Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha affrontato la questione degli Small Modular Reactors (Smr), definendoli “ancora in fase embrionale“. Durante un’audizione davanti alle commissioni riunite Attività produttive e Ambiente della Camera, ha sottolineato: “Ogni volta che sento questa critica, penso a dove saremmo ora se lo stesso principio fosse stato applicato alle tecnologie dell’eolico e del fotovoltaico quando queste non erano ancora sviluppate commercialmente, né prodotte in massa. Oggi non avremmo probabilmente l’importante quota di energia elettrica prodotta da queste fonti che invece abbiamo“.
Pichetto ha confermato che “gli Smr non sono ancora commercializzati in massa e arriveranno sul mercato a partire dai primi anni 2030, è un dato di fatto“, aggiungendo: “È un motivo sufficiente per escluderli dalle possibili fonti di generazione?” La scelta di puntare agli Smr, ha spiegato, è stata basata su alcuni parametri che hanno portato alla loro inclusione nell’ipotesi di scenario nucleare del Pniec, prevedendo “l’entrata in esercizio dei primi moduli a partire dal 2035“.
Progetti in Francia e Stati Uniti
Il ministro ha anche chiarito la questione dei progetti “falliti” in Francia e Stati Uniti: “Intanto una notizia: non sono falliti“. Durante l’audizione, ha spiegato che “tra i nove progetti selezionati proprio la settimana scorsa dall’Alleanza Industriale Europea sugli Smr, voluta dalla Commissione europea per rafforzare la presenza europea in questo ambito e accelerarne l’installazione sul territorio continentale, c’è proprio la realizzazione del Smr NuScale in Romania, che è americano“. Ha chiarito che “quella che è stata annullata è infatti soltanto una delle possibili realizzazioni in un sito statunitense, a causa di alcune scelte della stessa startup che hanno portato all’aumento delle previsioni di costo per quella specifica realizzazione“.
Pichetto ha continuato: “L’altro progetto, il francese Nuward di Edf, è in fase di revisione al fine di diminuire i tempi di costruzione e immissione sul mercato. Anche questo progetto è stato selezionato la settimana scorsa tra i nove progetti sostenuti dall’Alleanza Industriale Europea sugli Smr“. Inoltre, ha aggiunto che “Edf in questa fase sta aprendo la possibilità ad altri Paesi di partecipare attivamente al progetto, compresa l’Italia. Il nostro Paese, che con diverse aziende è già parte importante della supply chain nucleare internazionale, potrebbe quindi avere un ruolo ancora più importante nello sviluppo di questo progetto europeo“.
Il ministro ha concluso: “Sia per il progetto francese che quello americano, quindi, direi che si tratta di qualcosa di abbastanza diverso da un fallimento. Tutto questo senza considerare gli altri progetti in corso nel mondo, con un livello di prontezza tecnologica già vicino alla commercializzazione, in particolare quelli selezionati come prioritari dall’Alleanza Industriale Europea, due dei quali sono a guida italiana: Newcleo e Alfred“.
Possibile prevedere incentivi sul nucleare
Il tema degli incentivi è stato affrontato dal ministro, che ha dichiarato: “Le rinnovabili, come le altre forme di energia, usufruiscono già oggi di importanti incentivi. Negli ultimi cinque anni la Germania ha garantito oltre 70 miliardi di incentivi per le rinnovabili, l’Italia circa 35 miliardi“. Pichetto ha proseguito affermando che “anche il gas ha le sue forme di incentivazione, vedi il capacity payment“. Secondo il ministro, “è importante investire nelle rinnovabili non programmabili ed è altrettanto importante investire nelle fonti di energia per il carico di base“.
Ha sottolineato l’importanza di mantenere aperte tutte le possibilità di produzione energetica, secondo il principio della neutralità tecnologica: “Quello che noi riteniamo lungimirante – aggiunge – è tenere aperte tutte le possibilità di produzione energetica, investendo nelle rinnovabili senza rinunciare a priori ad una fonte sicura, sostenibile e competitiva come il nucleare, che può costituire uno dei più preziosi alleati per le rinnovabili stesse, come peraltro in corso di sviluppo nella maggior parte dei Paesi avanzati“. Riguardo ai costi, ha spiegato: “Sicuramente sarà possibile prevedere incentivi, come per eolico, solare, gas e tutte le altre fonti di energia“.
Costo Smr 2,5 mld, ma calo con commercializzazione in serie
In merito ai costi degli Smr, Pichetto ha affermato: “I costi previsti dei primi Small modular reactors sono più bassi dei 3 miliardi: i tecnici mi dicono che non superano i 2,5 miliardi, ma si tratta in ogni caso del costo del primo reattore“. Ha aggiunto che “la commercializzazione in serie è uno degli elementi fondamentali per tutti i progetti di Smr e porterà ad una diminuzione dei costi“. Per illustrare il potenziale di riduzione dei costi, ha citato l’esempio dei pannelli fotovoltaici: “Ricordate quanto costavano i pannelli fotovoltaici prima che l’economia di serie, favorita anche dagli incentivi statali, portasse il loro prezzo a scendere?“. Infine, ha menzionato “il risparmio di almeno 17 miliardi di euro calcolato nello scenario nucleare del Pniec“.
No connessioni tra Deposito nazionale e futuri impianti modulari
Riguardo alla questione del Deposito Nazionale, il ministro ha chiarito: “Non c’è connessione tra la procedura di localizzazione del Deposito Nazionale e quella di localizzazione dei futuri impianti modulari di produzione (Smr, Amr o microreattori)“. Ha spiegato che “nel primo caso, a legislazione vigente, si tratta di una infrastruttura a livello nazionale, destinata a smaltire definitivamente i rifiuti radioattivi di bassa e bassissima attività“, e ha ricordato che “ad oggi esistono 22 siti e 100 depositi“. Ha poi aggiunto: “Ricordo che lo smaltimento definitivo in sicurezza è qualcosa che si fa anche per i normali rifiuti, non soltanto per quelli radioattivi. Tutte le attività umane producono rifiuti e questi vanno correttamente gestiti“.
Tempi lunghi per Deposito Nazionale
Infine, Pichetto ha trattato i tempi previsti per il Deposito Nazionale, rivelando che “nel progetto preliminare del Deposito Nazionale è prevista anche un’area per lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti ad alta attività“. Ha chiarito che “‘stoccaggio’ significa temporaneo, mentre ‘smaltimento’ significa definitivo“. Sottolineando l’importanza del riutilizzo dei rifiuti radioattivi ad alta attività, ha affermato che “stiamo quindi valutando di ammodernare i depositi esistenti, essendo questi già costruiti in aree idonee alla gestione in sicurezza“. Inoltre, ha concluso: “L’ammodernamento delle strutture esistenti di deposito di rifiuti radioattivi, sia per l’alta attività che (ove necessario) per la bassa e bassissima attività, potrebbe essere indispensabile per garantire lo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti stessi“.
“Il deposito geologico è una struttura profonda adatta allo smaltimento definitivo dell’alta attività e del combustibile nucleare esaurito. Al momento l’unico Paese che si è già dotato di un deposito geologico è la Finlandia. Altri Paesi, compresa l’Italia, stanno lavorando ad un deposito geologico condiviso a livello europeo, ma è stato richiesto dall’Europa di effettuare attività di ricerca anche in ottica di un deposito geologico nazionale“. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, in audizione sul nucleare davanti alle Commissioni Ambiente ed Attività produttive della Camera. La necessità di un deposito geologico per le scorie ad alta radioattività secondo il ministro “potrebbe cambiare con l’avvento dei reattori di 4/a generazione“, che utilizzeranno come combustibile le scorie dei vecchi reattori.
“Date le nuove prospettive sul possibile riutilizzo dei rifiuti radioattivi ad alta attività come combustibile per i reattori di nuova generazione – ha aggiunto –, e dati i tempi previsti di localizzazione, costruzione ed entrata in esercizio del Deposito Nazionale, stiamo quindi valutando di ammodernare i depositi esistenti, essendo questi già costruiti in aree idonee alla gestione in sicurezza“. “Ad oggi – ha spiegato Pichetto – rifiuti radioattivi ad alta attività, oltre a quelli all’estero, sono presenti in Italia in diversi depositi, localizzati in più parti d’Italia. (Saluggia, Rotondella e Casaccia)”. “Quello che intendiamo fare – ha aggiunto – è gestire in sicurezza tutti i rifiuti che abbiamo, fino all’entrata in esercizio del Deposito Nazionale e al pieno sviluppo dei reattori di 4/a generazione, continuando a lavorare anche per un deposito geologico“.