Il ritorno al nucleare in Italia, a fine ottobre la roadmap: partnership strategiche e nuove aree 

Italia, la roadmap per il ritorno del nucleare: il governo è sempre più intenzionato ad accelerare 
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Il governo sembra intenzionato ad accelerare sul ritorno del nucleare in Italia. Diversi ministri – tra cui il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini – ne hanno parlato a inizio settembre al forum TEHA di Cernobbio, dichiarando il loro sostegno allo sviluppo della tecnologia e agli operatori del settore.

Qualche giorno dopo l’evento di Cernobbio anche il premier Giorgia Meloni, ospite di Confindustria, ha parlato dell’energia atomica e della “grande prospettiva di produrre, in un futuro non così lontano, energia pulita e illimitata dal nucleare da fusione. I tempi? In base alla roadmap stilata dall’esecutivo, entro fine anno la commissione giuridica sul nucleare, nominata dal Mase e guidata dal giurista Giovanni Guzzetta, presenterà una bozza di legge delega per dare un quadro normativo al settore. In seguito, nei primi mesi del 2025 verrà presentata al Parlamento una legge delega sulla governance del nucleare”.

La partnership per la produzione di reattori

Intanto il ministro del made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato che nei prossimi mesi annuncerà “la realizzazione di una newco italiana, con partnership tecnologica straniera, per produrre i reattori di terza generazione”. Nella nuova società è probabile che verranno coinvolte Enel e Ansaldo. Ieri, invece, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, è stato ascoltato in audizione alle Commissioni riunite Attività produttive e Ambiente, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.

“Il nucleare – ha affermato Pichetto – può contribuire in maniera importante alla decarbonizzazione, essendo una fonte decarbonizzata già a monte, ma anche ad abbassare le bollette. Dal punto di vista tecnico-economico, come riportato nelle analisi del PNIEC, si è verificato che l’inserimento della quota nucleare porta ad un risparmio minimo per il sistema di 17 miliardi di euro. Questo risparmio è stato calcolato rispetto ad uno scenario di riferimento in cui il carico di base è sostenuto principalmente dal gas e dagli impianti con CCS. Lo scenario con nucleare, infatti, potendo produrre energia elettrica a costi inferiori rispetto agli impianti convenzionali con CCS, decarbonizza i settori di uso finale ricorrendo ad una maggiore elettrificazione e produzione di idrogeno e combustibili sintetici”.

Pichetto ha poi aggiunto che “tutte le valutazioni, insieme ad ulteriori analisi macroeconomiche di dettaglio, quali l’impatto sull’occupazione e sul PIL, per citarne alcuni, saranno dettagliate nell’aggiornamento della Strategia di Lungo Termine, da finalizzare entro l’anno prossimo per l’invio a Bruxelles. Quello che noi riteniamo lungimirante è tenere aperte tutte le possibilità di produzione energetica, secondo il principio della neutralità tecnologica, investendo nelle rinnovabili senza rinunciare a priori ad una fonte sicura, sostenibile e competitiva come il nucleare, che può costituire uno dei più preziosi alleati per le rinnovabili stesse, come peraltro in corso di sviluppo nella maggior parte dei Paesi avanzati”.

Gli SMR

Sugli SMR “non sono ancora commercializzati in massa e arriveranno sul mercato a partire dai primi anni 2030, è un dato di fatto. La nostra scelta di puntare agli SMR è stata basata su alcuni parametri, in base ai quali sono stati inseriti nell’ipotesi di scenario nucleare del PNIEC, prevedendo l’entrata in esercizio dei primi moduli a partire dal 2035”. In Italia le rinnovabili hanno ancora margini di installazione molto rilevanti, guidati dagli obiettivi di decarbonizzazione, come previsto dal PNIEC.

Il governo sta introducendo una serie di iniziative dedicate a questo obiettivo: l’approvazione di meccanismi di incentivazione di tecnologie rinnovabili innovative (FER2) e tecnologie rinnovabili a costi maturi (FERX); l’avvio di un mercato della capacità di accumulo elettrico gestito da Terna (MACSE); la realizzazione di una serie di strumenti di pianificazione territoriale a disposizione delle regioni (Piattaforma PAI, Piattaforma SUER).

Nei giorni scorsi il ministro ha ricordato che, “per adottare un approccio di tipo tecnico, abbiamo istituito presso il MASE, in collaborazione con ENEA e RSE, la Piattaforma Nazionale per un nucleare Sostenibile. Alla Piattaforma stanno partecipando i più importanti stakeholder nazionali impegnati nel campo dell’energia nucleare, tra cui aziende, industrie, università, enti regolatori, istituti di ricerca e associazioni di categoria, coprendo tutti i principali settori del nucleare. I risultati del lavoro della Piattaforma, attesi per la fine di ottobre, rappresenteranno una base oggettiva di dati e valutazioni tecniche, non politiche”.

“Per definire il contesto normativo e il sistema di governance finalizzato a supportare il programma di produzione nucleare sostenibile in Italia, nel quadro del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine abbiamo inserito un’apposita delega che prevede l’abilitazione della produzione di energia da fonte nucleare, le necessarie infrastrutture, il potenziamento delle risorse umane, la promozione di partenariati pubblico-privati, l’incentivazione di accordi internazionali e la creazione di un quadro finanziario stabile e sostenibile in grado di promuovere investimenti privati nel settore. Il primo passo del gruppo di esperti è presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie sostenibili (SMR, AMR e microreattori). Il disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025″.

“Rispetto al Deposito Nazionale, la procedura di localizzazione degli SMR, AMR e microreattori ha un processo totalmente diverso. La nostra idea è quella di definire un quadro legislativo e normativo chiaro, contenente i requisiti per la localizzazione, costruzione ed esercizio dei piccoli impianti modulari, secondo i più alti standard internazionali di sicurezza e radioprotezione, e di lasciare ai soggetti interessati (i grandi centri di produzione, le società di servizi energetici, gli enti locali o lo Stato stesso) le proposte per la localizzazione degli stessi, da sottoporre alla valutazione delle amministrazioni competenti.

Queste saranno valutate non soltanto in termini di massima sicurezza, quindi non certamente nel giardino di casa, ma anche dal punto di vista del contributo alla decarbonizzazione del Paese, secondo quanto anticipato nel PNIEC e da definire nel Programma nazionale per un nucleare sostenibile, anche sulla base delle analisi già effettuate dalla Piattaforma nucleare”.

Approvato il DM aree idonee

“Di recente – ha proseguito Pichetto – è stato approvato anche il DM aree idonee, che consentirà alle Regioni, entro 180 giorni dalla sua approvazione, di definire con legge regionale i piani di identificazione delle aree ritenute idonee alla realizzazione degli impianti FER, e dunque soggette ad agevolazioni procedimentali nei processi autorizzativi, nel rispetto dell’obiettivo del cosiddetto burden sharing regionale. In virtù di questo, abilitare la possibilità di nucleare con una quota tra l’11% e il 22% del totale consentirebbe di sostenere il carico di base senza necessità di enormi investimenti in infrastrutture di rete e sovradimensionamenti di eolico e fotovoltaico, dovuti alla loro non programmabilità e ai costi di sistema relativi”.

In riferimento alla proposta di legge presentata rispetto alla sperimentazione sulla fusione nucleare, Pichetto ha chiarito che “stiamo seguendo le evoluzioni a livello mondiale. Il progetto in cui è coinvolta l’ENI, in fase di costruzione negli Stati Uniti, è certamente tra i più importanti e stiamo valutando l’opzione di avere in Italia parte della sperimentazione, per partecipare in maniera ancora più efficace al progetto. Mi fa piacere ricordare che il 6 novembre l’Italia sarà il centro mondiale dell’energia da fusione, poiché qui a Roma sarà ospitato il primo evento del World Fusion Energy Group, voluto dalla IAEA, alla presenza del presidente del Consiglio Meloni, del sottoscritto, del Direttore Generale della IAEA Rafael Grossi oltre che delle più importanti aziende e centri di ricerca mondiali che stanno lavorando per accelerare lo sviluppo della fusione per portare questa fonte di energia sul mercato prima possibile”.

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