Sono iniziate ieri le audizioni della commissione parlamentare d’inchiesta che dovrà verificare se il ministro dell’economia Robert Habeck (Verdi) ha effettivamente esaminato con scrupolo e senza pregiudizi le condizioni per portare a termine il piano di fuoriuscita dal nucleare e determinare lo spegnimento degli ultimi tre reattori. La decisione di uscire dal nucleare era stata presa dal governo di Angela Merkel all’indomani dell’incidente atomico di Fukushima. Allora l’esecutivo era composto dalla Cdu-Csu e dal partito liberaldemocratico Fdp.
La road map indicava fine 2022 come data dello spegnimento delle ultime centrali, ma l’attività delle tre centrali rimaste ancora in funzione venne prolungata di altri quattro mesi a causa della crisi energetica determinata dalla guerra di aggressione russa in Ucraina. All’epoca fu forte il contrasto fra i partiti politici sull’opportunità di seguire le tappe della road map fino al completo spegnimento di tutti i reattori e l’acceso dibattito che accompagnò la questione verteva sui rischi per le conseguenti strozzature nell’approvvigionamento energetico.
I ‘sospetti’ sulle valutazioni
La commissione è stata istituita per volere della maggiore frazione di opposizione, l’Unione composta da Cdu e Csu, che sospetta che all’interno del ministero di Habeck funzionari e forse lo stesso ministro abbiano trascurato le valutazioni più pessimistiche di alcuni esperti riguardo alle conseguenze della disattivazione delle centrali. Habeck aveva promesso che esperti indipendenti avrebbero valutato attraverso delle revisioni le reali condizioni del mercato e che la decisione di portare a termine il piano di fuoriuscita sarebbe stata presa senza mettere in pericolo l’approvvigionamento energetico della Germania.
“Ci sono sempre più prove che la revisione illimitata pretesa dal ministro Habeck non abbia mai avuto luogo”, ha dichiarato all’Handelsblatt il presidente della commissione Stefan Heck (Cdu). La commissione ha in calendario numerose audizioni ai testimoni di quei mesi per indagare se nelle procedure intraprese si sia stati condizionati da una posizione ideologica anti-nucleare a danno del paese. Solo nella seduta inaugurale sono state impiegate dieci ore per interrogare cinque testimoni, tra cui anche Wolfram König, ex presidente dell’Ufficio federale per la sicurezza nella gestione delle scorie nucleari.