“Quando ho iniziato a fare il pilota non avrei mai immaginato di essere selezionato per fare parte di una classe di astronauti: fare qualcosa che piace dà quella scintilla in più che può aprire porte inaspettate“: a parlare, da Colonia, ai microfoni di MeteoWeb, è il Capitano dell’Aeronautica Militare Italiana Andrea Patassa, appena 33 anni, pilota collaudatore con oltre 1000 ore di volo su 30 velivoli, selezionato nel 2022 come membro della Riserva Astronauti ESA. Proprio ieri, infatti, è iniziato l’addestramento per 5 riserve, tra cui lo spoletino Patassa, mentre il 13 gennaio 2025 sarà il turno degli altri 4 membri del gruppo, inclusa la bresciana Anthea Comellini. Il primo ciclo di addestramento è di 2 mesi, parte di 3 programmi della stessa durata, pensati per acquisire le competenze fondamentali a supporto della futura esplorazione spaziale europea e della ricerca scientifica.
Tanta esperienza professionale e formazione, un lungo cammino
Patassa ha conseguito la laurea in Scienze Aeronautiche presso l’Università Federico II di Napoli nel 2013, per poi completare un master nel 2018. Durante il percorso accademico, ha trascorso 4 mesi presso l’Accademia Aeronautica di Salon-de-Provence, in Francia, grazie a un programma di scambio internazionale nel 2014. Ha partecipato al programma Euro NATO Joint Jet Pilot Training alla Sheppard Air Force Base in Texas, negli USA, ottenendo il brevetto di pilota militare dell’Aeronautica Militare Italiana nel 2017.
Il percorso di studi è iniziato in Italia e lo ha portato fino alla Francia e agli Stati Uniti. Il contributo di ogni esperienza internazionale è stato uno dei numerosi tasselli per la sua formazione come pilota, ed ora, anche di astronauta: “Un’esperienza internazionale porta sempre tanti contributi, non solo nel mio caso, ma in tanti altri. C’è la parte tecnica, fondamentale per il pilota, la parte con macchine complesse, procedure operative, situazioni di emergenza, comunque in contesti internazionali, contesti NATO. Negli Stati Uniti si fanno dei corsi che sono al top a livello mondiale, quindi danno grande competenza tecnica. Insieme a questo si impara anche avere a che fare con tante culture diverse, perché il corso è negli Stati Uniti ma in ambiente NATO, con tante nazioni diverse, e tutte portano il loro contributo, le loro differenze. Si impara sempre qualcosa dagli altri, si impara a relazionarsi con tutti, e in questo modo poi dà questo contributo anche in ambienti come quello dell’Agenzia Spaziale Europea e dell’esplorazione spaziale in generale,” spiega Patassa, nel ripercorrere gli anni di formazione.
Dopo il conseguimento del brevetto di pilota militare, ha prestato servizio come pilota di caccia per l’Aeronautica Militare, dove è stato promosso al grado di Capitano. Vanta oltre 1000 ore di volo su 30 differenti tipologie di aeromobili, e, sul velivolo preferito, Patassa non ha dubbi: “Dico sempre che il primo amore non si scorda mai. Sono cresciuto sull’Eurofighter, ha un posto speciale nel mio cuore. Ogni volo è sempre più bello degli altri, anche perché oggettivamente è un aereo incredibile, ha delle performance eccezionali. Spesso si è molto concentrati sulla missione, perché le cose da fare sono tante, ma in quei pochi secondi si riesce anche a realizzare che si sta facendo qualcosa di meraviglioso. Per me, quando sono sull’Eurofighter, è quello il momento più bello“.
L’ultima volta che l’astronauta di riserva è salito su un Eurofighter è stato solo “qualche settimana fa. È uno degli aerei che abbiamo al reparto sperimentale volo. Io contribuisco a testare tutti gli aerei che abbiamo in Aeronautica Militare: uno dei principali è l’Eurofighter, in volo costantemente“.
Oltre al programma di formazione Euro NATO Joint Jet Pilot Training, nel 2022 Patassa ha raggiunto un importante traguardo, diventando pilota collaudatore sperimentale alla USAF Test Pilot School presso la Edwards Air Force Base in California: Si tratta di programmi che “mettono alla prova, con sfide giorno dopo giorno, ogni giorno un esame, in ogni momento si è sempre sotto stress. Sono corsi che, per come sono strutturati, cercano di mettere in difficoltà giorno per giorno per tirare fuori il meglio e per consentire a chi li frequenta di crescere, di potere affrontare anche le sfide che poi li aspettano successivamente, come è stato nel mio caso. Per me è stato fondamentale tutto l’addestramento che ho fatto come pilota per arrivare qui“.
Riguardo il “core” dell’essere pilota collaudatore sperimentale, Patassa ha dichiarato: “C’è sempre il rischio da gestire, e fa parte del mestiere, ma ci si arriva sempre dopo, passo dopo passo. Non è più come agli inizi dell’epoca dell’aviazione, in cui si saliva in aereo e non si sapeva poi quello che poteva succedere. Ora si fanno sempre dei test a terra, con metodo professionale e si arriva al momento del volo che è solo l’ultimo tassello in cui si è mitigato tutto il rischio. Ci sono state missioni con rifornimenti in volo con due aerei che non erano mai stati vicini l’uno all’altro, che quindi potevano avere delle interferenze. Ci sono anche tantissimi test che si fanno e che non balzano agli occhi perché non sono così pericolosi ma sono quelli più importanti alla fine per dare un prodotto sicuro efficiente come nuovi radar, nuovi sistemi, nuove procedure d’emergenza. È quello il core, è quello che come pilota sperimentatore poi dà anche la soddisfazione di poter dare ai colleghi operativi, un aereo, un prodotto che sia valido e sia sicuro“.
La conoscenza della meteorologia, inoltre, è uno dei tasselli imprescindibili per il complesso ruolo di pilota. Patassa infatti ha spiegato: “Come pilota militare, come pilota in generale, la meteorologia è fondamentale. Tutti i giorni è uno degli elementi principali che controlliamo, che andiamo a studiare, che andiamo a valutare per poter effettuare le missioni. C’è una preparazione, sia negli anni dell’Accademia e poi si continua ad approfondire“.
Dal 2010, ha partecipato a numerosi corsi di sopravvivenza e salvataggio dell’Aeronautica Militare Italiana, includendo addestramento alla fuga subacquea e alla sopravvivenza in ambienti estremi: “Queste abilità sono fondamentali,” ha sottolineato il Capitano Patassa. “Queste competenze (come la capacità di sopravvivere, in casi di atterraggio con aereo o con una navicella spaziale in ambiente non previsto) sono la base, ma quello che poi ci si porta dietro, principalmente, è sapere affrontare situazioni in cui non si è a proprio agio, che non si conoscono, nuove, stressanti (con un gruppo di persone, tutte sotto stress). Sono competenze fondamentali nel trovarsi in un ambiente come la Stazione Spaziale Internazionale: un piccolo ambiente, con un gruppo di persone in cui c’è un task da portare a termine, l’ambiente è stressante, le condizioni sono difficili, c’è tanto lavoro da fare. Sapere gestire questi momenti, lavorare insieme, andare d’accordo, andare tutti verso lo stesso obiettivo, è qualcosa che si impara in questi corsi e si affina col tempo“.
La selezione come membro della Riserva degli Astronauti ESA e l’addestramento
Nel novembre 2022, Andrea Patassa è stato selezionato come membro della Riserva degli Astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ieri è iniziato l’addestramento vero e proprio, che includerà alcuni moduli del programma di formazione di base annuale che l’ESA richiede agli astronauti professionisti. Le attività previste comprendono lo sviluppo di competenze tecniche e operative di base, lo studio dei sistemi dei veicoli spaziali ed esercitazioni di sopravvivenza in acqua e in condizioni invernali per affrontare potenziali situazioni di emergenza. Inoltre, gli astronauti inizieranno a prepararsi per le passeggiate spaziali tramite immersioni subacquee nella Neutral Buoyancy Facility dell’ESA.
“Fino a questo momento ho cercato di accrescere le mie competenze, come pilota in Aeronautica Militare (sono competenze che si traferiscono facilmente al mondo dello Spazio), mi sono impegnato a mantenermi in forma fisicamente e, negli ultimi anni, ho cercato di approfondire in più possibile le tematiche spaziali. Dall’esplorazione robotica all’astrofisica, ho cercato di studiare sempre di più, ma c’è ancora tanto da imparare,” ha raccontato Patassa, nel fare il punto negli anni che lo hanno portato a questo traguardo. Da ieri, però, “il calendario è denso di impegni: ci sono lezioni teoriche, dalla biologia all’esplorazione umana, c’è una fase di training di comunicazione, e poi ci sono parti più pratiche come l’addestramento in piscina, dove si simula l’assenza di gravità e che poi, step by step, porta all’addestramento per le passeggiate spaziali. Ci sarà anche un corso di addestramento in alta montagna, con climi rigidi, sulla neve. Tanta attività fisica per preparare il corpo“. “Sono tante le attività a cui non vedo l’ora di partecipare, ma, soprattutto quelle di sopravvivenza e quella in piscina quelle a cui guardo con un po’ più di anticipazione,” ha sottolineato.
Sono stati tanti i momenti emozionanti e gratificanti della carriera del Capitano Patassa, ma alcuni spiccano più di altri: “Essere stato selezionato come parte del corpo di astronauti è stata una grande emozione, anche perché è stata una delle più inaspettate: quando ho iniziato la selezione mai mi sarei aspettato di trovarmi, poi, alla fine, su quel palco col mio nome annunciato. Ci ho messo un po’ a realizzarlo, quando ero lì mi sembrava ancora irreale. C’è però anche da ricordare il primo volo sull’Eurofighter, lo sognavo da quando ero bambino, lo disegnavo nei quaderni di scuola“.
“Da piccolissimo quando pensi agli astronauti non pensi esistano davvero, pensi siano nei film, nei fumetti, nei cartoni. Poi quando sono cresciuto, da adolescente, il mio obiettivo era di fare il pilota,” ha raccontato Patassa. “Ho iniziato poi ad avvicinarmi al mondo dello Spazio, che non è così lontano da quello dell’Aeronautica. Ho avuto modo di conoscere altri astronauti (e molti vengono proprio dall’Aeronautica Militare) e da lì ho iniziato a pensare quantomeno di provarci quando si sarebbe presentata l’occasione“.
Infine, un pensiero ai giovani e al loro futuro, un consiglio per realizzare i propri sogni: “Il consiglio è di essere davvero appassionati, perché sono tante le difficoltà per arrivare, è richiesto tanto impegno. Per me l’unico modo di superare i momenti più duri è stato ricordare qual era l’obiettivo e sapere cosa c’era in fondo al tunnel, la passione che mi muoveva, prima per diventare un pilota militare e poi per affrontare la selezione e in seguito l’addestramento. Avere una motivazione forte sicuramente fa la differenza, così come fare qualcosa che appassiona aiuta a diventare bravi in quello che si fa e apre porte che magari uno non si aspetta, come è stato nel mio caso. Quando ho iniziato a fare il pilota non avrei mai immaginato di essere selezionato per fare parte di una classe di astronauti: fare qualcosa che piace dà quella scintilla in più che può aprire porte inaspettate,” ha concluso l’astronauta.