L’uragano Milton ha recentemente colpito la Florida, facendo scattare l’allerta in uno degli stati più vulnerabili degli Stati Uniti. Il suo impatto, inizialmente previsto come devastante, è stato fortunatamente ridimensionato a causa di un indebolimento della tempesta, che è passata da categoria 4 a 1 prima di toccare terra. Tuttavia, mentre l’uragano continua a generare discussioni, il meteorologo Guido Guidi, tenente colonnello dell’Aeronautica Militare italiana, ha voluto chiarire alcuni punti che spesso vengono fraintesi quando si parla di fenomeni meteorologici così intensi, offrendo una prospettiva più sobria rispetto a molte affermazioni fatte da politici e media.
L’indebolimento di Milton: categoria 4, poi 2 e infine 1
Secondo le stime, Milton, inizialmente classificato come uragano di categoria 4, con venti che hanno raggiunto i 210-250 chilometri orari, ha iniziato a perdere potenza durante il suo avvicinamento alla costa occidentale della Florida. Inizialmente temuto come un potenziale disastro di proporzioni storiche, Milton è poi passato a categoria 2 e infine a 1, un processo noto come “attenuazione” che ha evitato una catastrofe maggiore.
“Prima di toccare terra, l’uragano Milton è sceso da categoria 4 a categoria 2 e poi a categoria 1 – ha spiegato Guidi a Il Giornale d’Italia – evitando di causare ciò che si temeva, compreso l’effetto devastante delle onde di marea e dei venti fortissimi“. Nonostante l’allarme generato, le previsioni peggiori sono state scongiurate grazie al rapido indebolimento della tempesta.
Tuttavia, l’uragano ha comunque causato notevoli disagi. Prima ancora di raggiungere la terraferma, Milton ha generato 19 tornado, distruggendo circa 125 abitazioni e provocando il caos in Florida, con evacuazioni di massa e cancellazione di migliaia di voli. Le immagini trasmesse dalla NOAA, l’agenzia statunitense per l’atmosfera e gli oceani, hanno mostrato gli effetti del passaggio all’interno della tempesta: raffiche violente, cieli oscurati e visibilità pressoché nulla, in una scena che sembrava estratta da un film apocalittico.
Gli uragani recenti: Milton non è il più potente
L’uragano Milton è stato definito da molti, compreso il presidente americano Joe Biden, come uno dei più devastanti degli ultimi 100 anni. Tuttavia, Guidi ha contestato questa valutazione, chiarendo che, pur essendo una tempesta significativa, non si tratta del fenomeno più potente che si sia abbattuto sulla regione negli ultimi decenni.
“Non è il più forte degli ultimi 20 anni – ha sottolineato il meteorologo – Nel 2004 c’è stato l’uragano Charlie, che era categoria 4. Poi, nel 2017, della stessa categoria ci sono stati Harvey e Irma. Nel 2018 Michael, che era addirittura categoria 5. Ci sono stati Laura e Ida e poi ancora Ian nel 2022, sempre di categoria 4“.
Questo elenco di uragani storici dimostra che, nonostante Milton fosse una minaccia seria, gli Stati Uniti hanno già affrontato tempeste ben più distruttive. La storia degli uragani dimostra che i fenomeni di categoria 4 e 5 sono tutt’altro che rari e l’indebolimento di Milton ha impedito che fosse ricordato come uno degli eventi più devastanti della storia recente.
Il cambiamento climatico e gli uragani: un legame non così diretto?
Sempre più spesso, quando eventi meteorologici estremi come uragani o nubifragi colpiscono una regione, si tende ad attribuire la loro intensità al cambiamento climatico. Tuttavia, Guidi ha espresso scetticismo su questa associazione diretta, invitando a non interpretare ogni evento meteorologico come una conseguenza del riscaldamento globale.
“Il cambiamento climatico non c’entra nulla – ha affermato con fermezza Guidi – Le proiezioni sugli uragani dicono che dovrebbero in linea di massima diminuire di numero, ma aumentare quelli intensi. Nella realtà delle cose questo trend non c’è“. Secondo il meteorologo, l’andamento della frequenza e della potenza degli uragani non segue ancora i modelli che molti scienziati avevano ipotizzato, rendendo più complessa la relazione tra clima e fenomeni estremi.
Negli ultimi anni, si è parlato di un aumento della forza degli uragani a causa dell’innalzamento delle temperature oceaniche. L’acqua calda è infatti uno degli elementi che fornisce “energia” agli uragani, permettendo loro di intensificarsi. Tuttavia, come ribadito da Guidi, l’andamento degli uragani è fortemente casuale. “Dal 2005 al 2015, per ben dieci anni, ci sono stati pochissimi uragani e solo di categoria uno. Sembrava che fossero finiti. Dopodiché, invece, hanno ripreso ad accadere, quindi c’è moltissima casualità“, ha aggiunto.
La simulazione degli effetti di Milton: inondazioni devastanti
Nonostante l’uragano abbia perso intensità, gli effetti del suo passaggio non sono stati trascurabili. Una delle minacce maggiori legate agli uragani è lo storm surge, un’onda di marea che accompagna le tempeste più violente, innalzando il livello del mare e causando inondazioni estese. Nel caso di Milton, gli esperti avevano previsto un’innalzamento delle acque tra i 3 e i 5 metri, un livello tale da sommergere molte aree costiere della Florida.
“Per effetto della combinazione tra la forte intensità del vento e la bassissima pressione atmosferica, il mare sale e inonda la costa – ha spiegato Guidi – In questo caso sono previste inondazioni che vanno da 3 a 5 metri, il che vuol dire sommergere praticamente tutto“. Il rischio di allagamenti estesi ha costretto le autorità a evacuare migliaia di persone, soprattutto nelle zone più esposte lungo la costa occidentale dello stato.
L’uragano non raggiungerà l’Europa
Infine, Guidi ha voluto rassicurare i lettori che si interrogano sulla possibilità che Milton possa colpire l’Europa, come avvenuto in rare occasioni con altre tempeste tropicali. “Non arriverà in Europa – ha spiegato l’esperto – perché morirà in mezzo all’Atlantico“.
Mentre gli effetti dell’uragano continuano a farsi sentire sulla Florida, la minaccia di Milton sta progressivamente diminuendo.