La Biblioteca Universitaria di Napoli (BUN) si prepara a diventare il centro di un progetto pilota realizzato dal Dipartimento Nucleare di Enea, attraverso il laboratorio NUC.IRAD-GAM. Questa iniziativa prevede l’impiego di radiazioni ionizzanti, in particolare raggi gamma, per il trattamento di materiale archivistico e documentale danneggiato da biodeteriogeni, come insetti, muffe e funghi. Sebbene il trattamento con raggi gamma sia ampiamente adottato in vari Paesi europei e extraeuropei da decenni, in Italia la sua applicazione è ancora limitata. Tuttavia, negli ultimi anni, Enea ha notato un crescente interesse per queste tecnologie, dovuto ai loro vantaggi in termini di sostenibilità, efficacia e rapidità rispetto ai metodi tradizionali.
Questa crescente attenzione si concretizza in collaborazioni e progetti pilota, come quello con la BUN, finalizzati alla creazione di protocolli di trattamento scalabili e riproducibili su diverse tipologie di beni culturali, da condividere con gli operatori del settore.
Un incontro significativo
L’incontro tra la Biblioteca Universitaria di Napoli, un istituto del Ministero della Cultura, e Enea si è svolto lo scorso dicembre durante il XIV convegno AIES, tenutosi proprio alla BUN. “AIES bbcc è l’Associazione Italiana Esperti Scientifici per i beni culturali, che opera da oltre 25 anni e organizza a Napoli il Convegno ‘Diagnosi, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale’. Il prossimo si terrà il 5 e 6 dicembre nel capoluogo campano“, spiega il comunicato. Questo evento rappresenta un unicum in Italia per la sua trasversalità nel campo dei beni culturali, creando opportunità di aggiornamento sulle novità della ricerca scientifica proveniente da università, aziende e istituti culturali.
Un modello per il futuro
In occasione del convegno AIES, la direttrice della Biblioteca Universitaria di Napoli, Silvia Iovane, ha sottolineato l’importanza di questo progetto: “Abbiamo avuto modo di vedere la progettualità in atto. Un progetto molto interessante e soprattutto utile per svecchiare anche dei meccanismi interni all’amministrazione e del MIC. Per noi è sicuramente un’occasione di crescita, oltre che un sistema per mettere a frutto e valorizzare il nostro patrimonio non soltanto nell’immediato ma su un lungo tempo di gestione del materiale“.
Iovane ha anche aggiunto che stanno “cercando di ultimare velocemente la stesura del protocollo in maniera tale da poter operare all’interno della BUN ma di offrire contestualmente anche uno strumento e un modello utile al Ministero“. Ha inoltre commentato le difficoltà nell’adottare innovazioni scientifiche: “Cambiare certi meccanismi interni è sempre un po’ difficoltoso, soprattutto quando ci sono innovazioni scientifiche che non sono sempre recepite benissimo, un po’ per mancanza di competenza, un po’ per attenzione alla tutela del patrimonio, cosa giustissima, ma è necessario aprirci anche alle novità“. Secondo Iovane, “basta veramente poco per sbloccare le cose. Quando c’è l’opportunità, infatti, il ministero e la Direzione delle Biblioteche sanno interessarsi e cogliere le occasioni“.
Il ruolo di Enea
Alessia Cemmi, primo ricercatore e responsabile del laboratorio facility di irraggiamento gamma dell’Enea, ha descritto le applicazioni del laboratorio: “Il nostro laboratorio si occupa dell’applicazione delle radiazioni ionizzanti, per esempio i raggi gamma, per eliminare tutti gli attacchi da biodeterogeni, quindi muffe, funghi, insetti che possono danneggiare il materiale sia archivistico che storico ma anche in generale i beni culturali costituiti da materiali di origine naturale, quindi anche tessuti, legno, pergamena, carta“.
Cemmi ha continuato spiegando che, “a livello internazionale queste attività sono condotte già da vari anni, ormai più di un decennio, però in Italia c’è ancora molta resistenza rispetto all’utilizzo delle radiazioni in alcuni campi, specialmente per i beni culturali. Un po’ anche per cattiva informazione“. Tuttavia, ha assicurato che “queste radiazioni in realtà sono assolutamente sicure, tanto più che vengono applicate in condizioni molto controllate e sono assolutamente efficaci nella rimozione di questi agenti“.
Enea è anche impegnata nella valutazione degli effetti del trattamento sulle opere. “Proprio per questo – ha aggiunto Cemmi – abbiamo già pubblicato diversi lavori scientifici in cui si verifica che effettivamente anche il bene, la carta nello specifico, non viene assolutamente alterato dal trattamento delle radiazioni. È una tecnica che si può applicare in modo sicuro. Questi progetti pilota sono il mezzo migliore per conoscere questa tecnologia con tutti i vantaggi connessi che può offrire“.
Con l’avvio di questo progetto, la Biblioteca Universitaria di Napoli si propone come modello innovativo, contribuendo a una gestione più sostenibile e efficace del patrimonio culturale.