È stato scoperto il primo buco nero protagonista di un raro terzetto cosmico. Questo buco nero ha due stelle che gli orbitano intorno, una configurazione anomala che potrebbe rivoluzionare le attuali teorie sulla formazione dei buchi neri, suggerendo che alcuni possano nascere in modo “gentile“, cioè non a seguito dell’esplosione di una supernova. La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, è il risultato di una ricerca condotta in collaborazione tra il California Institute of Technology (Caltech) e il Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Il terzetto, situato a 8.000 anni luce dalla Terra, è stato identificato grazie all’unione di dati provenienti da più telescopi spaziali e terrestri, tra cui l’osservatorio Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea. La maggior parte dei buchi neri finora individuati fanno parte di sistemi binari, dove il buco nero è accompagnato da una stella, alla quale sottrae gas e polveri, o da un altro buco nero più piccolo. Tuttavia, questo terzetto appena scoperto, posizionato vicino al centro della Via Lattea, è unico: è composto da un buco nero, una stella che orbita attorno a esso con una frequenza di 6,5 giorni, e una seconda stella, molto più distante, a circa 3.500 volte la distanza che separa la Terra dal Sole, che impiega ben 70.000 anni per completare un’orbita.
L’esistenza di questa terza stella rappresenta un enigma per gli astrofisici, poiché le teorie attuali sostengono che un buco nero si formi in seguito all’esplosione violenta di una supernova, che distrugge tutto ciò che si trova nelle vicinanze. In base a queste teorie, una stella così distante, soggetta a una debole attrazione gravitazionale, avrebbe dovuto essere espulsa. Invece, gli scienziati suggeriscono che la presenza di questa terza stella potrebbe indicare che il buco nero non sia nato da una supernova, ma che si sia formato gradualmente, attraverso l’accumulo costante di materia, fino a raggiungere una massa tale da generare un campo gravitazionale così potente da intrappolare persino la luce.
Questa teoria, prevista solo da alcune ipotesi, non aveva mai trovato alcuna conferma, fino alla scoperta di questo sistema. Un evento che potrebbe aprire nuove strade nella comprensione della formazione dei buchi neri e nella ricerca di prove a sostegno di processi di formazione meno violenti rispetto a quelli finora ipotizzati.