Tempesta di critiche sul cannone antigrandine: un’arma di distrazione di massa

Le critiche si concentrano anche sugli elevati costi di installazione e manutenzione: una singola postazione ha un costo iniziale di circa 70.000 euro
MeteoWeb

La recente adozione di un cannone antigrandine a Mirabella di Breganze, nella provincia vicentina, ha suscitato il forte scetticismo della comunità scientifica. In particolare, il noto meteorologo Luca Mercalli e il collega Marco Rabito (Ampro) hanno espresso preoccupazione sull’impiego di risorse pubbliche per una tecnologia da loro ritenuta inefficace. Definiscono il dispositivo un “inutile spreco di soldi pubblici, sottolineando la mancanza di prove scientifiche a sostegno della sua funzionalità.

I cannoni antigrandine, progettati negli anni ‘70, hanno alle spalle decenni di ricerca, che però non ne dimostrano alcuna efficacia. Studi condotti in Francia e in Italia hanno mostrato come questi strumenti non producano effetti tangibili sui fenomeni atmosferici. Anche studi successivi, come quello del Royal Netherlands Meteorological Institute del 2006 e una dichiarazione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale nel 2007, hanno concluso che l’utilizzo delle onde sonore contro la grandine non ha alcuna base scientifica.

Cannone antigrandine

Le critiche si concentrano anche sugli elevati costi di installazione e manutenzione: una singola postazione ha un costo iniziale di circa 70.000 euro, mentre la manutenzione annua può variare tra i 4.000 e i 5.000 euro. Nella sola area della Pedemontana Vicentina, si stima che negli ultimi vent’anni siano stati spesi centinaia di migliaia di euro per l’adozione di questi sistemi, con un impatto economico non trascurabile a fronte di risultati dubbi.

Cannone antigrandine installato in campa

In alternativa ai cannoni antigrandine, Mercalli, Rabito e altri esperti del settore propongono misure di difesa passiva che si sono dimostrate efficaci e meno dispendiose. Le reti antigrandine, ad esempio, rappresentano una protezione fisica diretta e hanno già trovato larga applicazione nelle colture agricole di diverse regioni italiane. Anche le polizze assicurative offrono una copertura contro i danni atmosferici, limitando i rischi economici per gli agricoltori senza la necessità di dispositivi controversi e costosi.

Gli esperti sperano in un dialogo aperto con le autorità locali per esaminare alternative migliori. Inoltre, auspicano che gli organi di controllo possano analizzare la legittimità di queste spese, assicurandosi che i fondi pubblici siano utilizzati per interventi comprovati e di comprovata utilità. Questo caso apre una riflessione più ampia sull’impiego delle risorse pubbliche in tecnologie di difesa contro eventi meteorologici, invitando a preferire soluzioni concrete e validate per una gestione sostenibile del territorio e del settore agricolo

Condividi