Gli scienziati dell’ESO (European Southern Observatory) hanno fatto un passo importante nella ricerca di esopianeti con la scoperta di un pianeta in orbita attorno alla stella di Barnard, il sistema stellare più vicino al nostro Sole dopo Alpha Centauri. Grazie all’utilizzo del Very Large Telescope (VLT), un team di astronomi ha identificato un nuovo esopianeta, chiamato Barnard b, che presenta una massa inferiore a quella terrestre e orbita a una distanza incredibilmente ravvicinata alla sua stella. Il pianeta, che si trova a soli sei anni luce da noi, rappresenta un nuovo punto di riferimento nella nostra comprensione dei mondi al di fuori del Sistema Solare.
Un obiettivo ambizioso: scoprire mondi simili alla Terra
La stella di Barnard è una nana rossa, una categoria di stelle fredde e relativamente piccole, particolarmente favorevole per lo studio degli esopianeti. Queste stelle, infatti, permettono di osservare più facilmente i segnali gravitazionali dei pianeti che le circondano. “Anche se ci è voluto molto tempo, siamo sempre stati fiduciosi di poter trovare qualcosa”, ha dichiarato Jonay González Hernández, ricercatore presso l’Instituto de Astrofísica de Canarias in Spagna e autore principale dello studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics. Il pianeta appena scoperto si aggiunge alla crescente lista di corpi celesti trovati attorno alle stelle vicine, come Proxima b, il pianeta che orbita intorno a Proxima Centauri.
Caratteristiche di Barnard b: un pianeta inospitale ma affascinante
Barnard b non è un pianeta abitabile, ma la sua scoperta apre la strada a nuove indagini. Con una massa stimata di circa la metà di quella di Venere, il pianeta completa la sua orbita in soli 3,15 giorni terrestri, ruotando venti volte più vicino alla sua stella di quanto non faccia Mercurio rispetto al Sole. Tuttavia, nonostante la vicinanza alla sua stella ospite, la temperatura sulla superficie di Barnard b raggiunge valori estremi, arrivando a circa 125 gradi Celsius. “Anche se la stella è circa 2500 gradi più fredda del nostro Sole, è troppo calda per mantenere l’acqua liquida sulla superficie”, ha spiegato Hernández, sottolineando come il pianeta si trovi al di fuori della zona abitabile.
Questa scoperta, pur evidenziando l’inabitabilità di Barnard b, rappresenta un traguardo importante nella comprensione della formazione planetaria attorno a stelle nane rosse. Questi sistemi potrebbero ospitare pianeti con caratteristiche simili alla Terra in termini di dimensioni e composizione, pur presentando condizioni climatiche estremamente diverse.
Il contributo di ESPRESSO e la collaborazione internazionale
La scoperta di Barnard b è frutto di un lavoro meticoloso e di lungo termine. Per riuscire a rilevare questo esopianeta, gli scienziati hanno fatto affidamento su ESPRESSO, uno strumento di alta precisione progettato per misurare le minuscole oscillazioni di una stella provocate dalla gravità di pianeti orbitanti. I dati raccolti da ESPRESSO sono stati integrati con le osservazioni di altri strumenti specializzati, tra cui HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher) e CARMENES, collocati in diversi osservatori in tutto il mondo. Questi strumenti consentono di rilevare i deboli segnali lasciati dai pianeti che influenzano le loro stelle madri, come piccole oscillazioni nel moto della stella stessa.
I risultati, seppur impressionanti, non hanno confermato l’esistenza di un esopianeta precedentemente ipotizzato nel 2018. Tuttavia, la nuova scoperta di Barnard b e le indicazioni di altri tre possibili pianeti nel sistema della stella di Barnard sono promettenti. “Ora dobbiamo continuare a osservare questa stella per confermare gli altri segnali candidati”, ha affermato Alejandro Suárez Mascareño, coautore dello studio e ricercatore presso lo stesso istituto spagnolo.
Un futuro promettente per la ricerca di esopianeti
La scoperta di Barnard b si inserisce in un panorama scientifico sempre più orientato allo studio dei pianeti extrasolari. Gli scienziati sono particolarmente interessati a trovare mondi che possano potenzialmente ospitare la vita, in particolare quelli situati nella cosiddetta “zona temperata”, dove le condizioni climatiche permetterebbero la presenza di acqua liquida. “Il nostro cortile cosmico è pieno di pianeti di piccola massa”, ha dichiarato Mascareño, sottolineando la vastità delle potenziali scoperte future.
A supportare questo slancio esplorativo sarà l’Extremely Large Telescope (ELT) dell’ESO, attualmente in costruzione nel deserto cileno di Atacama. Grazie a strumenti avanzati come ANDES, l’ELT sarà in grado di rilevare esopianeti ancora più piccoli e di analizzare la composizione delle loro atmosfere, consentendo agli scienziati di identificare eventuali segni di vita. Questo nuovo telescopio rappresenta la prossima frontiera per la ricerca di esopianeti, offrendo una sensibilità senza precedenti nella rilevazione di mondi lontani.
La scoperta di Barnard b, anche se non rivoluzionaria dal punto di vista della possibilità di vita, rappresenta un tassello fondamentale nella nostra comprensione dell’universo. Ogni nuovo pianeta scoperto ci avvicina di un passo verso la comprensione delle condizioni che possono portare alla vita su altri mondi. La ricerca continua, con strumenti sempre più sofisticati, e il sogno di trovare una “seconda Terra” rimane una delle mete più ambite dell’astronomia moderna.