel nostro paese”. 

Il dibattito in Europa sul nucleare

Il dibattito sulla produzione di energia dal nucleare di ultima generazione a livello europeo sta vivendo una fase di rinnovato interesse, caratterizzata da diversi sviluppi significativi. In primo luogo, l’Unione Europea ha incluso l’energia nucleare nella tassonomia per le tecnologie energetiche a supporto del Green Deal, riconoscendo il suo potenziale ruolo nella transizione verso un’economia a basse emissioni. Inoltre, c’è un crescente supporto per i piccoli reattori modulari (Smr). Nel dicembre 2023, il Parlamento europeo ha adottato una relazione che chiede una strategia industriale specifica per lo sviluppo degli Smr nell’Ue, con 409 voti favorevoli. Questo indica un chiaro interesse per tecnologie più flessibili e potenzialmente più sicure.

Alcuni Stati membri, come Francia, Finlandia, Repubblica Ceca e Ungheria, stanno pianificando o costruendo nuovi reattori nucleari, mostrando un rinnovato impegno verso questa fonte di energia. L’industria nucleare europea è anche attivamente coinvolta nello sviluppo di reattori di IV generazione, con progetti come Alfred e Lfr-AS-200 in fase di avanzamento.

Tuttavia, il dibattito non è privo di sfide. Permangono preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla gestione dei rifiuti nucleari. L’Unione Europea sta lavorando per migliorare gli standard di sicurezza e le pratiche di smaltimento dei rifiuti, ma questo rimane un tema delicato. Anche in Italia negli ultimi anni si è assistito a un rinnovato interesse per questa fonte energetica, nonostante i referendum del passato che avevano portato all’abbandono di questa tecnologia.

Nel maggio 2023, la Camera dei Deputati ha approvato una mozione che impegna il governo a considerare l’energia nucleare nel mix energetico nazionale. Inoltre il governo ha istituito una “Piattaforma Nazionale per un nucleare Sostenibile”, che mira a riunire istituzioni, enti di ricerca e aziende private per valutare le possibilità di un ritorno al nucleare. Secondo alcuni sondaggi, l’opinione pubblica italiana sembra essere piu’ aperta all’energia nucleare rispetto al passato, con circa il 51 per cento degli intervistati favorevoli alla costruzione di centrali nucleari di nuova generazione.

A livello di Unione Europea rimane una diversità di approccio tra gli Stati membri. Mentre la Francia mantiene un forte impegno nel nucleare, altri paesi come la Germania hanno abbandonato il nucleare chiudendo le centrali esistenti. L’Unione Europea sta anche finanziando la ricerca nel settore nucleare attraverso programmi come Euratom, con un budget di 1,38 miliardi di euro per il periodo 2021-2025. Sicuramente la situazione geopolitica e la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina hanno cambiato il tenore del confronto sul nucleare in Europa, caratterizzandolo da un rinnovato interesse per questa fonte energetica come parte della soluzione per la decarbonizzazione. Tuttavia, le sfide tecniche, economiche e politiche rimangono da affrontare per garantire uno sviluppo sostenibile su larga scala.

Condividi