“Stellantis è finita nell’occhio del ciclone” della transizione “come tutte le altre case automobilistiche europee”. A dirlo all’AdnKronos è Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor (Csp), analizzando le ragioni del calo vendite della multinazionale guidata da Carlos Tavares. Una flessione che, puntualizza il presidente, “non interessa solo Stellantis: l’intero mercato europeo sta marciando all’80% delle immatricolazioni rispetto alla situazione ante-crisi”.
Le ragioni sono molteplici, dalla congiuntura economica internazionale “poco brillante” alla rete infrastrutturale che in Italia ancora arranca, con ancora poche colonnine di ricarica elettrica sulla rete stradale e autostradale. Ma la principale è una: “la politica dell’Ue sulla transizione, che ha creato moltissime difficoltà. Nessuno, nel mondo, ha fatto una politica in cui impone l’auto elettrica”.
I motivi del calo delle vendite
Le vendite in down sono la dimostrazione, secondo Quagliano, che “l’auto elettrica si acquista solo se ci sono gli incentivi e quando finiscono si ferma”. Inoltre, ricorda il presidente del Csp, Bruxelles commina “forti multe” alle case che non hanno privilegiato le auto elettriche o a basse emissioni. E così i produttori rivedono loro programmi: “Volkswagen ha detto che chiuderà due siti, Stellantis fa marcia indietro sulla Gigafactory. In sostanza, la politica europea ha aperto la strada alla penetrazione cinese a cui si è cercato di rimediare con i dazi a cui però la Cina risponderà a sua volta, visto che sta pensando di fare altrettanto con l’import sulle auto d gamma media, che sono quelle prodotte in Europa”.
Insomma “l’industria europea è in crisi per gli oneri posti dalla transizione e rivedere il calendario non basta”, ha sottolineato, riferendosi alla proposta di rivedere anticipatamente il Green Deal. Per Quagliano “bisogna rivedere tutta l’impostazione della politica Ue sull’auto elettrica”. In quest’ottica “la scelta di Tavares di puntare sull’ibrido è corretta perché offre tutti vantaggi dell’elettrico, senza però gli svantaggi, offrendo minori emissioni e anche il risparmio per chi acquista”, osserva. E conclude: “questa può essere una linea di sviluppo compatibile con l’ambiente, un buon compromesso”.