L’aumento delle temperature del Mediterraneo e dell’aria circostante ha un ruolo cruciale nell’aggravare fenomeni meteorologici estremi, come le alluvioni che hanno colpito recentemente l’Emilia Romagna, la Liguria, la Toscana e la Sicilia. L’estate appena trascorsa è stata caratterizzata da un significativo innalzamento delle temperature, con valori che hanno superato la media stagionale di 2-3°C, sia per l’atmosfera che per le acque marine. Questo innalzamento delle temperature ha portato a condizioni di riscaldamento anomalo dei bacini marini, con il Mar Adriatico che ha raggiunto picchi di 30-31°C, temperature paragonabili a una vera e propria “pentola a pressione“.
Il calore eccessivo delle acque ha causato un aumento esponenziale dell’evaporazione, generando enormi quantità di vapore acqueo. Questo vapore, trasportato dalle correnti atmosferiche, è tornato a terra sotto forma di piogge torrenziali. Il processo è amplificato dalla lenta dissipazione del calore accumulato nei mari, che prolunga l’instabilità atmosferica e aumenta la quantità di energia disponibile per fenomeni intensi come rovesci e temporali.
L’elemento chiave da comprendere è che l’aumento delle temperature marine non solo rende l’aria più instabile, ma incrementa anche la quantità di energia immagazzinata sotto forma di calore latente. Quando questa energia si libera, alimenta eventi meteorologici estremi, favorendo la formazione di precipitazioni abbondanti e, conseguentemente, alluvioni. Non si tratta di episodi isolati: il riscaldamento globale e l’alterazione del clima hanno ormai reso questi fenomeni sempre più frequenti.
In sintesi, il riscaldamento delle acque marine, unito all’aumento delle temperature atmosferiche, è uno dei principali fattori responsabili delle recenti catastrofi climatiche in Italia. La comprensione di questo processo è fondamentale per affrontare le sfide future legate ai cambiamenti climatici e per adattare le nostre infrastrutture a eventi meteorologici sempre più estremi.