Oggi, 31 ottobre, Gibellina è stata ufficialmente proclamata Capitale italiana dell’arte contemporanea 2026 dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli. La cerimonia si è svolta nella Sala Spadolini del ministero a Roma e ha visto la partecipazione di figure chiave come il Direttore Generale della Creatività Contemporanea, Angelo Piero Cappello, e la Presidente della Giuria, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.
All’evento erano presenti anche i rappresentanti delle cinque città finaliste: Carrara, Gallarate, Gibellina, Pescara e Todi.
Gibellina, risorta dalle macerie del devastante terremoto del Belice del 1968, continua a portare le cicatrici di quel tragico evento, ma è proprio attraverso l’arte che ha trovato la chiave per la sua rinascita. “Questo riconoscimento celebra una città simbolo di rinascita culturale e architettonica“, ha affermato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. “Un luogo che, dalla tragedia del terremoto, ha saputo risorgere come punto di riferimento internazionale per l’arte contemporanea e l’innovazione creativa. La scelta della cittadina trapanese sottolinea non solo l’importanza storica e culturale di questo Comune siciliano, ma anche l’incredibile contributo della nostra regione al panorama artistico nazionale.”
Proseguendo, Schifani ha aggiunto che “la scelta del ministero della Cultura rappresenta un’opportunità straordinaria per sostenere nuovi progetti e per far crescere ancora di più l’identità artistica e culturale del Comune. Come avvenuto già con Agrigento, che il prossimo anno sarà la Capitale italiana della Cultura, ci impegneremo affinché anche Gibellina, al di là del contributo statale, possa contare su ulteriori risorse finanziarie che diano impulso a iniziative che valorizzino il territorio e promuovano l’arte contemporanea in tutte le sue forme. Questo è un successo per tutta la Sicilia, che conferma la sua posizione come terra di cultura e creatività.”
La Sicilia, dopo Agrigento Capitale italiana della Cultura, ottiene dunque un altro prestigioso riconoscimento, un “segno tangibile della straordinaria ricchezza culturale dell’Isola, che rappresenta uno scrigno a cielo aperto dove si fondono e convivono etnie e tradizioni in una unicità irripetibile“, come ha dichiarato l’assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato. Per Gibellina, questa designazione rappresenta un vero e proprio riscatto.
Il terremoto della Valle del Belice, che la notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 la distrusse, rase al suolo il centro abitato, causando circa 150 morti. Il paese è stato interamente ricostruito a diciotto chilometri di distanza, dando vita al museo en plein air più grande del mondo. Numerosi artisti contribuirono alla rinascita del luogo, arricchendo il paesaggio con sculture e architetture audaci, che possono essere ammirate passeggiando tra le vie.
Alberto Burri, ad esempio, trasformò i ruderi del terremoto in opera d’arte, ricoprendoli con una colata di cemento per realizzare un enorme Cretto. Al Museo Civico di Arte Contemporanea è possibile ammirare le opere di importanti artisti che hanno operato a Gibellina durante il periodo della ricostruzione, tra cui Accardi, Consagra, Rotella, Guttuso, Schifano e Sanfilippo. Durante l’estate, la rassegna delle Orestiadi continua a perpetuare la vocazione avanguardista del luogo, offrendo un programma che include teatro, poesia, arti visive e musica.
Sul fianco scosceso della montagna dove sorgeva Gibellina vecchia si stende il Cretto di Alberto Burri, un’imponente opera di land art che ricopre i resti della città come un sudario bianco. La sua posizione Sud-Sud-Est e le dimensioni monumentali la rendono ben visibile da lontano e dalle vicine Salaparuta e Poggioreale, generando un contrasto unico con l’ambiente circostante, in parte coltivato con ordinati filari di vigneti sulle colline.
Questo grande museo en plein air, voluto dal sindaco della ricostruzione, Ludovico Corrao, ha dato nuova vita e significato a spazi ampi, aiutando al contempo gli abitanti a ricostruire identità e storia.