Misurare l’impatto delle infrastrutture di ricerca, ottimizzare gli investimenti con una distribuzione equa delle risorse e valorizzare le tecnologie emergenti, come le tecnologie quantistiche e l’intelligenza artificiale. Sono questi i temi al centro del report G7 Large Research Infrastructures: Synergies and Impact on Science and Society, realizzato da TEHA Group su richiesta del Ministero dell’Università e della Ricerca e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che è stato presentato alla conferenza sulle grandi infrastrutture di ricerca, promossa dal Mur nell’ambito della presidenza italiana del G7 Scienza e Tecnologia, in corso in questi giorni a Su Gologone, in Sardegna.
Il rapporto – si legge in una nota – esplora, in particolare nel contesto dei Paesi G7, il potenziale delle grandi infrastrutture di ricerca nel guidare il cambiamento, valutando le ricadute economiche, scientifiche, tecnologiche, sociali e geopolitiche che questi ecosistemi possono generare. Il rapporto prende in esame 57 grandi infrastrutture, tra le quasi duecento censite. In un trentennio, questi centri hanno già generato un impatto economico complessivo stimato tra i 650 e i 2.400 miliardi di dollari, dimostrando l’importanza di investire in questi ecosistemi. Da sottolineare il ruolo trainante delle grandi infrastrutture nel campo della fisica, dell’ingegneria e dell’energia.
Bernini: “l’innovazione è una necessità”
“L’innovazione non è un’opzione, ma una necessità – ha affermato il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini – le grandi infrastrutture di ricerca sono il fulcro del nostro impegno per il futuro del pianeta. Stiamo cercando di creare una rete di competenze e strumenti che possano permetterci di affrontare sfide globali, come il cambiamento climatico e la transizione energetica. L’Italia, insieme ai partner G7, desidera continuare a svolgere un ruolo di primo piano, promuovendo la cooperazione internazionale e sviluppando le competenze necessarie per guidare la ricerca e l’innovazione nei prossimi decenni”.
Secondo il rapporto, “il settore sarebbe in grado di generare, nei Paesi G7, investimenti annui che potrebbero raggiungere i 15 miliardi di dollari entro il 2041. Il nostro Paese, da sempre con una forte vocazione all’investimento in infrastrutture di ricerca, può quindi attendersi nel futuro un conseguente stimolo alla crescita e all’innovazione”, conclude la nota.