Meteo sempre più estremo: la differenza tra ‘pioggia utile’ e alluvioni

Non si tratta solo di quanti millimetri di acqua cadono, ma anche di quanto tempo impiegano a farlo
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Negli ultimi anni, il tema delle precipitazioni estreme è diventato centrale nel dibattito sui cambiamenti climatici e i loro impatti sul territorio. Gli eventi meteorologici che si sono verificati nell’arco degli ultimi 16 mesi, come le intense piogge del maggio 2023 e del settembre 2024, sono stati definiti del tutto estremi, specialmente nelle zone collinari. Tuttavia, oltre alla quantità di pioggia, un altro concetto cruciale in campo agrometeorologico è quello di pioggia “utile”. Questo termine si riferisce alla frazione di precipitazioni che il terreno riesce a trattenere nello strato delle radici delle colture, fornendo loro l’acqua necessaria. La quantità di pioggia utile è influenzata da diversi fattori, tra cui l’intensità delle precipitazioni, il ritmo traspirativo delle colture (evapotraspirazione), la conformazione del terreno e le caratteristiche idrologiche, come la permeabilità e la capacità di trattenere l’acqua.

Uno degli esempi classici per spiegare il concetto di pioggia utile è il metodo Chaptal, sebbene sia empirico, offre una chiara visione della differenza tra l’efficacia delle precipitazioni in funzione della loro distribuzione temporale. Consideriamo, ad esempio, i 165 mm di pioggia che sono caduti in sole sei ore il 18 settembre 2024 a S. Cassiano sul Lamone. Di questa quantità, solo circa 12 mm sono stati realmente trattenuti dal terreno, mentre il restante 93% (circa 153 mm) si è trasformato in ruscellamento superficiale, scorrendo rapidamente verso i corsi d’acqua.

Invece, se la stessa quantità di pioggia, 165 mm, fosse distribuita su un periodo di tre giorni (72 ore), la frazione utile salirebbe a circa 101 mm, con una perdita in runoff del solo 39% (circa 64 mm). Questa semplice comparazione dimostra quanto sia importante il fattore temporale nella valutazione degli eventi di pioggia. Non si tratta solo di quanti millimetri di acqua cadono, ma anche di quanto tempo impiegano a farlo, poiché piogge intense e concentrate in breve tempo non riescono a essere assorbite dal terreno, provocando invece alluvioni e altri danni.

Questi dati evidenziano perché sia fondamentale monitorare non solo l’accumulo complessivo delle precipitazioni, ma anche la loro distribuzione temporale. Gli eventi di pioggia estrema, in cui enormi quantità di acqua cadono in poche ore, stanno diventando sempre più frequenti, e i segnali legati al cambiamento climatico non sono incoraggianti. La capacità di adattamento delle infrastrutture e delle pratiche agricole dovrà necessariamente evolvere per far fronte a queste nuove sfide climatiche.

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