Riscaldamento globale? 24.000 anni fa la Terra era gelida: il caso della Sicilia preistorica

Il panorama faunistico della Sicilia dell'ultimo massimo glaciale era dominato da una varietà impressionante di animali, molti dei quali oggi estinti
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Quando ci confrontiamo con il cambiamento climatico contemporaneo, la mente spesso si concentra sulle preoccupazioni legate all’effetto serra e all’innalzamento delle temperature globali. Tuttavia, pochi ricordano che il pianeta Terra ha già attraversato ere geologiche drasticamente diverse, periodi di freddo estremo che plasmarono in modo radicale non solo la superficie del pianeta, ma anche la vita che vi si trovava. Uno di questi momenti, cruciale nella storia climatica, è noto come “ultimo massimo glaciale“, un’epoca di freddo glaciale avvenuta tra circa 27.000 e 19.000 anni fa.

Durante questo periodo, il Mediterraneo, e in particolare la Sicilia, vivevano condizioni atmosferiche e ambientali tanto diverse da oggi che difficilmente potremmo immaginarle. Un tempo in cui l’Italia meridionale, oggi conosciuta per i suoi panorami di sole e mare, era battuta da venti gelidi, con temperature rigide e animali selvaggi, rendendo l’idea di una tranquilla vacanza estiva assolutamente irrealistica. Per capire come la vita si sia evoluta in Sicilia durante questo periodo di gelo, dobbiamo fare un tuffo indietro nel tempo, in un’epoca in cui il Mediterraneo centrale era un paesaggio radicalmente diverso.

La Sicilia gelida

Durante l’ultimo massimo glaciale, la Sicilia era geograficamente molto diversa da quella che conosciamo oggi. La più grande isola del Mediterraneo non era una semplice isola, ma faceva parte di un vasto promontorio che si estendeva dalla penisola italiana fino a Malta. Questo collegamento naturale fu possibile grazie all’abbassamento del livello del mare di circa 120 metri, un fenomeno comune durante i periodi glaciali. L’estensione dell’isola era di circa 43.100 km² quadrati, ben 17.000 km² in più rispetto alla sua superficie attuale, a testimonianza di un territorio che inglobava vaste aree oggi sommerse dal Mediterraneo.

Ma il mare non era solo più basso. Le coste erano molto più distanti rispetto a quelle odierne, con ampie pianure che si estendevano dove ora troviamo mari profondi. Il paesaggio della Sicilia era una distesa di colline steppiche, spazzate dai venti freddi che venivano dal nord. Le precipitazioni, sebbene rare, contribuivano a mantenere una vegetazione bassa e aspra, che ospitava una fauna sorprendentemente variegata, soprattutto considerando le condizioni climatiche avverse.

Il clima: un freddo persistente e venti gelidi

La temperatura media in Sicilia durante l’ultimo massimo glaciale era inferiore di circa 7-8°C rispetto a quella attuale. Oggi, la Sicilia è conosciuta per i suoi caldi estivi e gli inverni miti, ma allora il freddo regnava sovrano. Anche durante l’estate, le temperature non offrivano un vero sollievo agli abitanti dell’epoca. Il sole era debole e i venti settentrionali, spinti dalle masse d’aria polari, contribuivano a mantenere un clima rigido per gran parte dell’anno.

Le estati erano brevi e fresche, mentre gli inverni potevano essere lunghi e duri. Non c’erano fitte foreste o boschi rigogliosi: la vegetazione era costituita perlopiù da arbusti resistenti e piante steppiche, in grado di sopravvivere alle condizioni difficili. L’isola era una terra apparentemente arida, ma sotto questo aspetto inospitale, nascondeva risorse preziose per chi era in grado di adattarsi. La scarsità d’acqua e il clima rigido costringevano le popolazioni umane a vivere principalmente nelle grotte, che offrivano protezione dai forti venti e dal freddo intenso.

Le popolazioni umane: adattamento e resilienza

Nonostante l’asprezza dell’ambiente, la Sicilia durante l’ultimo massimo glaciale era abitata da gruppi umani che si dimostrarono incredibilmente abili nel sopravvivere e prosperare. Queste popolazioni preistoriche avevano sviluppato un rapporto stretto con l’ambiente, sfruttando ogni risorsa disponibile. Cacciatori e raccoglitori, vivevano in stretto contatto con la natura, adattandosi ai cambiamenti stagionali e alle migrazioni degli animali. Nonostante le difficoltà, la vita sulla Sicilia dell’era glaciale era possibile, e queste antiche popolazioni si dimostrarono estremamente resilienti.

Gli uomini e le donne dell’epoca erano di statura sorprendentemente alta per i canoni preistorici: le donne raggiungevano un’altezza di circa 1,65 metri, mentre gli uomini arrivavano a 1,70 metri. Questa altezza, un segno di buona salute e nutrizione, riflette un dato sorprendente: nonostante il freddo e le difficoltà, le antiche popolazioni siciliane avevano una dieta variegata e nutriente. Il loro regime alimentare si basava su una combinazione di carne e vegetali. Erbe commestibili come gli antenati della cicoria e della lattuga, ricche di sostanze nutritive, erano un’importante fonte di cibo.

Grazie a una dieta equilibrata e all’uso del fuoco per cucinare il cibo, la dentatura delle popolazioni siciliane era sorprendentemente in buone condizioni. Molti degli scheletri ritrovati mostrano denti ancora quasi intatti, un segno che questi antichi abitanti erano in grado di rendere i loro pasti più digeribili e meno dannosi per i denti rispetto ad altre popolazioni preistoriche.

L’aspettativa di vita, sebbene molto inferiore rispetto ai nostri standard moderni, era considerevolmente alta per l’epoca. Le analisi degli scheletri rivelano che l’età media superava i 30 anni, con individui che potevano raggiungere, in casi eccezionali, i 43 anni o più, un vero traguardo di longevità nel contesto del Paleolitico.

La fauna preistorica: un panorama di bestie selvagge

Il panorama faunistico della Sicilia dell’ultimo massimo glaciale era dominato da una varietà impressionante di animali, molti dei quali oggi estinti. Grazie alla connessione terrestre con la penisola italiana, l’isola ospitava una combinazione unica di fauna africana ed europea. Elefanti nani, zebre, e persino grandi erbivori come il Bos primigenius (un bisonte estinto) e l’Equus hydruntinus (un cavallo selvatico estinto) percorrevano le vaste pianure siciliane alla ricerca di cibo.

Non mancavano i predatori. Leoni e ghepardi africani vagavano nelle terre della Sicilia, mentre lupi e orsi bruni europei si nascondevano tra i cespugli in attesa della prossima preda. Questa ricchezza faunistica rappresentava una risorsa essenziale per gli esseri umani, che cacciavano questi animali per la carne, la pelliccia e le ossa, utilizzate per costruire utensili e armi.

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