Con l’umanità a un passo da un nuovo test di preparazione globale, l’allerta arriva chiara e forte: la prossima pandemia potrebbe “cogliere il mondo in subbuglio”, nonostante i notevoli progressi compiuti durante la crisi del COVID-19. Questo ammonimento proviene dal Global Preparedness Monitoring Board (GPMB), l’organismo internazionale di massimo livello dedicato alla preparazione pandemica. In un rapporto pubblicato il 14 ottobre 2024, gli esperti mettono in guardia contro i rischi emergenti, rivelando come variabili moderne come l’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva, la disuguaglianza sociale e l’intelligenza artificiale aumentino le probabilità di un nuovo focolaio globale.
Un mondo alle prese con epidemie in aumento
Il rapporto evidenzia che, nonostante i progressi nella lotta contro le pandemie, la realtà è che il mondo è mal preparato per affrontare nuove emergenze sanitarie. “L’umanità è meglio attrezzata che mai per contenere le epidemie alla fonte”, affermano gli autori, richiamando l’attenzione sulle innovazioni mediche e sulle strutture di risposta internazionale migliorate dal COVID-19. Tuttavia, “è molto probabile che la prossima pandemia coglierà di nuovo il mondo in subbuglio, senza i piani di preparazione pronti per l’attuazione fin dal primo giorno”.
Il GPMB sta monitorando attentamente il panorama attuale. In particolare, il mondo è in allerta per la diffusione dell’influenza aviaria H5N1, che continua a propagarsi dagli animali infetti all’uomo, e per una nuova variante di mpox che sta rapidamente guadagnando terreno in Africa centrale. Mentre il rapporto era in fase di finalizzazione, si è verificata un’epidemia di Marburg in Ruanda, un virus mortale con un tasso di mortalità fino all’88%, che ha già causato la morte di oltre una dozzina di persone, sottolineando così l’urgenza della situazione.
I fattori di rischio da affrontare
Secondo il GPMB, l’emergere di nuovi agenti patogeni è amplificato dai cambiamenti nei modelli di vita e dalla continua invasione dell’attività umana negli ambienti naturali. “Il cambiamento dei modelli di vita e la continua invasione delle attività umane negli ambienti naturali” stanno “alterando il panorama globale del rischio”, avvertono gli esperti, e rendono “più probabile l’emergere di nuovi agenti patogeni”. Questa affermazione pone l’accento sull’interazione sempre più complessa tra uomo e ambiente, suggerendo che la crisi pandemica non è solo un problema sanitario, ma anche ecologico e sociale.
Tra i 15 fattori di rischio identificati, quattro sono stati evidenziati come particolarmente impattanti. Il primo è il movimento di persone a livello globale, che ha raggiunto livelli record e continua a crescere. In parallelo, l’aumento del numero di animali da allevamento sta contribuendo alla diffusione di virus come l’H5N1. Inoltre, l’ascesa dei social media ha reso la popolazione più vulnerabile alla disinformazione, creando una battaglia costante per le organizzazioni sanitarie pubbliche nel mantenere informati i cittadini.
Il fattore di rischio cruciale, però, sembra essere la crescente sfiducia nelle istituzioni e nei governi, che minaccia la nostra capacità collettiva di affrontare le emergenze sanitarie. “C’è stato un calo della fiducia in molti paesi”, affermano gli autori del rapporto. “La sfiducia nelle istituzioni sta crescendo e la fiducia nel sistema multilaterale è a rischio”, un fenomeno amplificato dalle divisioni emerse durante la pandemia di COVID-19.
Le raccomandazioni per una preparazione efficace
Di fronte a questi avvertimenti, il GPMB ha delineato tre raccomandazioni fondamentali per migliorare la preparazione globale. La prima implica la priorità nella creazione di profili di rischio e valutazioni che considerino vari fattori, dai conflitti ai cambiamenti climatici, che influenzano la possibilità di emergenze sanitarie. È essenziale che le valutazioni siano globali e non limitate a singole nazioni, per garantire una risposta coordinata e tempestiva.
In secondo luogo, i piani di preparazione devono includere l’equità, assicurando che le necessità delle popolazioni vulnerabili siano affrontate. È cruciale garantire che tutti, indipendentemente dalla loro posizione geografica o socioeconomica, abbiano accesso a contromisure mediche come vaccini e trattamenti.
Infine, il GPMB ha esortato a rafforzare la collaborazione tra settori diversi, sottolineando che le crisi sanitarie non possono essere affrontate isolatamente. Joy Phumaphi, ex ministro della Salute del Botswana e co-presidente del GPMB, ha commentato che queste raccomandazioni rappresentano “un cambiamento coraggioso nel modo in cui la comunità globale affronta la preparazione”.
La sfida della fiducia
L’ultimo punto sollevato da Phumaphi è di particolare rilevanza: il mondo non è pronto per la prossima pandemia. “Il mondo non è pronto per la prossima pandemia. L’Africa non è pronta, l’Europa non è pronta, le Americhe non sono pronte, l’Oceania non è pronta e l’Asia non è pronta”, ha dichiarato in un briefing prima della pubblicazione del rapporto. Questa affermazione pone in evidenza l’urgenza di agire per migliorare la preparazione e ripristinare la fiducia nel sistema sanitario globale.
Mentre la comunità internazionale ha compiuto passi avanti significativi nella preparazione pandemica, i segnali di allerta non possono essere ignorati. La prossima pandemia potrebbe arrivare più velocemente di quanto si pensi, e senza misure concrete e collaborative, il mondo potrebbe trovarsi impreparato e vulnerabile. La fiducia è un elemento chiave: “L’unico modo per ricostruire quella fiducia è prendersi cura di queste sfide”, ha affermato Phumaphi. “Dobbiamo intraprendere azioni che dimostrino effettivamente che possiamo lavorare insieme come comunità globale in modo equo”.
Con l’umanità già a rischio di affrontare nuove minacce sanitarie, è imperativo che ogni nazione prenda coscienza di queste sfide e si prepari adeguatamente. La lezione del COVID-19 è chiara: non possiamo permetterci di sonnecchiare mentre ci avviciniamo al prossimo potenziale disastro pandemico.