Il Regno Unito è chiamato a ridurre drasticamente le sue emissioni di gas serra entro il 2035. L’organismo indipendente Climate Change Commission (CCC), incaricato di consigliare il governo britannico, ha raccomandato una riduzione di almeno l’81%, definendo tale obiettivo come “il giusto livello di ambizione“. Questa richiesta arriva poco prima della COP29, che si terrà dall’11 al 22 novembre in Azerbaigian, dove il governo britannico è atteso per fornire un aggiornamento sui suoi “contributi determinati a livello nazionale” (NDC).
Il professore Piers Forster, presidente facente funzioni del CCC, ha dichiarato in una lettera al Segretario all’Energia Ed Miliband: “Alla luce dei danni climatici già riscontrati in tutto il mondo, l’obiettivo di una riduzione delle emissioni dell’81% entro il 2035 è il giusto livello di ambizione”. Ha aggiunto che “questo può essere fatto in modo da favorire l’occupazione e l’economia”. Attualmente, il Regno Unito ha già raggiunto “una riduzione del 50% delle emissioni” rispetto ai livelli del 1990, come ha spiegato la climatologa Corinne Le Quéré, membro del CCC ed ex presidente dell’Alto Consiglio per il Clima.
Il governo laburista britannico studierà questa raccomandazione, con la possibilità di annunciare i nuovi obiettivi già durante la COP29. Doug Parr di Greenpeace UK ha auspicato che l’obiettivo per il 2035 possa “puntare ancora più in alto” per far riconoscere la “responsabilità storica del Regno Unito come grande inquinatore“.
Gli NDC saranno inoltre centrali nelle discussioni della COP30, prevista in Brasile alla fine del 2025. Secondo Simon Stiell, responsabile del Clima delle Nazioni Unite, tali contributi rappresentano i documenti “più importanti” prodotti dall’inizio del secolo. Tuttavia, l’ONU ha lanciato un monito preoccupante: senza un “salto di qualità” nell’azione climatica dei governi, le speranze di contenere il riscaldamento globale sotto i 1,5°C “saranno presto morte“.
Il CCC ha inoltre messo in guardia: “Fissare un obiettivo non è sufficiente. Il Regno Unito deve mantenere i suoi impegni internazionali attraverso l’azione interna“. Gli esperti chiedono al partito laburista di “adottare misure urgenti” per accelerare l’elettrificazione dei trasporti e la riqualificazione energetica degli edifici, oltre a incentivare la riforestazione.
Le Quéré ha poi precisato che, sebbene il Regno Unito abbia adottato recentemente misure su energia eolica e carbone, “non è al momento sulla buona strada” per l’obiettivo del 68% entro il 2030. Forster ha aggiunto: “Dobbiamo vedere l’impegno del governo per il clima riflesso nel prossimo bilancio”, che sarà presentato mercoledì. Tuttavia, il primo ministro Keir Starmer ha avvertito che il nuovo bilancio sarà “doloroso”, con aumenti di tasse e tagli alla spesa.
Gli esperti del Climate Action Tracker (CAT) avevano già giudicato “insufficienti” le politiche ambientali britanniche, accusando l’ex governo conservatore di “distruggere le ambizioni di lunga data del Regno Unito“. Rishi Sunak, ex primo ministro, aveva suscitato controversie ritirando alcune politiche chiave e concedendo nuove licenze di esplorazione petrolifera nel Mare del Nord. In merito, Le Quéré ha osservato: “Il Regno Unito ha perso parte della sua leadership negli ultimi anni (…), ma il suo lavoro in vista della COP21 a Glasgow ha dimostrato che, quando si mette in testa di farlo, è in grado di spostare gli obiettivi internazionali”.