Un team di ricerca dell’Università dello Utah ha sviluppato nuovi modelli di analisi in grado di chiarire due processi cruciali all’interno del sistema del ghiaccio marino, processi che esercitano profonde influenze sul clima globale. Questi modelli esaminano in particolare il flusso di calore attraverso il ghiaccio marino, un elemento che stabilisce un collegamento termico tra oceano e atmosfera, e la dinamica della zona di ghiaccio marginale (Miz), una regione serpentina della calotta di ghiaccio marino artico che separa la densa banchisa dall’oceano aperto. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su ‘Scientific Reports’ e sui ‘Proceedings of the Royal Society A’.
È importante sottolineare che il ghiaccio marino non è un corpo solido, ma assomiglia più a una spugna, con piccoli fori riempiti di acqua salata o inclusioni di salamoia. Quando l’acqua dell’oceano sottostante interagisce con questo ghiaccio, può generare un flusso che permette al calore di muoversi più rapidamente attraverso il ghiaccio, proprio come accade quando si mescola una tazza di caffè. Attraverso strumenti matematici avanzati, gli studiosi hanno investigato quanto questo flusso possa aumentare il movimento del calore.
In aggiunta, lo studio sulla conducibilità termica ha rivelato che il ghiaccio nuovo, diversamente dal ghiaccio che si mantiene congelato anno dopo anno, permette un flusso d’acqua maggiore, facilitando così un aumento del trasferimento di calore. Gli attuali modelli climatici potrebbero dunque sottostimare la quantità di calore che si muove attraverso il ghiaccio marino, in quanto non considerano adeguatamente questo flusso d’acqua.
Riguardo al secondo aspetto delle dinamiche dei ghiacci polari analizzato, i ricercatori hanno suggerito un nuovo approccio alla Miz, concependola come una “regione di transizione di fase su larga scala“, simile al processo di fusione del ghiaccio in acqua. Tradizionalmente, il fenomeno dello scioglimento è stato interpretato come un evento su piccola scala, localizzato ai margini dei banchi di ghiaccio. Tuttavia, quando si osserva l’Artico nella sua interezza, la Miz può essere considerata una vasta zona di transizione tra ghiaccio solido e denso e acqua. Questa nuova visione contribuisce a chiarire perché la Miz non rappresenti semplicemente un confine netto, ma piuttosto una regione fluida in cui ghiaccio e acqua coesistono.