Sgr A*, il buco nero supermassiccio situato al centro della Via Lattea, continua a rivelarsi uno degli oggetti più complessi e affascinanti da studiare. Sebbene si trovi a “soli” 26mila anni luce dalla Terra, la sua immagine rappresenta una vera e propria sfida scientifica e tecnologica, persino per progetti avanzati come l’Event Horizon Telescope (EHT). Nel 2022, gli scienziati dell’EHT hanno presentato al mondo la prima immagine di Sgr A*, che lo mostrava come un “anello arancione sfocato”, una silhouette impressionante ma apparentemente imprecisa.
Un nuovo studio condotto da un gruppo di scienziati dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone (NAOJ), guidato da Makoto Miyoshi, suggerisce che l’immagine diffusa potrebbe contenere errori dovuti al metodo di elaborazione dei dati. Secondo Miyoshi, l’anello arancione non rispecchierebbe in maniera fedele la reale struttura del buco nero, ma piuttosto un artefatto derivante dalle tecniche di imaging usate per ricostruire l’immagine. “Ipotizziamo che l’immagine dell’anello sia il risultato di errori durante l’analisi dei dati dell’EHT”, ha dichiarato Miyoshi, sottolineando come nessun telescopio possa ottenere un’immagine astronomica perfetta.
Una visione “elaborata” del cosmo
L’Event Horizon Telescope è una collaborazione globale che impiega una rete di radiotelescopi in tutto il mondo, operando come un telescopio virtuale delle dimensioni della Terra stessa grazie alla tecnica dell’interferometria a lunghissima base (Very Long Baseline Interferometry, VLBI). Tuttavia, a causa della limitata quantità di informazioni raccolte dagli 8 radiotelescopi operativi in 6 posizioni diverse, l’immagine finale è in parte una ricostruzione statistica. Katie Bouman, professoressa del California Institute of Technology, ha descritto questa carenza di dati come “ascoltare una canzone al pianoforte in cui molti tasti sono mancanti”.
Questa mancanza di dati ha costretto il team EHT a utilizzare algoritmi specializzati per colmare i vuoti e ricostruire un’immagine fedele di Sgr A*. Confrontando migliaia di simulazioni, il gruppo ha delineato la figura di un anello luminoso dalle dimensioni comparabili all’orbita di Mercurio, in linea con le previsioni basate sulla teoria della relatività generale di Einstein.
Buco nero Sgr A*: la nuova ipotesi del NAOJ, un anello “distorto”
Analizzando nuovamente i dati raccolti dall’EHT, Miyoshi e il suo team hanno applicato metodi di analisi tradizionali diversi da quelli utilizzati dal progetto originale. I risultati mostrano un disco di accrescimento attorno a Sgr A* più allungato, orientato lungo l’asse Est-Ovest. Inoltre, l’immagine rivela un lato orientale più luminoso rispetto a quello occidentale, effetto che i ricercatori attribuiscono a un “Doppler boost”: in pratica, il lato Est del disco si starebbe avvicinando alla Terra, risultando più brillante, mentre l’altro si allontana.
Questa osservazione implica che il disco di accrescimento ruoti a una velocità pari al 60% di quella della luce. Tuttavia, l’ipotesi rimane da confermare, e gli scienziati non escludono la possibilità che l’immagine circolare del 2022 possa ancora rappresentare correttamente il buco nero.
Futuri sviluppi e maggiore precisione
La controversia sollevata dal NAOJ è solo l’ultima tappa di una lunga corsa tecnologica e scientifica verso la comprensione dei buchi neri supermassicci. Le future generazioni di telescopi potranno risolvere con maggiore precisione dettagli del disco di accrescimento e della struttura di Sgr A*, grazie all’adozione di nuove tecnologie che garantiranno una risoluzione ancora più alta.
Con il miglioramento dei sistemi di imaging e l’incremento della potenza computazionale, si spera di poter “vedere” finalmente la reale natura di Sgr A* e dei buchi neri supermassicci che popolano l’universo.