Per decenni, il cambiamento climatico è stato ampiamente considerato il risultato diretto delle azioni dell’uomo. Da conferenze internazionali ai documentari di denuncia, l’idea che le emissioni di gas serra, principalmente dovute all’uso di combustibili fossili e alle pratiche agricole intensive, fossero la causa principale del riscaldamento globale si è radicata nell’immaginario collettivo. Tuttavia, un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università del Colorado a Boulder ha sollevato una verità sconvolgente che potrebbe ridefinire la comprensione comune di uno dei fenomeni più discussi del nostro tempo: l’aumento delle emissioni di metano non è il risultato delle azioni dell’uomo, ma piuttosto di cicli naturali millenari.
Un cambio di prospettiva: non è colpa dell’uomo
Il metano è un gas serra estremamente potente, ma a differenza della CO₂, la sua permanenza nell’atmosfera è molto più breve. Si degrada in circa un decennio, il che significa che ridurre le emissioni di metano potrebbe avere un effetto immediato e significativo sul rallentamento del riscaldamento globale. Finora, le politiche climatiche globali si sono concentrate sul taglio delle emissioni derivanti dall’attività umana, ma lo studio della CU Boulder sfida profondamente questa visione. I dati rivelano infatti che la recente impennata nelle emissioni di metano a livello globale è guidata da processi naturali, non dalle attività umane.
Sylvia Michel, assistente di ricerca senior presso l’Istituto di ricerca artica e alpina (INSTAAR) della CU Boulder, spiega: “Capire da dove proviene il metano ci aiuta a guidare strategie di mitigazione efficaci. Abbiamo bisogno di saperne di più su queste emissioni per capire che tipo di futuro climatico aspettarci“. Michel e il suo team hanno lavorato per anni con il Global Monitoring Laboratory (GML) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), raccogliendo campioni d’aria da 22 siti globali per analizzare la composizione isotopica del metano. Grazie a questa analisi, sono stati in grado di identificare con precisione l’origine delle emissioni di metano: la maggior parte di esse non proviene da combustibili fossili, ma da fonti naturali, principalmente microbi presenti nelle zone umide, nelle viscere dei ruminanti e nelle discariche.
I microbi, in particolare gli archei, sono microrganismi che producono metano come sottoprodotto della decomposizione della materia organica in ambienti privi di ossigeno. Questa dinamica è un processo naturale che ha luogo da milioni di anni, e che esiste indipendentemente dalle attività umane. Ciò che è emerso dallo studio è che il riscaldamento globale in corso sta accelerando il metabolismo di questi microbi, facendo sì che emettano ancora più metano. Il team ha rilevato che il metano proveniente dai microbi è diventato predominante, con un contributo superiore al 90% delle emissioni totali di metano negli ultimi anni.
Un metano naturale: il cambiamento climatico come ciclo inevitabile
Per comprendere appieno la portata di questa scoperta, è importante esaminare i cicli naturali che caratterizzano il clima terrestre. Il nostro pianeta, nel corso della sua lunga storia, ha attraversato numerosi periodi di riscaldamento e raffreddamento. Questi cicli, conosciuti come cicli di Milanković, sono influenzati da vari fattori, tra cui le variazioni dell’orbita terrestre, l’attività solare, e le dinamiche interne della Terra stessa, come le eruzioni vulcaniche e le correnti oceaniche.
Michel e il suo team hanno scoperto che, a partire dal 2007, le emissioni di metano sono aumentate rapidamente, con un picco record nel 2020 e un nuovo record stabilito nel 2021. Tuttavia, attraverso l’analisi isotopica, è emerso che il metano prodotto dalle fonti naturali ha surclassato quello derivante dai combustibili fossili. Jianghanyang (Ben) Li, co-autore dello studio, sottolinea: “Le concentrazioni di metano nell’aria sono quasi triplicate dal 1700“. Nonostante l’aumento delle attività industriali e agricole durante questo periodo, è chiaro che i processi naturali hanno un ruolo predominante in questo incremento.
Il Global Monitoring Laboratory della NOAA ha raccolto dati dettagliati su questi fenomeni, dimostrando che i microbi, soprattutto quelli che vivono nelle viscere degli animali e nel suolo delle zone umide, hanno emesso sempre più metano negli ultimi anni. Questo fenomeno non è nuovo; piuttosto, è un processo che ha caratterizzato il pianeta per millenni.
Il riscaldamento globale: il pianeta risponde al proprio ciclo
Una delle scoperte più sorprendenti dello studio è la comprensione del meccanismo attraverso cui il cambiamento climatico attuale sta innescando e alimentando ulteriormente questi cicli naturali. Michel spiega: “In un mondo che si riscalda, non sarebbe sorprendente se una di queste fonti emettesse più metano“. Proprio come altri organismi viventi, i microbi rispondono all’aumento delle temperature accelerando il loro metabolismo, il che significa che più il pianeta si riscalda, più metano viene rilasciato nell’atmosfera.
Questo ciclo climatico, alimentato dai microbi, rappresenta una componente chiave del cambiamento climatico odierno. Le attività umane, sebbene contribuiscano in parte al riscaldamento globale, non sono l’unico fattore né il principale. I processi naturali, che includono non solo l’attività microbica ma anche altre fonti naturali come le zone umide e le discariche, sono la vera forza motrice dietro l’aumento delle emissioni di metano.
Ciò implica che, anche senza la presenza dell’uomo, il pianeta avrebbe attraversato fasi di riscaldamento simili, proprio come ha fatto nel corso della sua lunga storia geologica. Questo mette in discussione la narrativa predominante che vede l’uomo come il principale artefice della crisi climatica.
La responsabilità dell’uomo
Nonostante l’importanza di questa scoperta, il team di ricerca sottolinea che questo non significa che le attività umane siano prive di impatto sul clima. Tuttavia, questo studio cambia la nostra comprensione della portata del contributo umano rispetto ai cicli naturali che guidano il cambiamento climatico. “Alcuni studi precedenti hanno suggerito che le attività umane, in particolare i combustibili fossili, sono state la fonte primaria della crescita del metano negli ultimi anni,” afferma Xin (Lindsay) Lan, scienziato del CIRES presso CU Boulder e NOAA. “Questi studi non sono riusciti a esaminare il profilo isotopico del metano, il che potrebbe portare a una conclusione diversa e a un quadro incompleto delle emissioni globali di metano”.
Il futuro del cambiamento climatico
L’aspetto più importante che emerge da questa ricerca è che il cambiamento climatico non è un fenomeno che l’uomo può controllare completamente. Le emissioni naturali di metano, prodotte dai microbi e da altri processi biologici, rappresentano una forza che esula dal controllo umano. Questi cicli di riscaldamento e raffreddamento sono avvenuti per milioni di anni e continueranno ad accadere, indipendentemente dalle azioni umane.
Ciò non significa che l’uomo non debba fare nulla per affrontare il cambiamento climatico. Al contrario, la sfida per l’umanità è imparare a convivere con questi cicli naturali, adattarsi e ridurre al minimo l’impatto delle proprie attività. Tuttavia, dobbiamo anche accettare che non tutto ciò che riguarda il clima è sotto il nostro controllo. I microbi, i processi naturali e i cicli climatici sono parte di un sistema più grande e complesso che l’uomo non può arrestare.