Sotto l’incantesimo della ketamina, vite spezzate perché “la mente cerca posti più belli”: la dottoressa Guerrini fa chiarezza | INTERVISTA

“L'uso di sostanze psicodeliche è legato sempre all'evasione, a cercare che la mente finisca in posti più belli”
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In un’epoca in cui le droghe continuano a evolversi, assumendo forme sempre più insidiose, la ketamina si è fatta strada come una minaccia spesso ignorata, ma incredibilmente devastante, per migliaia di giovani. Originariamente sviluppata come anestetico e utilizzata nella medicina veterinaria, questa sostanza è oggi protagonista di una crisi di dipendenza che colpisce proprio le fasce più vulnerabili della popolazione. Tra i giovani, infatti, si sta assistendo a un’escalation di casi di dipendenza, che conducono inesorabilmente a condizioni di isolamento, distruzione fisica e deterioramento mentale. La dottoressa Irene Guerrini, psichiatra consulente, esperta di dipendenze giovanili, ha fondato nel 2022 una clinica a Bexley, nel Regno Unito, dedicata proprio a offrire supporto a chi si trova intrappolato in questa spirale.

Quando abbiamo aperto questa clinica specializzata, abbiamo visto un aumento di pazienti molto giovani, veramente diversi dal tipo di pazienti che avevo trattato fino a quel momento, con forme molto gravi di dipendenza da ketamina,” ci racconta, aprendo una finestra su una realtà che lascia sgomenti.

L’avanzata di una dipendenza devastante: la crescita del “fenomeno ketamina”

In questa clinica innovativa, dove la dottoressa Guerrini e il suo team offrono un approccio multidisciplinare e personalizzato, è emersa una realtà preoccupante: la dipendenza da ketamina non è più un problema di pochi casi isolati, ma una piaga che cresce in modo allarmante. I giovani pazienti della dottoressa Guerrini arrivano in condizioni gravi, con sintomi che distruggono ogni aspetto della loro vita. “Quando dico forme molto gravi, mi riferisco al fatto che hanno un’estrema difficoltà a vivere la loro vita, quindi una dipendenza estremamente debilitante.” Molti di questi giovani sono stati studenti o giovani lavoratori che, una volta caduti nella spirale della ketamina, hanno abbandonato completamente la loro vita quotidiana. “Sono ragazzi molto giovani da 18 a sotto i 30 anni. Quindi vite giovani, vite molto giovani, che vengono compromesse da questa dipendenza,” continua, descrivendo un cambiamento radicale che ha portato questi giovani ad abbandonare le proprie ambizioni, amicizie e famiglie. L’impatto è così devastante che i pazienti si ritrovano totalmente alienati dalla vita sociale e isolati in una prigione personale fatta di dipendenza.

Complicazioni fisiche e danni psicologici: quando il corpo crolla

Ma la dipendenza da ketamina non è solo una questione di isolamento sociale e alienazione psicologica; le conseguenze fisiche sono altrettanto gravi e debilitanti. “La compromissione, per esempio, della funzione urinaria li limita nella loro vita normale. Complicanze al fegato che abbiamo notato recentemente, ma che equiparano questi pazienti a gravi pazienti, per esempio alcoldipendenti.” La dottoressa Guerrini descrive gli effetti distruttivi che questa sostanza esercita sul corpo: dalle complicanze epatiche fino alla compromissione delle funzioni cognitive e alla perdita di peso estrema. “Diventano cronicamente depressi e inoltre perdono un peso incredibilmente. Per certi versi vengono scambiati per anoressici, in realtà non lo sono, perché è un effetto dovuto all’uso cronico di ketamina.” Questi pazienti, che inizialmente conducevano una vita normale, arrivano a uno stato di totale alienazione, incapaci di uscire di casa, partecipare a momenti sociali o svolgere anche le più semplici attività quotidiane. La ketamina li ha trasformati, lasciandoli bloccati in un corpo e in una mente che non gli appartiene più.

Una trappola che inizia nel sociale e finisce in solitudine

Diversamente da altre sostanze che mantengono un legame più diretto con il contesto sociale, la ketamina si insinua lentamente, portando i giovani in una condizione di solitudine. “La ketamina in realtà non è molto diversa dalle altre sostanze. Se si guarda nello sviluppo individuale […] usano ketamina ai festival, ai party, e da lì a un certo punto ci sono dei giovani che sembrano rimanere attaccati a questa sostanza.” La dottoressa Guerrini descrive una progressione che parte da un uso ricreativo occasionale, spesso durante eventi sociali, e si trasforma in un consumo giornaliero, difficile da interrompere. “Dal 2022 ne abbiamo avuti più di 200. Noi vediamo solamente la parte più grave, perché la mia clinica è una clinica specialistica. Il decorso è sempre lo stesso. Quindi si inizia con un uso occasionale ricreativo con altri giovani nel contesto di party, quindi un contesto sociale, e poi piano piano” alcuni diventano consumatori abituali, ci spiega. Per questi pazienti la ketamina diventa il centro di ogni pensiero e attività: se non usano la sostanza, sperimentano sintomi di astinenza che li costringono a ricorrervi nuovamente, in un ciclo che sembra impossibile da spezzare. “Non è semplice, per questo sono un grande promotore delle cliniche multi specialistiche, perché non è solamente la disintossicazione la soluzione finale, ma tutta una serie di interventi psicologici, riabilitativi che sono necessari.”

Quando la fuga dalla realtà diventa una prigione

Uno degli aspetti più insidiosi della ketamina è la sua capacità di provocare uno stato di dissociazione dalla realtà, una caratteristica che attrae i giovani alla ricerca di una fuga temporanea dalle difficoltà della vita quotidiana. “All’inizio l’effetto dissociativo è quello che attrae la maggior parte, questa dissociazione dal corpo e dalla mente. La ketamina è una sostanza psicodelica, ci sono quelli che lo chiamano il ‘trip dei viaggi nell’immaginario‘, che hanno la potenza di trasportare l’individuo fuori dalla realtà quotidiana,” racconta la dottoressa Guerrini. Tuttavia, con l’uso ripetuto, l’effetto dissociativo svanisce, lasciando solo il bisogno fisico di assumere la sostanza per evitare i sintomi dell’astinenza. “A lungo termine (gli effetti) scompaiono, perché purtroppo la ketamina è una sostanza molto strana, dà ‘sviluppo di tolleranza‘, quindi con la tolleranza per avere gli stessi effetti devi continuare ad aumentare la dose.”

Questi giovani finiscono per assumere dosi che arrivano a quantità incredibili, ben oltre il limite che sarebbe considerato normale persino in un contesto medico. “Per anestetizzare un cavallo adulto serve un grammo di ketamina“, spiega la dottoressa, ma alcuni ragazzi arrivano a consumarne “7 grammi, 12 grammi, un quantitativo straordinario.” Questa progressiva escalation porta a una tolleranza che spinge verso un punto di non ritorno, aumentando le probabilità di danni fisici e mentali irreversibili.

Il mito della “droga sicura”

Uno dei maggiori ostacoli nel trattare la dipendenza da ketamina è il mito che sia una droga “sicura o comunque meno pericolosa rispetto ad altre sostanze. La dottoressa Guerrini sottolinea come questo concetto sia dannoso, perpetuando la dipendenza e impedendo ai giovani di comprendere pienamente i rischi a cui vanno incontro. “La principale ragione per cui viene usata, oltre che per gli effetti psicodelici, è il fatto che costa poco, […] non ha hangover quindi studenti o persone che già lavorano, giovani, possono usare la ketamina fino a poche ore prima di andare a lavoro.”

Questa percezione errata si traduce in un’accessibilità che permette alla ketamina di insinuarsi facilmente nella vita di molti. “Il concetto che la ketamina è più sicura di altre sostanze è abbastanza comune, non solo a livello dei pazienti, ma anche a livello di molti professionisti che dicono che la ketamina non è una sostanza che dà dipendenza, questo non è assolutamente vero.

La pressione dell’immagine: come i social media influenzano le scelte

In un’era dominata dai social media, dove l’immagine e le esperienze vissute vengono amplificate e condivise in tempo reale, i giovani si trovano a dover affrontare nuove pressioni e aspettative. “L’uso di sostanze psicodeliche è un po’ legato sempre all’evasione, a cercare che la mente finisca in mondi, in posti più belli,” spiega la dottoressa Guerrini, suggerendo che la ricerca di esperienze estatiche o esaltanti diventa una risposta a pressioni sociali insostenibili. I festival, i party e i momenti di convivialità diventano occasioni in cui il consumo di ketamina è percepito come parte di un’esperienza condivisa, ma che in realtà nasconde il rischio di una dipendenza in solitaria.

Penso anche che ci sia tra i giovani la tendenza a usare sostanze che non sono state usate in passato, più innovative. […] C’è sempre l’aspetto del risk taking, ‘prendere il rischio di provare qualcosa”, osserva. La voglia di essere accettati, di vivere avventure uniche e di sfuggire alla monotonia quotidiana spinge molti a intraprendere strade pericolose, spesso senza comprendere le reali conseguenze. “La ketamina viene usata all’inizio, durante i festival, a scopo ricreativo, […] è difficile trovare qualcuno che inizia a usare la ketamina in isolamento”, conclude Guerrini, evidenziando la natura sociale del suo consumo.

L’impatto dell’eco ansia

Oltre alle pressioni sociali, la dottoressa Guerrini riflette sull’emergente fenomeno dell’eco ansia, un malessere crescente tra i giovani causato dai cambiamenti climatici e dalla crisi ambientale. “Sinceramente nella mia esperienza […] la propensione a sviluppare una dipendenza è nata con l’origine dell’uomo,” spiega. La ricerca di una via di fuga dalle ansie quotidiane, che oggi includono preoccupazioni globali come il riscaldamento globale e l’instabilità ecologica, può amplificare il desiderio di utilizzare sostanze come la ketamina, ma non ci sono dati definitivi che colleghino direttamente l’eco ansia con la dipendenza da ketamina. “Probabilmente sono uno dei ‘drive’, ma per quanto riguarda la nostra propensione a uscire da dove viviamo, anche per un momento […] (la ketamina) è molto attraente.”

La speranza: parola chiave per combattere le dipendenze

La dottoressa Guerrini guarda al futuro con speranza e determinazione. “Le mie speranze? Dal punto di vista clinico per me è una grande sofferenza vedere ragazzi così giovani […] finire così,” confessa, riflettendo sul futuro dei suoi pazienti. “Quello che io spero, che è quello che sto facendo, è di riuscire a aumentare la consapevolezza di quanto questa sostanza è dannosa e quanto può portare in un potenziale futuro a degli effetti disastrosi sulla salute psichica e mentale dei giovani.”

Con un impegno incessante, Guerrini si dedica anche alla formazione di professionisti sanitari, affinché possano riconoscere e affrontare efficacemente la dipendenza da ketamina. “Cercando di aumentare la visibilità di questa dipendenza, in un certo senso cerco di aiutare questi giovani ad avere il corretto trattamento, un trattamento che deve essere immediato, che deve essere pronto,” sottolinea, evidenziando come il tempo sia un fattore cruciale nella lotta contro questa dipendenza.

Riconoscere e affrontare la crisi della ketamina

Il lavoro della dottoressa Guerrini è fondamentale non solo per i giovani direttamente colpiti dalla ketamina, ma anche per la società nel suo insieme. La crisi della ketamina è una realtà che richiede attenzione, comprensione e, soprattutto, un cambiamento di mentalità. “Ci sono casi estremi in cui purtroppo hanno perso la vita alcuni di questi giovani e l’impatto sulla famiglia è notevole, per cui cercare di aumentare la consapevolezza dei danni è una delle ragioni per cui faccio training a tanti professionisti.” La sua missione è chiara: proteggere i giovani, aumentare la consapevolezza e combattere contro la disinformazione, affinché ogni vita possa avere un futuro, lontano dall’oscurità della dipendenza.

La creazione di servizi specifici, di persone che capiscono i sintomi, che capiscono le complicanze, che capiscono cosa si deve fare dopo”: è questa la speranza più grande della dottoressa Guerrini.

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