La deforestazione globale è inarrestabile. Dalla Bolivia all’Indonesia, le foreste vengono abbattute per far spazio all’agricoltura e all’estrazione di materie prime, minando gli obiettivi internazionali volti a fermare questa distruzione entro il 2030. Uno studio pubblicato recentemente conferma che nel 2023 sono stati persi 6,37 milioni di ettari di foresta, un’area equivalente a 9,1 milioni di campi da calcio. Questa cifra, riportata nella “Valutazione della dichiarazione forestale 2024“, stilata da circa trenta organizzazioni non governative e istituti di ricerca, “supera in modo significativo” il livello di deforestazione (non più di 4,4 milioni di ettari) che avrebbe mantenuto il mondo sulla giusta via per l’eliminazione della deforestazione entro la fine del decennio, come promesso da oltre 140 leader alla COP26 di Glasgow.
La deforestazione in Bolivia e Indonesia
Le foreste sono essenziali per la biodiversità e la regolazione climatica: ospitano l’80% delle specie animali e vegetali e svolgono un ruolo cruciale nell’assorbimento della CO₂, il principale gas serra responsabile del riscaldamento globale. Tuttavia, “a livello globale, la deforestazione è peggiorata, anziché migliorare, dall’inizio del decennio”, ha spiegato Ivan Palmegiani, esperto di Climate Focus e uno degli autori principali del rapporto. “Siamo a soli sei anni da una scadenza globale cruciale per fermare la deforestazione, eppure le foreste continuano ad essere abbattute, degradate e bruciate ad un ritmo allarmante”, ha aggiunto.
Tra i dati più preoccupanti, spicca la perdita di 3,7 milioni di ettari di foresta tropicale primaria nel 2023. Questo tipo di foresta è di vitale importanza per la sua capacità di assorbire grandi quantità di CO₂ e la sua ricca biodiversità. Nonostante l’importanza della foresta primaria, il tasso di distruzione è rimasto costante, in netto contrasto con gli obiettivi internazionali.
La situazione è particolarmente critica in Bolivia, dove la deforestazione è aumentata del 351% tra il 2015 e il 2023. Secondo il rapporto, questa impennata “allarmante” è dovuta principalmente alla crescente domanda di prodotti agricoli come soia, carne bovina e zucchero. “Una tendenza che non mostra segni di diminuzione”, afferma il rapporto.
Anche l’Indonesia, che negli ultimi anni aveva mostrato segnali di miglioramento, ha visto un nuovo aumento della deforestazione nel 2023. Questo incremento è legato all’espansione delle miniere di nichel e alla produzione di viscosa, un materiale utilizzato nell’industria tessile e spesso presentato come “ecologico”. Il nichel, in particolare, è richiesto per la produzione di batterie per veicoli elettrici e altre tecnologie rinnovabili, creando una complessa contraddizione tra la lotta alla deforestazione e la transizione energetica globale. Inoltre, la produzione di biomassa e la conversione di terre forestali in piantagioni agricole su larga scala continuano a mettere sotto pressione le foreste indonesiane.
Il Brasile, sebbene rimanga il paese con il più alto tasso di deforestazione, ha registrato progressi significativi. Le misure di protezione introdotte dal Presidente Lula da Silva hanno ridotto significativamente la deforestazione nell’Amazzonia, ma la situazione è peggiorata nel Cerrado, la regione agricola centrale del Paese.
Il rapporto evidenzia inoltre il problema del degrado forestale, un fenomeno in cui le foreste non vengono completamente distrutte, ma danneggiate da attività come il disboscamento, la costruzione di strade o gli incendi. Nel 2022, l’area colpita da degrado forestale è stata equivalente a due volte la superficie della Germania.
Erin Matson, co-autrice del rapporto e esperta di Climate Focus, ha sottolineato l’importanza di politiche “robuste” per contrastare efficacemente la deforestazione. “La conservazione e il ripristino delle foreste non possono essere soggetti ai venti mutevoli della politica”, ha dichiarato durante una conferenza stampa, esprimendo preoccupazione per la recente proposta della Commissione Europea di posticipare l’entrata in vigore della legge anti-deforestazione al 2025. Secondo Matson, “dobbiamo ripensare radicalmente il nostro rapporto con il consumo e garantire che i nostri modelli di produzione cessino di dipendere dallo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali”.
Nonostante gli impegni assunti a livello internazionale, la strada verso l’eliminazione della deforestazione appare ancora lunga e incerta. La crescente pressione sulle foreste per soddisfare le esigenze di un’economia globale sempre più dipendente da risorse come il nichel e la soia rappresenta una sfida critica per la sostenibilità del pianeta.