L’attesa era palpabile: gli appassionati di astronomia speravano in una “dolce sorpresa” cosmica per Halloween, una cometa visibile a occhio nudo nei cieli autunnali. Tuttavia, queste aspettative sono state spente quando ieri la cometa C/2024 S1 (ATLAS) è evaporata mentre si avvicinava al punto più vicino al Sole, il perielio. Il passaggio ravvicinato alla nostra stella ha infatti portato alla distruzione di questa “palla di neve sporca” proveniente dalle gelide regioni esterne del sistema solare.
La conferma è arrivata dalla sonda Solar and Heliospheric Observatory (SOHO), gestita congiuntamente dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha seguito il triste destino della cometa ATLAS. Già all’inizio di ottobre, i telescopi avevano osservato i primi segnali di frammentazione del corpo celeste, un fenomeno comune tra le comete che si avvicinano troppo al Sole.
Una cometa troppo debole
Il 23 ottobre la cometa C/2024 S1 (ATLAS) ha raggiunto la minima distanza dalla Terra, con una magnitudine di 8.7, un valore insufficiente per renderla visibile a occhio nudo. Solo gli strumenti telescopici, infatti, erano riusciti a catturare un’immagine dell’oggetto celeste, caratterizzato d brillantezza debole. Dopo questo avvicinamento, la cometa aveva proseguito la sua corsa verso il Sole, rendendo impossibile l’osservazione per la maggior parte degli strumenti terrestri.
Le origini della cometa ATLAS
Scoperta il 27 settembre dal sistema di monitoraggio ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System) alle Hawaii, la cometa apparteneva alla famiglia “Kreutz sungrazers“. Questa particolare categoria di comete segue orbite molto vicine al Sole, con periodi che possono variare dai 500 agli 800 anni. Secondo gli studiosi, i sono frammenti di una singola cometa che si sarebbe spezzata molti secoli fa. Il primo avvistamento documentato di una cometa di questa famiglia potrebbe risalire addirittura al 317 a.C., come indicano alcuni documenti storici citati dall’ESA.
Le comete come ATLAS sono caratterizzate da una struttura composta di gas congelati, polveri e frammenti rocciosi, resti della formazione del Sistema Solare avvenuta circa 4,6 miliardi di anni fa. Ogni cometa segue un’orbita unica, e molte hanno periodi di rivoluzione lunghissimi, che possono durare fino a milioni di anni. Alcune, come la famosa cometa di Halley, hanno però cicli molto più brevi e regolari, completando il proprio giro attorno al Sole ogni 75 anni.
Un confronto
Non tutte le comete destinate a sfiorare il Sole si disgregano. Un altro esempio recente è la cometa C/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS), che ha superato il perielio senza disintegrarsi il 27 settembre scorso. Questa cometa è stata visibile a occhio nudo per gran parte di ottobre, regalando uno spettacolo straordinario agli osservatori di tutto il mondo.
Per quanto riguarda la cometa C/2024 S1 (ATLAS), invece, il suo breve viaggio vicino alla nostra stella si è concluso in una nuvola di polveri, lasciando spazio ad altre future meraviglie cosmiche. Anche se non è riuscita a portare l’attesa “cometa di Halloween” nei cieli notturni, la sua storia offre un’occasione per ricordare la fragilità e la bellezza di questi antichi viaggiatori del Sistema Solare.