Nel vasto ciclo naturale che interconnette oceani e fiumi, i salmoni del Pacifico svolgono un ruolo chiave come mediatori tra ecosistemi marini e terrestri. Questi pesci migratori, che viaggiano per migliaia di chilometri dai mari aperti fino ai corsi d’acqua dolce dove si riproducono, sono protagonisti di un processo ecologico complesso. Non solo trasportano nutrienti essenziali per i loro ambienti di destinazione, ma insieme a questi, portano anche contaminanti che possono alterare gli equilibri naturali.
Un recente studio pubblicato da Jessica E. Brandt e colleghi, dal titolo “Continental-scale nutrient and contaminant delivery by Pacific salmon“, mette in luce il duplice effetto di questo straordinario trasferimento biologico. L’articolo, frutto di anni di ricerca approfondita, quantifica per la prima volta l’impatto delle migrazioni dei salmoni su scala continentale in termini di nutrienti e contaminanti trasportati dai mari verso i fiumi nordamericani. Attraverso l’analisi di dati raccolti in oltre quattro decenni (1976-2015), gli scienziati hanno dimostrato come l’aumento della biomassa dei salmoni, soprattutto del salmone rosa, abbia incrementato significativamente l’apporto di nutrienti nei fiumi, riducendo al contempo il rischio di contaminazione.
L’importanza del trasporto di nutrienti
Le migrazioni dei salmoni, che iniziano negli oceani e culminano nei fiumi e laghi interni del Nord America, costituiscono un esempio perfetto di come la natura sia interconnessa. I nutrienti che i salmoni trasportano con sé, accumulati durante la loro vita negli oceani, giocano un ruolo fondamentale negli ecosistemi di acqua dolce. L’apporto di azoto, fosforo e altri nutrienti è essenziale per stimolare la produttività delle reti alimentari interne, influenzando positivamente la crescita delle piante acquatiche, che a loro volta sostengono una varietà di specie animali, dagli insetti ai grandi predatori.
Secondo Brandt e colleghi, l’abbondanza di salmoni del Pacifico è aumentata negli ultimi decenni, un cambiamento che si riflette in un notevole incremento del trasporto di nutrienti marini. Durante i 40 anni di studio, gli scienziati hanno stimato che l’apporto di nutrienti è cresciuto del 30%, grazie soprattutto alla presenza del salmone rosa, una specie con un ciclo di vita breve ma con la capacità di trasportare più nutrienti rispetto ai contaminanti. Questi dati sono particolarmente rilevanti in quanto dimostrano che le migrazioni annuali di salmoni contribuiscono a migliorare la salute ecologica di molti ecosistemi fluviali.
Il lato oscuro del trasporto: i contaminanti
Tuttavia, insieme ai nutrienti essenziali, i salmoni trasportano anche una serie di contaminanti derivati dalla loro esposizione nell’ambiente marino. Durante la loro vita negli oceani, questi pesci accumulano sostanze come mercurio, PCB (policlorobifenili) e altri inquinanti che finiscono poi nei corsi d’acqua dolce una volta che i salmoni tornano a riprodursi. Anche se l’apporto di contaminanti è aumentato solo del 20% rispetto ai nutrienti, lo studio sottolinea che questo dato non può essere ignorato.
L’accumulo di contaminanti nelle reti alimentari fluviali potrebbe avere conseguenze per i predatori di salmoni, come orsi e aquile, che si nutrono abbondantemente di questi pesci durante la stagione riproduttiva. Brandt e colleghi avvertono che, benché i benefici ecologici del trasporto di nutrienti superino i rischi legati ai contaminanti, la situazione potrebbe essere diversa per alcune specie a rischio o per particolari ambienti più vulnerabili.
L’impatto del salmone rosa e il futuro degli ecosistemi
Un altro aspetto interessante del lavoro di Brandt è la particolare enfasi posta sul ruolo del salmone rosa (Oncorhynchus gorbuscha). Questa specie, che si riproduce ogni due anni e vive un ciclo di vita relativamente breve rispetto ad altre specie di salmoni, si nutre in un livello inferiore nella catena alimentare marina. Ciò significa che accumula meno contaminanti rispetto a specie che si trovano più in alto nella catena, come il salmone reale (Oncorhynchus tshawytscha). Di conseguenza, il salmone rosa riesce a trasportare una quantità maggiore di nutrienti rispetto ai contaminanti, rendendo il suo impatto più favorevole in termini ecologici.
L’aumento della popolazione di salmone rosa, che ha dominato i ritorni dei salmoni tra il 1976 e il 2015, è stato dunque un fattore cruciale nel miglioramento della qualità dei nutrienti trasportati verso gli ecosistemi fluviali. Tuttavia, gli autori mettono in guardia: il cambiamento climatico e l’impatto delle attività umane sugli ecosistemi marini potrebbero influenzare le dinamiche future di queste migrazioni, alterando il fragile equilibrio tra benefici e rischi associati al trasporto di nutrienti e contaminanti.
Un modello per altre specie migratorie?
Lo studio condotto da Brandt e colleghi offre una nuova prospettiva non solo per quanto riguarda i salmoni del Pacifico, ma anche per altre specie migratorie che svolgono un ruolo simile nel trasporto di nutrienti e contaminanti tra ecosistemi. Ad esempio, specie di uccelli, mammiferi marini e altre creature migratorie potrebbero avere effetti simili su larga scala, portando benefici ecologici ma anche rischi per gli habitat che attraversano.
Inoltre, la ricerca solleva interrogativi su come i cambiamenti ambientali a lungo termine, come il riscaldamento degli oceani e la perdita di habitat naturali, potrebbero modificare i modelli di migrazione e il bilancio tra nutrienti e contaminanti trasportati da queste specie. Comprendere meglio questi processi sarà cruciale per la gestione futura degli ecosistemi e delle specie migratorie.