Un nuovo studio pubblicato su Nature Communications ha svelato che alcuni alberi più comuni in Europa sono in grado di preservare la propria variabilità genetica nonostante i profondi cambiamenti climatici. Lo studio, condotto da un team di scienziati provenienti dall’Università di Uppsala e altri 22 istituti di ricerca europei, ha analizzato il DNA di 3.500 alberi appartenenti a sette diverse specie. Questo lavoro ha messo in luce una sorprendente resilienza genetica che potrebbe rivelarsi cruciale per affrontare le sfide ambientali del futuro.
L’adattamento degli alberi ai cambiamenti climatici
I ricercatori si aspettavano di trovare una ridotta variabilità genetica nelle piante a causa dell’impatto delle ere glaciali, che hanno drasticamente ridotto il numero di piante e il loro areale di distribuzione. Tuttavia, i risultati hanno dimostrato una diversità genetica ancora significativa. “Dal punto di vista della biodiversità, questo è molto positivo perché questi alberi sono specie chiave da cui dipendono molte altre specie,” ha spiegato Pascal Milesi, principale autore dello studio.
La ricerca ha mostrato che, nonostante l’ultima era glaciale risalente a circa 10.000 anni fa, queste specie hanno mantenuto un’elevata variabilità genetica. Questa capacità di adattamento è in parte dovuta alla diffusione del polline degli alberi, che può viaggiare per migliaia di chilometri, contribuendo così a riunire piante lontane tra loro. “Crediamo che la ragione di questa elevata diversità genetica sia legata al modo in cui queste specie arboree sono sopravvissute alle ere glaciali e al fatto che il polline degli alberi può viaggiare per migliaia di chilometri, riunendo alberi che crescono molto distanti tra loro. Questo è un segnale positivo. I processi evolutivi che erano in gioco nel passato possono essere utili anche per far fronte ai rapidi cambiamenti climatici di oggi,” ha proseguito Milesi.
Lo studio ha interessato diverse specie presenti in tutta Europa, incluse abete rosso, pino silvestre e betulla argentata in Svezia, che costituiscono la maggior parte delle foreste svedesi. Oltre a essere cruciali per la biodiversità, queste specie sono fondamentali per l’industria del legname e, di conseguenza, per l’economia e la società svedese.
“Contrariamente a quanto si pensava da tempo, i cicli dell’era glaciale hanno avuto un impatto minimo sulla diversità genetica di queste sette specie chiave. Ciò si spiega principalmente con una combinazione di caratteristiche uniche, ovvero il lungo tempo di generazione e la capacità del loro polline di diffondersi per migliaia di chilometri,” ha aggiunto Milesi.
Infine, il ricercatore ha sottolineato l’importanza delle scoperte dello studio nel contesto dell’attuale crisi della biodiversità e dei cambiamenti climatici: “A causa del sesto evento di estinzione di massa e della crisi della biodiversità in corso, è facile che le persone abbiano la sensazione che sia troppo tardi e siano pronte ad arrendersi. Questo studio lancia un segnale positivo sulle nostre foreste e fornisce informazioni importanti per aiutare a gestire la biodiversità forestale di fronte ai cambiamenti climatici.”