Una recente analisi pubblicata sulla rivista scientifica Nature ha portato alla luce due siti archeologici eccezionali, situati a oltre 2.000 metri sul livello del mare, che potrebbero rivoluzionare la nostra comprensione delle dinamiche commerciali e delle interazioni politiche lungo le storiche rotte della Via della Seta. Queste scoperte, situate in una delle aree più remote dell’Uzbekistan, non solo offrono nuove informazioni sul passato, ma suggeriscono anche un ripensamento fondamentale del ruolo delle comunità periferiche nel plasmare il commercio e le relazioni sociali durante il periodo medievale.
La rarità delle città ad alta quota
Le città archeologiche ubicate ad altitudini elevate sono un fenomeno raro e straordinario. Attualmente, solo il 3% della popolazione mondiale vive a oltre 2.000 metri di altezza. Le sfide ambientali e logistiche associate alla costruzione di insediamenti in queste aree sono significative. Le difficoltà legate alle limitazioni tecnologiche, alle risorse idriche scarse e ai terreni agricoli limitati hanno storicamente impedito lo sviluppo di grandi comunità in tali ambienti estremi.
Tradizionalmente, si è pensato che le comunità a queste altitudini fossero prevalentemente nomadi o di piccole dimensioni, relegando le città storiche a posizioni più basse, dove le risorse erano più facilmente accessibili. Tuttavia, le recenti scoperte di Tashbulak e Tugunbulak, due antiche città situate sulle montagne dell’Uzbekistan, dimostrano che la storia delle città montane è più complessa e sfaccettata di quanto si fosse precedentemente ritenuto.
Scoperta dei siti archeologici lungo la Via della Seta
Tashbulak e Tugunbulak sono state scoperte rispettivamente nel 2011 e nel 2015. Queste città si trovano a soli 5 km di distanza l’una dall’altra e occupano posizioni strategiche lungo le vie della seta medievali, che collegavano le civiltà dell’Asia orientale e occidentale. Nonostante le ricerche precedenti avessero rivelato scarse evidenze di insediamenti permanenti a tali altitudini, l’analisi condotta da Michael Frachetti e colleghi ha portato alla luce informazioni sorprendenti e nuove prospettive sul passato.
Tecnologie innovative per la ricerca archeologica
Per analizzare i due siti, Frachetti e il suo team hanno utilizzato dati provenienti da 22 voli lidar (rilevamento e raggio della luce), una tecnica di telerilevamento altamente avanzata. Questi voli, effettuati a luglio 2022, hanno consentito ai ricercatori di mappare dettagliatamente il terreno e le strutture presenti a Tashbulak e Tugunbulak, rivelando un livello di complessità e organizzazione che sfida le concezioni preesistenti sulle città montane.
Le analisi lidar hanno mostrato che Tugunbulak occupa una superficie di circa 120 ettari (1,2 km²) e presenta prove di oltre 300 strutture uniche. Queste strutture variano notevolmente in dimensioni, da 30 a 4.300 metri quadrati, suggerendo una pianificazione urbanistica sofisticata. Frachetti e il suo team hanno identificato torri di guardia collegate a muri lungo una cresta, terrazzamenti per l’agricoltura e una fortezza centrale circondata da robuste mura costruite con pietra e mattoni di fango.
Nel frattempo, Tashbulak si estende su una superficie di 12-15 ettari (0,12-0,15 km²) e presenta un piano urbanistico simile a quello delle città contemporanee dell’Asia centrale medievale. Anche in questo caso, i ricercatori hanno notato la presenza di una cittadella centrale, caratterizzata da un tumulo sopraelevato e fortificazioni murate, con almeno 98 abitazioni che condividono forme e dimensioni simili a quelle riscontrate a Tugunbulak.
Un nuovo modello di insediamento
Queste scoperte indicano che le città montane non erano semplici avamposti periferici, ma centri vitali per le interazioni commerciali e culturali. La loro posizione strategica avrebbe potuto permettere a queste comunità di sfruttare le risorse naturali del territorio, come i minerali e i pascoli, ma anche di difendersi da possibili attacchi.
La progettazione urbanistica di entrambe le città suggerisce una pianificazione strategica, pensata per massimizzare la sicurezza e l’efficienza. Le strutture fortificate e le torri di guardia indicano una necessità di protezione e vigilanza, evidenziando il ruolo cruciale che queste comunità potrebbero aver avuto nell’interazione con i gruppi di commercianti che attraversavano la Via della Seta. Questo cambiamento di paradigma ci invita a riconsiderare la percezione delle città montane come un elemento fondamentale nella rete commerciale dell’epoca.
L’impatto sulle strutture sociali e politiche
Le evidenze archeologiche suggeriscono che Tashbulak e Tugunbulak non solo servissero come punti di sosta lungo le rotte commerciali, ma che avessero anche un ruolo significativo nella formazione di reti sociali e politiche dell’epoca. La loro esistenza testimonia un’interazione complessa tra le comunità montane e le principali rotte commerciali, sottolineando l’importanza delle regioni periferiche nel contesto del commercio globale.
L’analisi dei dati lidar ha rivelato la possibilità che queste città fungessero da centri di scambio culturale e commerciale, contribuendo alla diffusione di idee, tecnologie e culture tra le diverse popolazioni che transitavano lungo la Via della Seta. I legami creati tra le comunità montane e le città più grandi avrebbero potuto influenzare le strutture politiche, favorendo alleanze e accordi commerciali che avrebbero avuto ripercussioni a lungo termine.
Implicazioni per la ricerca futura
Gli autori dell’analisi pubblicata su Nature concludono che i voli lidar hanno offerto una visione senza precedenti delle due antiche città. Sottolineano l’importanza di ulteriori indagini su insediamenti montani come Tashbulak e Tugunbulak, poiché potrebbero rivelare ulteriori informazioni sul loro impatto sulle strutture sociali e politiche dell’epoca medievale.
La ricerca continua a dimostrare che le città montane possono svolgere un ruolo cruciale nella storia della Via della Seta, e che queste comunità non devono essere trascurate quando si studiano le dinamiche storiche e culturali della regione.
Inoltre, l’interesse crescente per l’archeologia montana può anche offrire nuove opportunità per comprendere come le popolazioni abbiano adattato le loro pratiche e strutture sociali a contesti ambientali estremi. Con l’aumento delle sfide legate ai cambiamenti climatici, la comprensione delle pratiche sostenibili e delle interazioni comunitarie in contesti difficili può fornire spunti preziosi per le società moderne.