Nel corso della pandemia da COVID-19, sono emerse diverse narrazioni, alcune delle quali difficilmente verificabili, che hanno sollevato interrogativi sulla gestione delle informazioni e sulla segretezza degli atti ufficiali. Una di queste affermazioni riguarda il presunto coinvolgimento del Generale Bonfiglio, identificato come membro della NATO, in una riunione del Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) il 5 marzo 2020, durante la quale avrebbe imposto il segreto di Stato su tutte le informazioni riguardanti il COVID-19, in base alla legge 124/2007.
Tuttavia, non ci sono prove ufficiali a sostegno di questa ipotesi. Non esistono riscontri documentati che confermino la partecipazione del Generale Bonfiglio a tale riunione, né che un rappresentante militare abbia preso decisioni di questo tipo in relazione alla gestione delle informazioni sul COVID-19. La legge 124/2007, infatti, disciplina il sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e prevede la tutela del segreto di Stato in situazioni che coinvolgono la sicurezza nazionale. Nel contesto della pandemia, non vi sono elementi che suggeriscano l’intervento di un ufficiale NATO per applicare questa legislazione specificamente alle questioni sanitarie italiane.
Il ruolo del CTS durante la pandemia è stato fondamentale per fornire supporto scientifico e consulenza alle autorità italiane. Il Comitato ha fornito raccomandazioni sulle misure da adottare per contrastare il diffondersi del virus, basandosi su analisi ed evidenze scientifiche. È vero che alcuni documenti del CTS non furono inizialmente resi pubblici, ma ciò avvenne in un contesto di necessità legato alla gestione di un’emergenza sanitaria senza precedenti. Le decisioni relative alla riservatezza furono prese prevalentemente per evitare allarmismi e garantire una risposta tempestiva e organizzata.
Successivamente, molti dei documenti e dei verbali del CTS sono stati effettivamente pubblicati, garantendo una maggiore trasparenza sulle azioni intraprese. In questo quadro, le decisioni di segretezza non risultano collegate a una presunta imposizione di “segreto di Stato” da parte di un ufficiale militare straniero o da una figura legata alla NATO. Le scelte riguardanti la riservatezza delle informazioni erano invece di competenza del governo italiano e delle autorità sanitarie nazionali, che hanno agito secondo le procedure previste dalla legislazione vigente.
Alla luce di ciò, le affermazioni relative al coinvolgimento del Generale Bonfiglio sembrano essere non fondate e potrebbero derivare da un’interpretazione errata o da teorie complottistiche volte a distorcere le reali dinamiche della gestione dell’emergenza sanitaria in Italia.