Polimeri e grafene ovunque: la spiegazione ‘scientifica’ del cambiamento climatico secondo il club del ‘cappello di stagno’
Le teorie complottiste affermano che questi interventi sarebbero responsabili di gravi conseguenze per l’ambiente e la salute umana, compreso l’inquinamento della biosfera con metalli come alluminio e bario, fino al punto di provocare una crisi climatica globale
Le teorie del complotto sulla geoingegneria e la gestione della radiazione solare (SRM) hanno trovato spazio in diversi contesti, generando preoccupazioni riguardo all’uso di tecnologie per manipolare il clima e i potenziali effetti tossici sulla biosfera. Secondo queste teorie, la gestione della radiazione solare sarebbe solo una copertura per operazioni di geoingegneria clandestina che avvelenano l’atmosfera con nanoparticelle, polimeri nanotecnologici, ossido di grafene, e altri composti chimici dannosi.
Tali teorie affermano che questi interventi sarebbero responsabili di gravi conseguenze per l’ambiente e la salute umana, compreso l’inquinamento della biosfera con metalli come alluminio e bario, fino al punto di provocare una crisi climatica globale. La geoingegneria, si sostiene, sarebbe una pratica segreta e persistente che sta danneggiando la Terra e i suoi ecosistemi, causando il problema climatico invece di alleviarlo.
Tuttavia, la realtà della ricerca scientifica non supporta queste accuse. La gestione della radiazione solare, o SRM, è effettivamente studiata come una delle possibili opzioni per contrastare l’effetto del riscaldamento globale, ma è ancora un campo di studio in fase esplorativa, dibattuto e non implementato su larga scala. Si tratta di una possibile soluzione per riflettere una piccola parte della luce solare e ridurre temporaneamente le temperature globali, senza però offrire una risposta definitiva alle cause del cambiamento climatico, ossia le emissioni di gas serra.
Le preoccupazioni riguardanti l’uso di nanoparticelle e di altre sostanze chimiche tossiche non hanno alcuna base nelle evidenze disponibili. Non esiste alcuna prova scientifica che supporti l’idea che i governi stiano avvelenando deliberatamente la biosfera o utilizzando le tecniche di geoingegneria per provocare un disastro ambientale. I principali studi sul cambiamento climatico attribuiscono l’aumento degli eventi estremi e del riscaldamento globale all’uso intensivo di combustibili fossili, deforestazione, e altre attività umane che aumentano la concentrazione di CO2 e di altri gas serra nell’atmosfera.
In conclusione, mentre le teorie della cospirazione continuano a generare paure ingiustificate, la comunità scientifica si concentra sulla vera sfida: ridurre le emissioni di gas serra per mitigare il cambiamento climatico. La geoingegneria potrebbe rappresentare una strategia di supporto, ma i suoi rischi e benefici sono ancora oggetto di studio e di dibattito tra scienziati e policy maker.