Il Mezzogiorno gioca un ruolo decisivo nel settore fotovoltaico con il maggiore potenziale su scala nazionale di produzione da fonti rinnovabili (eolico e solare). Il Sud Italia infatti contribuisce per circa il 35% della capacità totale installata, che è in crescita in tutte le regioni del Sud: per raggiungere i target del Fit for 55, la capacità fotovoltaica addizionale (53,6 GW) prevista entro il 2030 si concentrerà per il 61% nel Mezzogiorno. E’ quanto emerge dal “Report Sud” di Utilitalia e Svimez, presentato oggi a Palermo. In tema di rifiuti, invece, il Sud Italia sconta ancora un importante gap dal punto di vista impiantistico, per cui è difficile chiudere il ciclo ed evitare l’export verso altre regioni o l’estero nonché il conferimento in discarica.
Per quanto riguarda i rifiuti indifferenziati, per centrare i target europei al 2035 sull’economia circolare, il fabbisogno impiantistico a livello nazionale e principalmente concentrato nelle regioni centro-meridionali è stimato da Utilitalia in 2,5 milioni di tonnellate; migliore è la situazione per quanto concerne i rifiuti organici, grazie ai numerosi impianti recentemente attivati o in costruzione, grazie anche ai finanziamenti del Pnrr.
La siccità
La siccità del 2023-2024 che ha colpito il Sud Italia e sta interessando ancora duramente la Sicilia, è scritto nel Report, mette in risalto le vulnerabilità del sistema infrastrutturale idrico. Sono ancora troppe le gestioni in capo agli enti locali nelle regioni del Sud Italia che, con una bassissima capacità di investimento (appena 11 euro per abitante nel 2022, contro una media nazionale di 70 euro), non consentono una rapida attuazione degli interventi necessari.
Tra le soluzioni, secondo Utilitalia e Svimez, c’è il bisogno di incentivare la crescita orizzontale e verticale dei gestori, per migliorare la capacità gestionale anche attraverso il controllo degli enti di governo d’ambito. Con il fine di garantire una maggiore disponibilità idrica, bisogna ridurre drasticamente le perdite di rete, manutentare gli invasi e puntare sulla differenziazione degli approvvigionamenti, incoraggiando anche la realizzazione di impianti di dissalazione e puntando sul riutilizzo delle acque reflue depurate.