Scoperti i segreti dei terremoti tra Turchia e Siria: studio rivoluziona la previsione sismica

Il team ha scoperto che i terremoti di maggiore intensità, come quelli verificatisi nel 2023, non rappresentano eventi isolati, ma si inseriscono in un ciclo più ampio di attività sismica che sembra seguire un modello prevedibile
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Il 21 ottobre 2024 è stato pubblicato un importante studio sulla prestigiosa rivista Nature Communications che potrebbe rivoluzionare la comprensione delle dinamiche sismiche su scala globale. La ricerca, condotta dai professori Barbara Orecchio, Debora Presti e Cristina Totaro, docenti del corso di laurea in Geophysical Sciences for Seismic Risk dell’Università di Messina, in collaborazione con il CNR-IGAG e l’Università di Palermo, ha analizzato il comportamento della faglia Est Anatolica, la stessa che ha provocato i devastanti terremoti in Turchia e Siria nel febbraio 2023.

Lo scenario sismico tra Turchia e Siria: terremoti devastanti e la faglia Est Anatolica

L’area tra Turchia e Siria è storicamente nota per la sua elevata sismicità, ma i terremoti di febbraio 2023, con magnitudo superiori a 7.5, hanno rappresentato una delle più grandi catastrofi sismiche degli ultimi decenni. Gli eventi sismici, che hanno causato circa 50.000 vittime e distruzioni su larga scala, hanno scosso l’intera comunità scientifica, spingendo i ricercatori a studiare più a fondo i meccanismi alla base di questi eventi.

La faglia Est Anatolica è una delle più attive e complesse faglie tettoniche al mondo. Si estende dal nord-est della Turchia fino al confine con la Siria e, attraverso millenni di attività, ha contribuito alla formazione di un paesaggio geologico caratterizzato da intense deformazioni e frequenti terremoti. Gli scienziati si sono concentrati sull’analisi delle sequenze sismiche di questa faglia per comprendere meglio i suoi comportamenti su lungo termine, con l’obiettivo di ridurre le incertezze sulla previsione dei terremoti futuri.

Lo studio: alla scoperta del “superciclo sismico”

Intitolato “Seismic slip channeling along the East Anatolian Fault illuminates long-term supercycle behavior“, lo studio firmato dai ricercatori italiani ha rivelato un comportamento sismico particolarmente complesso e inatteso della faglia Est Anatolica. Uno dei principali risultati della ricerca è stata l’identificazione di una dinamica chiamata “superciclo sismico“.

I “supercicli sismici” descrivono una serie di terremoti che si verificano a grappoli, lungo una stessa faglia, su periodi temporali molto lunghi – anche centinaia di anni. Nel caso della faglia Est Anatolica, il team di ricercatori ha osservato che i terremoti si spostano progressivamente da nordest a sudovest. Questa migrazione spaziale è stata documentata analizzando i più recenti eventi sismici e confrontandoli con i dati storici degli ultimi 2000 anni.

Il team ha scoperto che i terremoti di maggiore intensità, come quelli verificatisi nel 2023, non rappresentano eventi isolati, ma si inseriscono in un ciclo più ampio di attività sismica che sembra seguire un modello prevedibile. I grandi terremoti nella parte nordest della faglia, come evidenziato nel periodo 2010-2023, potrebbero infatti fungere da innesco per terremoti successivi e più distruttivi nella parte sudoccidentale della faglia.

La canalizzazione dello slittamento sismico: la chiave per capire i supercicli

Un aspetto cruciale dello studio riguarda il concetto di “canalizzazione dello slittamento sismico“, un meccanismo che potrebbe spiegare il comportamento ciclico dei terremoti lungo la faglia Est Anatolica. Secondo i ricercatori, questo processo si verifica quando l’energia accumulata lungo una faglia si “incanala” in una direzione specifica, in questo caso da nordest verso sudovest. Questo comportamento potrebbe essere la chiave per comprendere come i terremoti si distribuiscano lungo una faglia nel corso del tempo.

La comprensione di questo fenomeno offre una nuova prospettiva sulla previsione dei terremoti. Se la canalizzazione dello slittamento sismico è confermata anche in altre faglie attive del mondo, potrebbe essere possibile sviluppare nuovi modelli predittivi per terremoti di grande intensità, fornendo informazioni vitali per migliorare le strategie di mitigazione del rischio sismico.

I terremoti nel contesto storico: un ciclo di distruzione e rinascita

I ricercatori hanno confrontato i dati sismici moderni con documenti storici risalenti a circa 2000 anni fa. Questo ha permesso loro di identificare due cicli sismici precedenti lungo la faglia Est Anatolica. Ogni ciclo sembra seguire lo stesso schema: un grande terremoto si verifica nella parte nordest della faglia, seguito da una serie di eventi sismici che si spostano progressivamente verso sudovest.

Questi cicli sismici hanno avuto conseguenze devastanti per le civiltà che hanno abitato la regione nel corso dei secoli. Tuttavia, la capacità di riconoscere questi schemi potrebbe fornire agli scienziati una chiave per anticipare futuri terremoti e preparare meglio le popolazioni che vivono in aree sismicamente attive.

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