Geoingegneria clandestina, la prova definitiva: solo il DJI Phantom 4 poteva smascherare la ‘farsa atmosferica’

Un video realizzato con un drone come il DJI Phantom 4, pur essendo un potente strumento di videografia, non è sufficiente a fornire prove scientifiche
MeteoWeb

Negli ultimi anni, hanno guadagnato popolarità diverse teorie che suggeriscono l’esistenza di operazioni di geoingegneria clandestina, accusate di manipolare il clima attraverso la dispersione di sostanze chimiche nell’atmosfera. Una delle ipotesi più controverse riguarda la presunta esistenza di una “barriera igroscopica aviodispersa“, che impedirebbe l’arrivo dei fronti perturbati provenienti dall’Atlantico settentrionale e causerebbe un aumento delle temperature al suolo per effetto serra.

Secondo queste teorie, lo strato chimico, spesso descritto come una coltre densa di circa 120 metri, si troverebbe a un’altitudine compresa tra 1100 e 1200 metri. Tale strato, in apparenza simile a banchi di nubi, sarebbe responsabile di alterazioni atmosferiche artificiali, bloccando la pioggia e contribuendo all’aumento delle temperature. Alcuni sostengono che le operazioni di “geoingegneria clandestina” siano visibili attraverso riprese video effettuate con droni, come il DJI Phantom 4, che mostrerebbero la formazione di strati nuvolosi insoliti, descritti come pseudo-nubi.

Tuttavia, dal punto di vista scientifico, queste affermazioni non sono supportate da prove concrete. Le scie visibili in cielo, spesso chiamate “contrails” (scie di condensazione), sono un fenomeno naturale causato dalla condensazione e dal congelamento del vapore acqueo emesso dai motori degli aerei. Quando l’aria ad alta quota è sufficientemente fredda e umida, il vapore si condensa rapidamente, formando cristalli di ghiaccio che possono persistere a lungo. Questo fenomeno non ha nulla a che fare con la dispersione di sostanze chimiche nell’atmosfera.

Inoltre, la scienza meteorologica non riconosce l’esistenza di una “barriera igroscopica” in grado di influenzare i fronti meteorologici su larga scala. I fronti perturbati sono il risultato di complessi processi atmosferici legati alla dinamica delle masse d’aria, alla pressione e all’umidità, e non possono essere manipolati con tecniche clandestine senza lasciare evidenze verificabili.

L’effetto serra, che causa un aumento delle temperature al suolo, è un fenomeno ben documentato e legato all’accumulo di gas serra come anidride carbonica e metano, prodotti principalmente dall’attività umana. Sebbene le nubi possano influenzare il bilancio energetico della Terra, non esistono prove che pseudo-nubi artificiali abbiano un impatto significativo su questo processo.

Infine, un video realizzato con un drone come il DJI Phantom 4, pur essendo un potente strumento di videografia, non è sufficiente a fornire prove scientifiche. Un video può documentare fenomeni visivi, ma non è in grado di analizzare la composizione chimica dell’atmosfera o dimostrare la presenza di sostanze chimiche specifiche.

In conclusione, le teorie sulla geoingegneria clandestina e sulla manipolazione climatica attraverso barriere igroscopiche non trovano fondamento nella comunità scientifica. Qualsiasi ipotesi di questo tipo richiederebbe prove rigorose, ottenute attraverso strumenti scientifici specifici e verificate mediante il processo di revisione tra pari.

Condividi