I satelliti radar potrebbero presto ottenere una capacità senza precedenti: vedere ciò che finora era impossibile, come analizzare la composizione dei terreni o valutare lo stato di salute di una foresta. Questo è reso possibile dalle future missioni spaziali con l’uso di radar bistatici, ovvero satelliti che operano in coppia, dove uno “accende il flash” e l’altro “scatta la foto“. È una delle innovazioni discusse durante il convegno Rinem a Viareggio, dove è emersa anche l’esigenza di un maggior numero di laureati nelle tecnologie digitali e un incremento delle iniziative di divulgazione scientifica nelle piazze.
“I radar bistatici rappresentano un’idea innovativa di origine italiana, ma di rilevanza mondiale, che consentirà di sfruttare in modo rivoluzionario il potenziale dei satelliti Sar, come Cosmo-SkyMed“, ha dichiarato Daniele Riccio, professore dell’Università Federico II di Napoli. Attualmente, i satelliti radar ottengono immagini della Terra emettendo una sorta di “flash” di onde radio che colpiscono la superficie, con i riflessi catturati da sensori a bordo dello stesso satellite. “L’idea è di utilizzare due satelliti: uno che emette e l’altro che riceve“, ha aggiunto Riccio. Questo approccio consentirebbe di raccogliere molte più informazioni, come se si scattassero numerose foto di un oggetto da diverse angolazioni.
“Fino ad ora potevamo osservare i movimenti del terreno, ma ora saremo in grado, ad esempio, di determinare la cosiddetta costante dielettrica: potremo sapere di cosa è fatto un determinato materiale o quanta acqua è presente in un terreno, elementi fondamentali per monitorare le alluvioni o prevenire disastri, oppure per capire quanto sia in salute una foresta“, ha spiegato Riccio. Questa tecnologia potrebbe essere presto sperimentata utilizzando i satelliti Cosmo-SkyMed in combinazione con i futuri satelliti Platino.
La giornata ha visto anche lo svolgimento di una tavola rotonda con i presidenti dei principali gruppi scientifici dell’area ICT. “L’università deve saper aprirsi alla società, non solo verso aziende o istituzioni, ma anche verso famiglie e il terzo settore“, ha affermato Sauro Longhi, professore dell’Università Politecnica delle Marche e presidente della Società Italiana Docenti e Ricercatori in Automatica.
Per far fronte alla crescente necessità di laureati, sarà fondamentale creare più opportunità di incontro e confronto. “Aprendo, ad esempio, i laboratori universitari al pubblico o portandoli nelle piazze, perché l’università non deve essere una torre dove si accumula conoscenza, ma una piazza dove la conoscenza si distribuisce. Oggi abbiamo un forte bisogno di nuovi studenti nelle tecnologie digitali, un settore le cui opportunità non sono ancora pienamente comprese, ma che possono contribuire al benessere sociale ed economico“, ha concluso Longhi.