Il primo ottobre, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha confermato il primo focolaio autunnale di influenza aviaria in un allevamento di tacchini a Mira, nella provincia di Venezia. Nonostante si tratti di un caso isolato, la notizia ha suscitato preoccupazione tra gli allevatori veneti, che temono per la salute del settore avicolo.
“Pare che l’influenza aviaria sia ormai un appuntamento fisso dell’autunno“, ha dichiarato Michele Barbetta, presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto. “Quest’anno è arrivato in anticipo di un mese rispetto all’anno scorso, probabilmente perché il freddo è arrivato presto e di conseguenza gli uccelli migratori lo hanno portato prima. Di fatto, constatiamo che con questo virus dobbiamo convivere e per noi allevatori è una spada di Damocle che pesa“.
Per affrontare l’emergenza, lo scorso 20 settembre, i servizi veterinari della Regione Veneto hanno implementato nuove misure preventive, tra cui la chiusura degli allevamenti all’aperto, il divieto di partecipazione alle fiere e specifiche norme per l’accasamento dei tacchini. “Tutti gli allevamenti si sono adeguati alle biosicurezze, ma dobbiamo continuare a vigilare per evitare possibili contagi. Raccomandiamo perciò agli allevatori veneti di seguire scrupolosamente tutte le indicazioni, con controlli accurati degli spazi ma anche del mangime e della pollina“, ha aggiunto Barbetta.
Diego Zoccante, presidente degli avicoltori di Confagricoltura Verona e dell’Ava, l’Associazione Veneta Allevatori, ha espresso preoccupazione per le difficoltà che il settore continua a vivere a causa dell’aviaria: “I nuovi decreti impongono accasamenti raggruppati, che creano sfasamenti nella produzione. Ricordo che ci sono produttori in stand by da mesi e che i fermi programmati pesano sulle spalle degli allevatori, senza contare che veniamo da anni in cui si è lavorato al 50%. Per noi non è più possibile pensare a stop non indennizzati, tanto più che solo in questi giorni stiamo ricevendo i ristori relativi all’aviaria del 2022. Riuscire a tirare avanti è sempre più difficile“.
Zoccante ha anche sottolineato la necessità di avviare una sperimentazione sui tacchini per far fronte all’emergenza: “Da tempo si parla di una sperimentazione riguardante i tacchini, così come la Francia sta sperimentando un vaccino sulle anatre. Ora bisogna passare ai fatti, perché abbiamo bisogno di ritornare a lavorare con serenità“.
Secondo i dati forniti da Veneto Agricoltura, in regione ci sono 788 allevamenti di polli da carne, di cui oltre la metà (434) si trova nella provincia di Verona. Gli allevamenti di tacchini, in crescita del 8%, sono 432, con capacità di accasamento superiore a 500 capi, di cui ben 300 localizzati nel Veronese. Il valore complessivo della produzione avicola regionale è stimato dall’Istat in 976 milioni di euro, con un calo del 8% dovuto principalmente alla diminuzione delle quotazioni. Il Veneto, però, rimane il leader nazionale del comparto avicolo, con Verona che detiene il 50% della produzione regionale, seguita da Padova, Venezia, Treviso e Vicenza.
L’influenza aviaria continua a rappresentare una minaccia per il settore, richiedendo misure costanti di prevenzione e un supporto concreto agli allevatori.