Dal 29 settembre al 25 novembre 2024, il nostro pianeta ospiterà una curiosa visita: un piccolo asteroide di nome 2024 PT5, proveniente dalla fascia degli asteroidi di Arjuna. Questo asteroide, pur rimanendo a circa 4,5 milioni di chilometri dalla Terra (quindici volte la distanza dalla Luna), riporta alla mente questioni affascinanti sulla storia del nostro sistema solare e sulla geologia della Terra. In questo contesto, un altro studio ha recentemente aperto a nuove interpretazioni, suggerendo che la Terra potrebbe aver avuto, per un breve periodo, un anello simile a quelli che circondano i giganti gassosi del nostro sistema solare.
Il contesto dell’Ordoviciano
L’Ordoviciano, un’epoca che si estende da 485 a 444 milioni di anni fa, è nota per essere un periodo di intensa attività biologica e geologica. Secondo scienzeedintorni, durante questo periodo si sono verificati eventi drammatici, come il picco di impatti cosmici, la diversificazione della vita marina e l’innesco di eventi di estinzione di massa. In particolare, il picco degli impatti dell’Ordoviciano è un fenomeno ben documentato: l’aumento nei sedimenti di materiali provenienti dalle condriti di tipo L è chiaramente visibile nei record geologici. Questo aumento, che ha avuto inizio 465,76 ± 0,30 milioni di anni fa nel Darriwiliano, coincide con un evento catastrofico: la rottura di un corpo genitore L-condrite, che ha provocato un incremento drammatico del materiale extraterrestre che ha colpito la Terra.
Il picco di impatti e il mistero dei crateri
Il picco di impatti, legato a questo evento catastrofico, ha generato una serie di crateri che si concentrano in una regione insolita della Terra. Come evidenziato da Tomkins et al. (2024), i 21 crateri noti di quell’epoca si trovano tutti entro 30 gradi dall’equatore terrestre. Questa distribuzione presenta delle anomalie significative: non solo oltre il 70% della crosta continentale capace di mantenere i segni di impatto si trovava al di fuori di questa regione, ma i dati contraddicono anche le distribuzioni casuali osservate su altri corpi celesti. Si ipotizza quindi che un grande frammento del corpo genitore L-condrite, avvicinandosi alla Terra e raggiungendo il limite di Roche, abbia subito una rottura a causa delle forze di marea, formando un anello attorno al nostro pianeta, simile a quello che oggi vediamo attorno a Saturno.
Un ecosistema in evoluzione
Oltre ai fenomeni legati ai bombardamenti cosmici, l’Ordoviciano è stato testimone di eventi biologici notevoli. Il Great Ordovician Biodiversification Event (GOBE) segna un incremento significativo della biodiversità marina. Durante questa epoca, i phyla che erano emersi durante l’esplosione del Cambriano si sono diversificati in modo rapido e sostenuto. Due picchi distinti di radiazione biologica sono stati registrati: il primo al passaggio Floiano-Dapingiano, circa 470 milioni di anni fa, e il secondo durante il Darriwiliano medio, in concomitanza con l’inizio del bombardamento di impatti.
Questa diversificazione è stata accompagnata da un forte turnover faunistico, evidenziato nella transizione tra l’Ordoviciano superiore e il Siluriano inferiore. Tale turnover è significativo perché dimostra l’instabilità degli ecosistemi dell’epoca, che sono stati profondamente influenzati dai cambiamenti ambientali e dalle attività geologiche.
Attività geologica e catastrofi naturali
In aggiunta ai cambiamenti biologici, l’Ordoviciano ha visto un incremento dell’attività sismica e delle ondate di tsunami, attribuibili al numero crescente di impatti. Gli studi di Parnell (2009) e Meinhold et al. (2011) suggeriscono che l’alta attività sismica sia stata in parte causata dall’aumento del bombardamento cosmico e, in parte, dall’intensa attività tettonica che ha caratterizzato quel periodo. La Siberia, Laurenzia (Nordamerica) e Baltica (Europa settentrionale) si stavano rapidamente spostando verso nord, mentre sul lato nord-est del Gondwana si stava preparando la separazione dei terreni cimmerici.
Un globo in raffreddamento e le sue anomalie
Parallelamente a questi eventi, un trend di raffreddamento culminato nella glaciazione hirnantiana ha caratterizzato la fine dell’Ordoviciano. La fine di questo periodo è segnata da un evento di estinzione di massa, considerato la seconda più grande delle “Big Five” estinzioni di massa del Fanerozoico. Le cause di questa estinzione e della glaciazione sono ancora oggetto di dibattito tra i ricercatori. Secondo Algeo e Shen (2024), vi è una correlazione fra l’attività magmatica della Grande Provincia Magmatica (LIP) di Alborz e le estinzioni di massa. La glaciazione, sebbene sia avvenuta in un periodo di alto tenore di CO₂ atmosferico, ha portato a un’anomalia nella temperatura della superficie del mare e a un aumento temporaneo dell’ossigeno atmosferico.
La teoria dell’anello
Un’ipotesi intrigante proposta da Tomkins et al. (2024) suggerisce che l’anello, se esistito, avrebbe proiettato un’ombra sulla Terra, riducendo l’irraggiamento solare e contribuendo così all’innesco del periodo freddo e della glaciazione hirnantiana. Tuttavia, questa teoria non spiega l’inversione dell’anomalia del carbonio, che continua a essere oggetto di studio.
La relazione tra il bombardamento e l’estinzione di massa rimane complessa. Sebbene le fasi iniziali del bombardamento abbiano visto un incremento della biodiversità, l’ipotesi di un legame indiretto tra l’anello e l’estinzione di fine Ordoviciano è interessante. Se l’anello ha ridotto l’irraggiamento solare, questo avrebbe potuto aggravare la crisi biotica causata dalle eruzioni della LIP degli Alborz. Viceversa, le emissioni di CO₂ associate a queste eruzioni potrebbero aver dato un contributo alla fine della glaciazione, favorendo un aumento delle temperature e segnando l’inizio del Siluriano.